30 luglio 2010

Cos'è l'invidia e perchè fa così male

Ecco l'ultimo post della mini-serie sulla crescita individuale con le parole di Osho. Mini-serie che, ricordo, ho "ideato" per tenervi compagnia mentre io "staccavo la spina" per un paio di settimane.
Dal prossimo articolo sarò ufficialmente io in persona a riprendere il timone del blog, congedando l'utilissima funzione di "pubblicazione pianificata" di queste ultime settimane.


(tratto da Osho.com)


Cos'è l'invidia e perché fa così male?      
           
L'invidia è continuare a fare paragoni. Ci hanno insegnato a fare confronti, siamo stati condizionati a paragonare, a paragonare sempre. Qualcuno ha una casa più bella, qualcuno ha un corpo più bello, qualcun altro ha più soldi, qualcun altro ancora ha una personalità più carismatica. Continua a fare confronti con tutti quelli che incontri, e il risultato sarà una grande invidia. È un prodotto del condizionamento a paragonare.

Se smetti di paragonarti, l'invidia scompare. Allora sai che tu sei tu, e nessun altro, e che non occorre che tu sia diverso. È un bene che non ti paragoni con gli alberi, altrimenti cominceresti a sentirti davvero invidioso: perché non sei così verde? Perché il divino è stato così cattivo con te, e non ti ha dato i fiori? È un bene che non ti paragoni con gli uccelli, con i fiumi, con le montagne, altrimenti soffriresti troppo. Ti paragoni solo con altri esseri umani, perché sei stato condizionato così; non ti paragoni con i pavoni o con i pappagalli. In caso contrario, la tua invidia arriverebbe a un punto tale da non permetterti di vivere.

Il paragonarsi è un atteggiamento molto sciocco: ogni persona è unica e incomparabile. Quando arrivi a questa comprensione, l'invidia scompare. Ogni persona è unica e incomparabile. Sei te stesso: nessuno è mai stato uguale a te, e nessuno lo sarà mai. E non hai alcun bisogno di essere uguale a qualcun altro.

Il divino crea solo originali, non crede nelle fotocopie.

Un gruppetto di polli sta razzolando in cortile quando improvvisamente arriva in mezzo a loro un pallone lanciato dai vicini. Il gallo va vicino a esaminarlo e poi dice: "Non è per lamentarmi, ragazze, ma guardate un po' cosa riescono a produrre alla porta accanto".

Alla porta accanto succedono sempre cose straordinarie: l'erba è più verde, le rose sono più belle. Tutti sembrano felici, tutti, tranne te. Continui a fare raffronti. E la situazione è la stessa anche per gli altri, che si paragonano con te. È probabile che pensino che la tua erba sia più verde della loro - da lontano appare sempre più verde - che tua moglie sia più bella della loro... Tu non ne puoi più, non riesci a credere che ti sei fatto intrappolare da questa donna, non sai come liberartene, e invece il vicino ti invidia, perché lei è così bella! E tu invidi lui...


Tutti si invidiano a vicenda. A causa dell'invidia soffri continuamente, diventi cattivo verso gli altri.

Un anziano agricoltore osserva con preoccupazione i danni provocati dall'inondazione. "Hiram!" gli grida il vicino "tutti i tuoi maiali sono stati spazzati via dalla piena".
"E quelli di Thompson?" chiede il contadino.
"Anche quelli".
"E quelli di Larson?"
"Pure loro"
"Mmm!" dice allora il contadino con un'aria un po' più allegra. "Allora non è poi così brutta come pensavo".

Se qualcuno è infelice, ti senti bene; se tutti perdono, ti senti bene. Se tutti sono felici e hanno successo, per te è una pillola molto amara.

Ma cos'è che ti spinge a pensare agli altri? Lascia che te lo rammenti di nuovo: il motivo è che non hai lasciato libero sfogo alla tua energia, che non ti sei permesso di essere estatico, che non sei riuscito a fiorire. Ti senti vuoto, e inizi a guardare gli altri, perché puoi vederne solo l'esterno.

Sai bene cosa ti porti dentro, mentre vedi gli altri solo dall'esterno, e così nasce l'invidia. E per gli altri è la stessa cosa, ti vedono dall'esterno e sanno bene cosa c'è al loro interno, e ciò crea invidia. Non possono vedere come sei dentro di te. Tu sai di non valere nulla, mentre gli altri ti appaiono sorridenti, all'esterno. Possono essere dei sorrisi falsi, ma tu come fai a scoprirlo? C'è una possibilità che anche il loro cuore stia sorridendo, mentre invece sei sicuro che il tuo è un sorriso falso, che il tuo cuore non sta affatto sorridendo, anzi vorrebbe piangere e lamentarsi.

