27 ottobre 2009

Wall-e e la metafora dell'uomo

L'altra sera ho visto il film Wall-e, senza avere troppe pretese o aspettative. Ricordo quando l'anno scorso lo pubblicizzavano nei vari telegiornali dicendo che "il film Wall-e parla di un robottino che raccoglie le montagne di immondizia creata dall'uomo prima di lasciare il pianeta Terra". Quindi mi aspettavo tutto il film incentrato su 'sto pirletta che va in giro a raccogliere e imballare la spazzatura per 1 ora e mezza, tra qualche gag simpatica e una trama che onestamente non avrebbe retto tutto il tempo. Mi aspettavo una roba da ambientalisti fondamentalisti per attirare l'attenzione sul riscaldamento globale, blablabla.
E invece mi ha sorpreso in positivo. La storia di lui che raccoglie i rifiuti dura una piacevole mezz'ora a dir tanto, poi inizia la trama vera e propria, che riassumerò in breve (metto anche il finale. Quindi, se non volete sapere come va a finire senza aver visto il film, non leggete questo post: guardate il film e poi tornate). In pratica siamo intorno all'anno 2800 e la Terra è diventata solo un cumulo infinito di immondizia e cartelloni pubblicitari elettronici. Non c'è nessun essere umano sul pianeta: sono andati tutti su una nave spaziale già da circa 700 anni e continuano a vivere lì. Wall-e ha il compito di "organizzare" l'immondizia, creando delle piccole balle di rifiuti compressi da distribuire poi ordinatamente (si vedono addirittura tanti palazzi altissimi formati da migliaia di queste balle). Ad un certo punto arriva un'astronave dalla quale scende un robot "femmina" di nome Eve. Il suo compito, si verrà poi a sapere, è quello di trovare una forma di vita organica per avere la prova che sulla Terra ci può essere vita e, quindi, convincere gli umani sull'astronave madre a tornare indietro e tentare di ricostruire una società migliore. Quesa Eve riesce a trovare un germoglio vivo, lo prende e lo porta all'astronave madre, inseguita da Wall-e che si innamora della robottina bianca. Tra varie peripezie, frizzi lazzi e mazzi, alla fine della fiera l'astronave madre torna sulla Terra e l'uomo costruisce una società migliore.

Lieto fine, quindi. Ma è andando più nello specifico che si capiscono tante metafore e allegorie riguardanti l'uomo, la mente e la nostra vera natura.

La Terra
Rappresenta la natura dell'Io, lo stato primario, l'essenza di ognuno di noi, la consapevolezza che è stata calpestata e rovinata con una miriade di cianfrusaglie e inutilità (l'immondizia), al punto tale che l'uomo ha dovuto abbandonarla e non riconoscerla nemmeno più.


L'astronave madre
E' la rappresentazione dell'illusione che ci circonda e che noi chiamiamo "realtà". L'uomo si è allontanato dal suo stato naturale (raffigurato dalla Terra) dopo averlo rovinato, per andare a vivere lontanissimo da esso, in un mondo totalmente artificiale e finto (l'astronave madre appunto). In questo posto ultra-tecnologico e apparentemente perfetto vediamo uomini e donne grassi, che non riescono nemmeno a camminare, sempre seduti su delle sdraio volanti e con un'ologramma a mò di televisione sempre costantemente davanti agli occhi, tanto che, quando Wall-e disattiva questo schermo ad una persona, questa si guarda attorno incantata nel vedere altri esseri umani, le stelle, la piscina, cose che non aveva mai visto prima d'allora.
Quindi ci troviamo di fronte ad una doppia illusione: quella più grande dell'astronave, che riproduce una natura assolutamente artificiale ma che viene percepita come realtà, e un'illusione più piccola (ma solo come dimensioni fisiche) rappresentata dagli ologrammi-monitor, che imprigionano e bloccano la percezione della "realtà" illusoria più grande.

Auto
Auto è il cervellone, il computer che controlla tutta la baracca e si manifesta fisicamente come un timone con al centro un occhio rosso, simile ad HAL 9000 di "2001: Odissea nello Spazio", che scende da dei buchi nel soffitto della sala di comando. Auto rappresenta la mente, ormai staccata dal vero Io, creata dall'uomo per vivere in apparente felicità, che rinchiude l'uomo stesso in una realtà fittizia, con tutti gli agi possibili ed immaginabili ma svuotandolo della propria naturale umanità. E' il programmatore delle persone, colui che fa vivere gli ospiti nel modo che vuole, tanto che ad un certo punto una voce dice agli abitanti, tutti vestiti di rosso, di "provare il blu! E' il nuovo rosso!" e tutti a premere un bottone che trasforma il colore dei vestiti in blu. (Tra l'altro, quando una sdraio viene rotta, la tuta blu della persona ritorna ad essere rossa. Quindi anche qui si verifica un'altra illusione)