Conosci la tua interiorità, sei l'unico a conoscerla. E conosci gli altri solo dall'apparenza, dall'immagine che hanno abbellito in tutti i modi. Ciò che vedi all'esterno è solo un'apparenza, fatta per ingannare.

Un'antica storia Sufi:

Un uomo viveva con un grosso fardello di sofferenza. Ogni giorno pregava dio: "Perché proprio io? Tutti sembrano così felici, perché solo io devo soffrire tanto?". Un giorno, disperato, pregò così: "Dammi le sofferenze di qualunque altra persona - sono pronto ad accettarle - ma prenditi le mie; non ce la faccio più".

Quella notte ebbe un sogno bellissimo, bellissimo e rivelatore. Sognò che dio era apparso in cielo e aveva detto a tutti: "Portate le vostre sofferenze al tempio". Tutti erano stanchi delle loro sofferenze, tutti una volta o l'altra avevano pregato: "Sono pronto ad accettare la sofferenza di qualunque altra persona, ma porta via la mia; è troppo, non ce la faccio".

Quindi raccolsero tutti le loro sofferenze dentro dei sacchi, e si recarono al tempio, con un aria molto felice. È arrivato il giorno, la loro preghiera è stata ascoltata. E anche l'uomo corse al tempio.

Poi dio disse: "Mettete i vostri sacchi vicino al muro". Tutti i sacchi vennero appoggiati al muro, e a quel punto dio dichiarò: "Adesso potete scegliere. Ognuno può prendere il sacco che vuole".

E la cosa più sorprendente fu questa: quest'uomo che aveva sempre pregato, corse fulmineo verso il suo sacco prima che qualcun altro se n'impadronisse! Ma lo aspettava una sorpresa, perché tutti quanti corsero verso il loro sacco, e tutti furono felici di riprenderselo. Cosa era successo? Per la prima volta, avevano visto le sofferenze degli altri, le infelicità degli altri: i loro sacchi erano altrettanto grandi, o persino di più!

E il secondo problema era che ognuno si era abituato alle proprie sofferenze. Ora, scegliere quelle di un altro - chi sa quali sofferenze ci saranno nel suo sacco? Perché agitarsi tanto? Almeno le tue sofferenze le conosci bene, ti sei abituato, e sono sopportabili. Le hai sopportate per tanti anni - perché scegliere l'ignoto?

Così tutti tornarono a casa felici. Non era cambiato nulla, stavano riportando a casa la stessa sofferenza, ma erano tutti sorridenti e felici di riavere il proprio sacco.

La mattina dopo l'uomo pregò di nuovo dio e disse: "Grazie di questo sogno. Non chiederò più nulla. Tutto ciò che mi hai dato va bene per me, deve andar bene per me; ecco perché me l'hai dato".


A causa dell'invidia soffri e diventi cattivo con gli altri. A causa dell'invidia diventi falso, inizi a fingere. Inizi a pretendere di avere ciò che non hai, inizi a fingere di avere ciò che non puoi avere, ciò che per te non è naturale. Diventi sempre più falso. Quando imiti gli altri, quando entri in competizione con gli altri, che altro puoi fare? Se qualcuno ha qualcosa e tu non ce l'hai, e non hai la capacità naturale di averla, l'unico modo è di cercare un qualche sostituto a buon mercato.

Ho sentito dire che Jim e Nancy Smith si sono divertiti molto in Europa quest'estate. È bello che una coppia abbia la possibilità di fare queste cose. Sono andati dappertutto e hanno fatto un mucchio di cose. Parigi, Roma... C'è stato un po' di imbarazzo al ritorno a casa, nel passare la dogana. Sai come sono i doganieri: guardano dappertutto. Hanno aperto una borsa e hanno tirato fuori tre parrucche, mutandine di seta, profumo, tinta per i capelli... una cosa veramente imbarazzante. E quella era solo la borsa di Jim!

Guarda nella tua borsa e troverai moltissime cose artificiali, finte, false…come mai? Perché non riesci a essere naturale e spontaneo? A causa dell'invidia.

L'uomo invidioso vive in un inferno. Smetti di paragonarti, e l'invidia scompare, insieme alla cattiveria e alla falsità. Ma puoi smettere di paragonare solo se inizi a coltivare i tuoi tesori interiori; non c'è altro modo.

Cresci, matura, diventa un individuo sempre più autentico. Ama te stesso e rispetta il modo in cui il divino ti ha creato, e allora si aprono immediatamente le porte del paradiso. Erano sempre rimaste aperte, ma tu non le avevi mai guardate.

25 luglio 2010

Oltre la mentalità del gregge

(tratto da Osho.com)


Oltre la mentalità del gregge      
           
Il terzo corpo è più grande del secondo, più sottile del secondo, più elevato del secondo.

Gli animali hanno il secondo corpo ma non il terzo. Gli animali sono pieni di vita; guarda un leone quando si muove – che grazia, che bellezza e che grandiosità. L’uomo lo ha sempre invidiato. Guarda un cervo che corre – l’assenza di peso, la grande energia: è un grande fenomeno energetico! L’uomo lo ha sempre invidiato. Tuttavia l’energia dell’uomo va più in alto.

Il terzo corpo è manumaya kosha, il corpo mentale. È più grande, più spazioso del secondo. Se non sviluppi questo corpo, rimarrai solo un uomo in potenza, non sarai veramente un uomo. È la mente che ti rende umano; ma tu non la possiedi ancora. Ciò che hai al suo posto è un meccanismo condizionato. Vivi imitando, ma questa non è mente.

Quando inizi a vivere in modo autonomo, spontaneo, quando inizi a rispondere autonomamente ai problemi della vita, quando diventi responsabile, stai sviluppando il manumaya kosha: il corpo-mente si sta sviluppando.

Diventa sempre più vivo, autentico, sensibile. Persino se c’è il rischio di perdere la strada, fallo, perché crescere non è possibile se hai troppa paura di commettere errori. Gli errori sono un fatto positivo, bisogna farli. Non commettere mai lo stesso errore, ma non avere paura di farne. Le persone che temono troppo il commettere errori, non possono crescere. Rimangono fermi nello stesso posto, temendo di muoversi. Non sono vivi.


La mente si sviluppa quando affronti le situazioni autonomamente, quando usi la tua energia per risolverle. Non chiedere perennemente consiglio. Prendi in mano le redini della tua vita – ecco cosa intendo quando dico di fare le tue cose. Sarà pericoloso; seguire gli altri è molto più sicuro. È molto più comodo seguire la società, la routine, la tradizione, i testi sacri. È facile perché lo fanno tutti; devi solo far parte del gregge, devi andare con la folla, dovunque vada. La responsabilità non è tua.

Ma in questo caso il tuo corpo mentale, il manumaya kosha, soffrirà moltissimo, e non potrà svilupparsi. Non avrai una mente autonoma, e perderai qualcosa di molto bello, qualcosa che funziona come ponte verso una crescita più elevata.

Quindi ricordati che, qualunque cosa ti dico, tu puoi prenderla in due modi. Puoi semplicemente accettarla in base alla mia autorità – questo è ciò che dice Osho, quindi dev’essere vero. Allora soffrirai e non potrai crescere. Ascolta tutto ciò che dico, cerca di comprenderlo, applicalo alla tua vita, vedi come funziona, e poi arriva alle tue conclusioni. Possono essere uguali alle mie oppure no. Non possono mai essere identiche, perché tu hai una personalità diversa, un essere che è unico. Tutto ciò che dico, appartiene a me. Deve per forza avere radici profonde dentro di me. Tu potresti arrivare a conclusioni simili, ma non possono mai essere identiche. Le mie conclusioni non dovrebbero diventare le tue.

Dovresti cercare di comprendermi, di imparare, ma non di accumulare conoscenze e conclusioni prendendole da me. Allora il tuo corpo-mente potrà crescere.

Quando vai oltre il corpo-mente, diventi consapevole per la prima volta che non sei la mente, che sei il testimone. Al di sotto della mente, rimani identificato con essa. Quando arrivi a comprendere che pensieri, immagini mentali e idee sono solo oggetti, nuvole che passano nel cielo della tua consapevolezza, diventi separato da essi, e questo accade in modo immediato.

Vai oltre il corpo: non sei più confinato al corpo, sai che non sei il corpo, materiale o sottile che sia, sai di essere infinito, senza limiti. Mahavideha vuol dire uno che è arrivato a sentire di non avere confini. Tutti i confini sono prigioni, restrizioni. Lui può spezzare questi legami, abbandonarli, e diventare una cosa sola con il cielo infinito.

21 luglio 2010

La compassione

(tratto da Osho.com)


La compassione: il rimedio universale
      
           
Solo la compassione è terapeutica, perché tutto ciò che è malato nell’uomo nasce dalla mancanza d’amore. Tutto ciò che non va nell’uomo è in qualche maniera collegato con l’amore: o non è stato capace d'amare oppure non è stato capace di ricevere amore. Non è riuscito a condividere il suo essere. Da qui la sofferenza che crea complessi d'ogni genere.

Queste ferite interne possono venire a galla in molti modi: possono diventare disturbi fisici o malattie mentali – ma, di base, ciò di cui l’uomo soffre è la mancanza d’amore. Proprio come il cibo è necessario per il corpo, l’amore lo è per l’anima. Il corpo non può vivere senza nutrimento e l’anima non può vivere senza amore. In realtà, senza amore l’anima non nasce neppure – non arrivi nemmeno al punto di pensare alla sopravvivenza.