Ma torniamo ad Auto. Su questa astronave, come in ogni nave che si rispetti, abbiamo un comandante, che però non è che faccia granchè. Anzi, non fa proprio niente a parte dare il buongiorno al resto degli ospiti. E' convinto di essere davvero il capoccia, ma poi verso la fine si renderà conto che è Auto ad avere in mano le redini. Quando Eve porta il germoglio in sala comando, al cospetto del comandante e di Auto, per essere analizzato, il cervellone (la mente) sente che l'illusione che ha creato è in pericolo, quindi lui stesso è in pericolo, e cerca di dissuadere il comandante, prima a parole poi verso la fine del film con la forza, dal voler tornare sulla Terra. Non appena il comandante si rende conto che quel germoglio può davvero essere la prova che la vita sulla Terra è possibile (prima del tentativo con la forza di Auto), chiede al computer di definirgli praticamente qualsiasi cosa appartenga al nostro pianeta, dalla danza in su (o in giù, dipende da dove la vedete) e si entusiasma sempre di più per ogni aspetto, oggetto, pianta, essere vivente che scopre, che lui non conosceva fino a quel momento ma il computer sì. (interessante: la mente sa chi siamo ma vuole tenercelo nascosto)
Quando poi decide che è il momento di tornare a casa, Auto si ribella ed inizia una lotta fisica molto simbolica, in quanto si vede per la prima volta una persona sull'astronave alzarsi in piedi (alla fine lo faranno tutti), staccandosi dalla sdraio volante con un grandissimo sforzo sia materiale che di volontà, nel tentativo di fermare l'azione estrema di protezione della mente. Molto simbolico anche il fatto che Auto, il cervellone onnipresente che gestisce in maniera impeccabile ogni aspetto della "vita" sull'astronave, condizionando i cervelli della gente sin dalla loro nascita, abbia un punto debole semplicissimo e in bella vista: un normale interruttore rosso posto sul braccio che sorregge il timone dal soffitto. Basta impostarlo su "manual" e il controllo torna nelle mani dell'uomo, il quale diventa poi libero di tornare al vero Io in pochissimo tempo.


Ricapitolando: Auto è la mente umana, creata dall'uomo stesso dopo che non si è riusciti a gestire l'Essere naturale, l'Essenza, ovvero la Terra, allontanandosi da esso e vivendo un'illusione artificiale. Quando la mente si sente in pericolo, ovvero quando l'uomo decide di tornare sulla Terra, di tornare alla sua Essenza, si ribella e cerca di bloccarne il tentativo. Ma il meccanismo per prendere il controllo di questa macchina, cosa che sembra impossibile dato che essa gestisce tutto, è molto più semplice di quello che appare: un normale interruttore per portarla in "manuale" e poterla, quindi, dominare.

I robot
Un altro aspetto interessante è il fatto che i tantissimi robot presenti su questa nave spaziale si muovono tutti seguendo pedissequamente delle strisce luminose colorate sul pavimento, senza mai uscire dalla loro traiettoria. Anche le sdraio volanti si muovono su questi percorsi rigidi. Poi arriva Wall-e, robot libero dalla programmazione appiattita degli altri automi, con i cingoli sporchi di terra e fango e inizia a gironzolare per tutta la nave lasciando lo sporco lungo il suo tragitto. Solo a questo punto un robottino lavatore/spazzino capisce, vedendo queste tracce che non seguono per niente le striscie luminose, che si può andare anche dove queste striscie di luce non ci sono e inizia a seguire queste tracce di fango mentre fa il suo lavoro, cioè pulire per terra, ma intanto liberandosi dalla linearità dei percorsi programmati.
Ovviamente questo non va bene al cervellone ed infatti vediamo i robot che in passato si sono "rotti" (quelli che noi chiameremmo comunemente "pazzi"), che non seguono più le striscie luminose, vengono rinchiusi in delle sorte di celle, puliti e riprogrammati. Ma grazie all'intervento di Wall-e e di una Eve ormai dotata di un'anima, verranno liberati e saranno tra i protagonisti della ribellione verso Auto e del conseguente ritorno sulla Terra.

L'amore tra Wall-e ed Eve

Dopo un inizio piuttosto complicato, i "piccioncini" si innamorano l'uno dell'altra: lui, piccolo sporco, non "al passo coi tempi" dal punto di vista estetico e tecnologico ma dall'animo sincero; lei, perfetta, impeccabile, all'avanguardia, esternamente stupenda ma vuota e robotica all'interno.
Quando, dopo la prima visita alla sala di comando per portare il germoglio questo le viene sottratto e spedito nello spazio insieme a Wall-e, lei insegue la navetta col povero robottino il quale riuscirà, poi, a salvare il germoglio e a riportarlo ad Eve. Nelle scene subito dopo, i due danzano nello spazio e avviene un contatto amoroso "testa contro testa" che genera una piccola scarica elettrica che manda in un tilt estatico Wall-e. Nel finale del film, troviamo un Wall-e mezzo distrutto che viene ricostruito con pezzi di ricambio da Eve, la quale sostituisce, tra le altre cose, anche il chip della memoria. Quando Wall-e si riprende, non riconosce la sua "amata", la quale ci rimane molto male, credendo che tutto l'amore fra di loro sia andato perduto. Cerca di farlo ricordare e, quando avvicina di nuovo la sua testa a quella di Wall-e, riaccade quella scintilla e, dopo qualche istante, il piccolo robot ricorda tutto e riconosce la "bella" Eve. La scintilla ha risvegliato l'anima, l'Amore di un Wall-e senza una memoria personale della mente, come se fosse una qualità che va al di là della mente.

Come ho detto all'inizio, non mi aspettavo un film contenente una metafora simile ma man mano che lo guardavo mi appariva sempre più chiara. No, non sono pagato dalla Disney per farle pubblicità e non sono sotto l'effetto di stupefacenti o di vaccini vari (tiè), non ho nemmeno sniffato la colla e non sono ubriaco.
Spero che si sia capito qualcosa di tutto questo verboso ciarlare via etere e che vi sia piaciuto, dato che stavolta non ho tradotto niente da nessun sito: è tutta farina del mio sacco che, se mi fate incazzare, vi tiro addosso ;) (Minchia oh, zio, scendi le mani di dosso che ti sparo una cartella in faccia che ti ribalto, ouh!)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hey.......grande......Wall-e è un bellissimo lavoro.....a me ha fatto anche piangere, al cinema, quando si vede la terra come si è ridotta e le banconote che svolazzano senza più significato e valore...

SARA