Ecco perché sostengo che la compassione è terapeutica. Ma che cos’è la compassione? È la forma più pura d’amore. Il sesso è la forma più bassa dell’amore, la compassione la più alta. Nel sesso il contatto è soprattutto fisico, nella compassione è soprattutto spirituale. Nell’amore, sesso e compassione sono mescolati, fisico e spirituale sono mescolati. L’amore è a metà strada tra il sesso e la compassione.


Puoi anche chiamare la compassione preghiera, oppure meditazione. È in ogni caso la forma più alta dell’energia. La parola compassione è molto bella: comprende in sé passione — la passione dev’essere raffinata al punto da non essere più passione ma diventare compassione.

Nella compassione dai solamente; nell’amore sei grato perché l’altro ti ha dato qualcosa. Nella compassione, sei grato che l’altro abbia accettato qualcosa da te; sei grato perché l’altro non ti ha rifiutato. Eri venuto con dell’energia da dare, con tanti fiori da condividere, e l’altro te l’ha permesso, è stato ricettivo. Sei grato perché l’altro è stato ricettivo.

La compassione è la forma più alta dell’amore.

L’angoscia più grande nella vita è quella di non riuscire a comunicare, a condividere. L’uomo più povero è colui che non ha nulla da condividere, o che, pur avendo qualcosa, ha perso la capacità, l’arte di condividerla – allora è veramente povero.

L’uomo sessuale è veramente povero; al confronto l’uomo che ama è più ricco. L’uomo di compassione è il più ricco di tutti: è in cima al mondo. Non ha né confini, né limiti. Dà, e poi va per la sua strada. Non aspetta neppure che tu gli dica grazie; condivide la sua energia con grandissimo amore.

Questo è ciò che chiamo terapeutico.

Se la compassione non ti è ancora accaduta, non pensare di aver vissuto bene o di aver vissuto affatto.

La compassione è la fioritura. E quando accade a una persona, milioni possono essere guariti. Chiunque si avvicini a quella persona verrà sanato. La compassione è terapeutica.

16 luglio 2010

I giochi dell'ego

Ok, miei cari cercatori di informazione, avrei una notiziuola: me ne vado in vacanza per un paio di settimane, in modo da staccare un po' la spina e provare a riordinare un minimo le idee. Nel frattempo, però, mica vi lascio soli e impauriti nei meandri della rete (come se fossi io a guidarvi... me la canto e me la suono). Grazie alla "pubblicazione pianificata" dei post di Blogger, vi terrò comunque compagnia con qualche articolo di crescita interiore del maestro Osho.
Poi, più in là, pubblicherò una sorta di piccola "saga" di post inerenti ad un'altra saga, questa volta cinematografica, della quale non rivelo il nome per lasciare la sorpresa.
Non mi resta che augurarvi buone vacanze, buona estate e vi lascio con il primo articolo su Osho e le sue parole.

P.S: le immagini che vedrete nei post le ho aggiunte io ;-)


(tratto da Osho.com)

I giochi dell'ego      

L'ego vuole sempre isolarsi, perché quando sei solo, rimane solamente l'ego – che ora diventa tutto il mondo. Non c'è nessuno che possa lottare con l'ego; non c'è nessuno che ti possa umiliare; non c'è nessuno con cui paragonarsi. Diventi ai tuoi occhi ciò che c’è di meglio. Puoi credere nell'ego in modo assoluto; non ci saranno distrazioni.

Io sono contro l'isolamento. Devi dissolvere l'ego, non isolarlo. Non devi diventare un'isola, indipendente, separata dal tutto: devi diventare parte di un continente, una sola cosa con esso. Come puoi essere tutt'uno con la realtà se sei isolato? La realtà richiede partecipazione, non isolamento. Ecco perché il samadhi più grande accade nell'amore, non nell'isolamento. E lo Yoga più grande è amore, perché in amore devi dissolverti, in amore devi morire, scioglierti, fonderti.

Io insegno amore, non isolamento. L'isolamento è il modo di fare del mondo, non quello della religione. Ma può accadere che, dopo aver cercato la ricchezza, il potere politico, il possesso, diventi frustrato. Allora vai sull'Himalaya - rinunci al mondo. Non rinunci all'ego, rinunci al mondo. Io ti insegno a rinunciare all'ego, non a rinunciare al mondo.



L'ego è un fenomeno molto sottile; se non cerchi il potere politico, cerchi il potere religioso. Lo chiami Kundalini, ma è sempre potere. È ancora qualcosa che ti rende separato, unico, indipendente, un'isola.

Se la tua religione è una ricerca del potere, l'isolamento è necessario. Ma la religione non è una ricerca del potere, è una ricerca del silenzio. È una ricerca della pace, della povertà interiore, ciò che Gesù chiama povertà in spirito. È una ricerca dell’essere, e in questo essere non c'è più differenza con il non-essere. Non-essere diventa il tuo essere. Questo non è possibile tramite l'indipendenza, è possibile solo se realizzi l'interdipendenza.

Occorre ricordare queste tre parole: dipendenza, indipendenza, e interdipendenza. Tu sei dipendente e cerchi l'indipendenza; io insegno l'interdipendenza. Sei dipendente, perché in ogni situazione, dovunque ti trovi, ci saranno dei limiti. Se ami qualcuno, diventerai dipendente da lui o lei. La vita provoca dipendenza in ogni situazione. Nasce allora l'idea che, se nel mondo non puoi essere indipendente, devi fuggire dal mondo. Puoi farlo, ma non sarai mai indipendente: potrai solo illuderti. Persino sull'Himalaya non sei indipendente - dipendi ancora dal sole. Se il sole non sorgesse, moriresti subito. Sei dipendente dall'ossigeno nell'aria: se scomparisse, moriresti. Sei dipendente dall'acqua; sei dipendente da mille cose.

La dipendenza va compresa, non evitata. Se la comprendi, vedrai subito come, nascosta alle sue spalle, c'è l'interdipendenza. La dipendenza è un'interpretazione erronea. Chi sa, sa anche che non solo tu sei dipendente dal sole ma anche il sole dipende da te. Il sole non può sopravvivere senza di te, proprio come tu non puoi sopravvivere senza il sole. L'esistenza sentirà la mancanza anche di un sottile filo d'erba; senza di esso, non sarebbe completa. Si creerebbe un vuoto, mancherebbe qualcosa.

Quindi non pensare che le stelle siano enormi e un filo d'erba minuscolo. Nell'esistenza, nulla è grande e nulla è piccolo, perché l'esistenza è una. Questo è ciò che si intende con ecologia: interdipendenza. E l'ecologia non si riferisce solo alla terra, ma al tutto. L'ecologia è un fenomeno spirituale.

Stai fraintendendo: interpreti l'interdipendenza come dipendenza. È una nozione sbagliata e, a causa di questa nozione, nasce il desiderio di essere indipendenti. Da un errore ne nasce un altro. Non puoi essere indipendente, e se qualcuno ti insegna l'indipendenza - ci sono persone che lo fanno - ti sta solo insegnando una pura idiozia. Sei parte del tutto, sei tutt'uno con esso, sei un'onda nell'oceano. L'onda non può essere indipendente. Come puoi separare un'onda dall'oceano? E io ti dico che non puoi nemmeno separare l'oceano dall'onda. Senza le onde, anche l'oceano scomparirebbe. Le onde non possono sopravvivere senza l'oceano e l'oceano senza le onde, perché le onde non sono altro che l'oceano che 'ondeggia’.

La separazione sorge per via del linguaggio parlato. Parli di onde e di oceano, ma in realtà non ci sono onde e oceano; è un unico fenomeno, l'oceano che 'ondeggia’. Le onde non sono oggetti: sono un processo, un movimento, il respirare dell'oceano. Tu e il tuo respiro non siete due cose separate; tu sei il respiro e il respiro sei tu. Respiri e il respiro respira in te: siete inseparabili. La vita è una. Interdipendenza è un nome per questa unità. Dio è un altro nome. Amore è ancora un altro nome, migliore di Dio, perché Dio è stato distrutto dai teologi. Amore è ancora una parola pura, vergine.

Quindi la prima cosa da comprendere è che io non insegno l'isolamento, perché non insegno l'ego. I tuoi cosiddetti maestri di Yoga sono tutti egoisti, in varia misura. Non diventare anche tu parte di questo fenomeno. Non insegno l'isolamento, perché voglio che abbandoni l'ego, non il mondo. Il mondo non è un problema; il mondo è splendido, è gioia purissima; non c'è nulla di sbagliato in esso. C'è qualcosa di sbagliato in te, non nel mondo. Lascia cadere ciò che è sbagliato in te, ma non rinunciare al mondo. Io ti insegno a celebrare il mondo, non a rinunciarvi. Io affermo la vita, e la affermo in modo incondizionato. E io ti dico che quelli che ti hanno detto di rinunciare sono avvelenatori - ti hanno insegnato una cosa assolutamente sbagliata.

Tu sei il maya!Se devi abbandonare qualcosa, abbandona te stesso. Se vuoi rinunciare a qualcosa, rinuncia a te stesso. E l’unico modo, l’unico modo di rinunciare a se stessi è quello di celebrare.

Quando sei felice, non ci sei; quando sei triste, ci sei; quando sei depresso, ci sei; quando sei colmo di gioia, non ci sei. Nell’estasi scompari. Nella tristezza, riappari. Osserva: quando ridi, non ci sei. Quando ridi di cuore, non ci sei. La risata arriva da un luogo sconosciuto. Non sei tu a ridere: quando c’è la risata, tu non ci sei.

Danza! Quando la danza s'impossessa di te, quando c’è veramente, il danzatore non c’è più. Il danzatore è scomparso; non esiste più. La danza è così straordinariamente reale che ciò che è irreale deve scomparire di fronte a essa. Ciò che è irreale non può affrontare il reale; la bugia non può affrontare la realtà; l’oscurità non può incontrare la luce. Quando il reale appare – e il reale esiste quando sei parte del tutto, nella risata, nella danza, nell’amore – quando sei parte del tutto, c’è il reale. Quando sei separato, sei maya. Quando sei una sola cosa col tutto, sei il divino.

Quando sei da solo, nasce un tipo falso di ‘religiosità’. Quando sei da solo, non c’è nessuno che possa provocare la tua rabbia, nessuno per creare l’occasione per farti diventare triste; nessuno per mostrarti le tue facce false. Sei da solo: non sorge la rabbia. Non che sia scomparsa – ma la situazione perché nasca non c’è. Sei colmo di rabbia, ma non c’è nessuno per insultarti, per ferirti. Manca solo l’occasione. Ma ritorna nel mondo – vivi per cinquant’anni nell’Himalaya e, quando torni nel mondo, scopri subito che la rabbia è ancora lì, più fresca che mai; magari ancora più potente adesso, per via di quei cinquant’anni in cui hai accumulato rabbia, in cui hai accumulato veleno. Per questo hai paura di tornare nel mondo.

Vai sull’Himalaya: vedrai tante persone che si aggirano da quelle parti. Sono dei vigliacchi, che non possono tornare nel mondo. Ma che purezza è questa, così piena di paura? Che celibato è questo, sempre timoroso? Che realtà è questa, che ha paura del maya, dell’illusione?Che luce è questa, che ha paura dell’oscurità, che ha paura di entrare nell’oscurità perché potrebbe essere sopraffatta e distrutta? È forse mai accaduto che l’oscurità abbia distrutto la luce?

Anche meditare ventiquattr’ore al giorno non potrà esserti di alcun aiuto, a meno che la meditazione non diventi non una cosa che ‘fai’ ma un modo di vita. Se mediti un’ora o due o tre o sei… Puoi meditare ventiquattr’ore al giorno: diventerai matto, e non raggiungerai il samadhi.

Il samadhi accade quando ti dimentichi completamente di cosa sia la meditazione. Non mediti, ma vivi in modo meditativo. Il modo in cui parli, cammini, mangi diventa meditativo. La meditazione diventa una qualità della tua vita; la quantità non è il punto. Non preoccuparti della quantità, non pensare che se mediti di più, ti accadrà più meditazione… è stupido. Il punto non è meditare di più – è la qualità, non la quantità.

La meditazione non è come il denaro che continui ad accumulare. La meditazione è un modo di essere: non l'accumuli, non è una ricchezza. È quello che sei.


La meditazione dovrebbe diventare il clima nel quale sei immerso, l’ambiente nel quale vivi. Dovunque vai, ti porti dietro il tuo clima. Il mio lavoro consiste proprio in questo; ecco perché non ti dico di isolarti, di andare tra le montagne e meditare tutto il giorno. Ciò ti darebbe un’idea sbagliata, l’idea della quantità.

Non potrai mai andare in profondità se non comprendi cos’è la distrazione. Se cerchi di evitare le distrazioni, non potrai andare in profondità perché dovunque andrai, verranno con te – sono dentro di te.

“La maggior parte dei maestri di Yoga insegna che è necessario allontanarsi dal mondo.” Ma non è affatto necessario. Anzi, non solo non è necessario ma è anche dannoso, perché chi è quello che si allontana? In questo ritirarsi dal mondo, l’ego verrà rafforzato. Non ritirarti; invece, sciogliti. Io ti insegno l’opposto: sciogliti.

Se vuoi veramente raggiungere quello spazio bellissimo in cui sei nel mondo ma non appartieni al mondo, devi iniziare proprio in questa maniera: rimanere nel mondo e farcela. Lo so, è difficile. Ecco perché la gente si rifugia nella foresta - sembra essere più semplice. Pensi che chi è sfuggito al mondo sia molto coraggioso? Allora hai un’idea del tutto sbagliata. Sono dei vigliacchi, sono fuggiti perché non ce la facevano, perché non riuscivano a crescere; sono fuggiti perché il mondo era troppo per loro. Però sono riusciti a decorare molto bene questa fuga. Per secoli questi vigliacchi hanno scritto i testi sacri e i commenti a questi testi, perché non avevano altro da fare - e continuano a farlo. Tutta la loro energia viene sprecata nelle parole e finiscono per convincere altri vigliacchi.

Io non ti dico: scappa; quella per me è una parola sporca. Io dico di entrare nel maya del tempio del divino. Entra! Il mondo è il tempio del divino: entra. Scopri tutti i modi in cui puoi entrare nel tempio. Cerca di scoprire il divino in ogni cosa e in ogni luogo, e sarà lì presente, in ogni cosa e in ogni luogo.

Non cercare di fuggire. La fuga, la rinuncia, l’isolamento sono parole sbagliate: non usarle. Non lasciare che facciano parte del tuo vocabolario - cancellale. Trova termini positivi: impegno, gioia, celebrazione, estasi, — e sarai sulla strada giusta.

Realtà e illusione non sono opposti. Divino e mondo non sono opposti. Il divino è nascosto nel mondo e la realtà è nascosta dietro l’apparenza; e anche l’apparenza ha una sua bellezza. Non solo l’anima è bella, ma anche il corpo. Non può essere diversamente, visto che l’anima è celata nel corpo. L’anima trova espressione attraverso il corpo in migliaia di modi diversi.

Il corpo è come vetro. Dietro il vetro c’è la fiamma che sparge i suoi raggi attraverso il vetro. Quando vedi una persona bella, questa è solo un’indicazione che alle sue spalle si nasconde una bellezza sconosciuta. Ecco perché un bel corpo è attraente - è naturale. Ecco perché un bel fiore è attraente. È naturale perché quella è solamente un’indicazione, un invito, verso qualcosa di bello che è nascosto alle sue spalle: vieni, scoprimi. Vieni. Il corpo bello è attraente a causa dell’anima bella: puoi avere un bel corpo se hai un’anima bella. Non è un fatto casuale, una coincidenza.

Più diventi bello dentro, e più bello sarai anche fuori. Se un corpo molto brutto s’impegna sempre di più nella meditazione, vedrai che la bruttezza si trasformerà e, alle sue spalle, verrà espressa una bellezza sempre più grande. Quando il nucleo più profondo diventa bello, la periferia lo segue.

Io affermo la sintesi più grande che puoi raggiungere nel mondo, la sintesi di amore e meditazione. E ti insegno a crescere in entrambe le direzioni. Esplora entrambe le dimensioni: vai dentro verso la meditazione e vai verso l’esterno attraverso l’amore. Vai in profondità dentro te stesso, e vai sempre più lontano verso l’altra sponda, e così non diventerai sbilanciato.

I meditatori che non amano sono sbilanciati. L’interiorità diventa più ricca, ma l’esterno diventa poverissimo. Mi piacerebbe che diventaste più ricchi in entrambe le direzioni: amate e meditate.

14 luglio 2010

Ancora sulla moneta unica mondiale

E’ da un po’ che non si parla di moneta unica mondiale. Beh, se ne parla oggi.

 

(tratto da ComeDonChisciotte.org)

LE NAZIONI UNITE DICHIARANO GUERRA AL DOLLARO USA
E CHIEDONO PUBBLICAMENTE L'ISTITUZIONE DI UNA NUOVA VALUTA MONDIALE.
Siete pronti per una valuta mondiale? Se le Nazioni Unite hanno voce in capitolo a riguardo, questo è il boccone amaro che dovremo ingoiare. Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato lo scorso martedì in sostanza dichiara guerra al dollaro USA e chiede pubblicamente alle nazioni del mondo di non utilizzarlo come valuta di riserva. Il nuovo rapporto intitolato "The U.N. World Economic and Social Survey 2010" è uno dei più palesi tentativi che abbiamo mai visto da parte di una grande organizzazione internazionale a sostegno di una valuta mondiale. Per anni si sono susseguiti rifiuti dopo rifiuti riguardo all'idea di una valuta globale. Certo, abbiamo sempre saputo che lo scopo dei globalisti, invece, era quello di introdurla. Infine, solo lo scorso anno, i Diritti speciali di prelievo (DSP) del Fondo Monetario Internazionale hanno ottenuto il sostegno del G20 come "risorsa di riserva internazionale" che potrebbe essere usata come unità di pagamento per i prestiti del FMI. I DSP sono costituiti, attualmente, da una serie di varie valute mondiali, ma ci sono grandi piani per i DSP.


Secondo il nuovo rapporto ONU, il dollaro USA dovrebbe essere abbandonato in favore di una nuova valuta mondiale basata su questi DSP.
"Si potrebbe creare un nuovo sistema di riserva globale, uno che non faccia più affidamento sul dollaro degli Stati Uniti come unica valuta di riserva."
Dunque, perché abbandonare il dollaro USA? Allora, il rapporto ONU dice che dobbiamo abbandonarlo perché non è stato abbastanza "stabile"...
"Il dollaro non si è dimostrato un mezzo si tesaurizzazione stabile, che è un requisito per una valuta di riserva stabile."
Ma certo che non è stato stabile!


Sono proprio i globalisti che spingono per questa nuova valuta mondiale gli architetti della distruzione non solo del dollaro USA, ma di tutte le valute cartacee del mondo.
Infatti, molti ipotizzano che la recessione nella quale l'economia mondiale è stata "spinta" ora, sarebbe in realtà una crisi artificiosa finalizzata ad aprire la strada alla fantastica soluzione che i globalisti hanno sempre voluto.
E quale sarebbe esattamente questa fantastica soluzione?
Durante un discorso lo scorso maggio, il direttore del FMI Dominique Strauss-Kahn chiese l'istituzione di una valuta globale sostenuta da una banca centrale globale che avrebbe agito come "mutuante di ultima istanza" nel caso di una grave crisi economica.


Questo è ciò che hanno sempre voluto i globalisti - una valuta mondiale e una banca centrale globale alla quale tutti noi pagheremmo le tasse.
In questo momento il mondo non è favorevole all'idea, ma se l'imminente recessione (o depressione) sarà grave abbastanza, allora potremmo anche essere disposti ad accettare una valuta globale e una banca centrale globale.
Vedete, è proprio lo stesso paradigma problema/reazione/soluzione che i globalisti hanno usato volta dopo volta per farsi strada.


Persino ora, le organizzazioni globaliste stanno preparando le loro proposte per delle tasse globali che vogliono imporre a tutti noi, come riportato recentemente su uno dei nostri siti affiliati.


* L'Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato recentemente che è pronta a imporre a tutti noi delle tasse globali. L'Organizzazione mondiale della sanità dice che è necessario molto più denaro e ha alcune idee creative per procurarselo. Due delle loro idee principali per "aumentare le entrate" sono una tassa globale sull'uso di Internet e una tassa globale sui pagamenti on-line. Queste due tasse andrebbero direttamente all'Organizzazione mondiale della sanità.


* Il FMI in realtà chiede due nuove tasse. Una sarebbe una tassa di assicurazione dei depositi, e l'altra sarebbe una tassa sui profitti delle istituzioni finanziarie in tutto il mondo. Il FMI dice che i fondi verrebbero usati da loro per prevenire altre grandi crisi finanziarie.
Allora siete pronti per una valuta mondiale e una banca centrale mondiale alla quale paghereste le vostre tasse mondiali?


L'economista malese Jomo Kwame Sundaram, assistente al segretario generale ONU per lo sviluppo economico, ha ammesso durante una conferenza stampa che "ci sarà resistenza" all'idea di una valuta mondiale.
Ma cosa pensavate?
Oh, si aspettavano che avremmo consegnato la nostra sovranità nazionale a loro senza alcuna resistenza?
E' già abbastanza dannoso avere la Federal Reserve (una banca centrale di privati controllata da banchieri internazionali) che controlla le nostre valute ora.


Se permettiamo ai globalisti di istituire una valuta globale, una banca centrale globale e tasse globali allora potremo dare il bacio d'addio alla nostra libertà e alla nostra sovranità nazionale.
Per caso avete visto qualche servizio su questo argomento nei canali televisivi principali?
Certo che no.


La gran parte della popolazione statunitense non ha idea di quello che sta succedendo.
Sono troppo impegnati a seguire i più recenti gossip sulle celebrità e a mettersi in coda per vedere il nuovo film "Twilight".
I nostri padri fondatori non sono qui a difendere la nostra libertà, tocca a noi.
Dobbiamo diffondere la notizia del piano per una nuova valuta globale e una banca centrale globale prima che sia troppo tardi.

10 luglio 2010

Un giorno migliore, senza "informazione"

Non siete stati meglio, ieri? Non vi siete sentiti più rilassati, più liberi? Io sì.
Lo sciopero farsa dei "giornalisti" contro il decreto-bavaglio è una manifestazione da ripetere sempre. Niente balle su balle, niente iniezioni maxi di paura e diffidenza, niente parole vuote, niente prese per il culo. L'aria era più pulita. Ed è stato da sbellicarsi dal ridere osservare questi inetti assurgersi improvvisamente a paladini della libera informazione contro una legge che "impedirà ai cittadini di essere informati". Come se adesso le cose fossero molto migliori...

Il vero problema, tra l'altro, non è il fatto che noi sapremo ancora meno di quanto ci viene detto adesso (se possibile), facendo definitivamente uscire allo scoperto "l'anima da Verissimo", tutto gossip e puttanate, ancora celata (malamente) dei telegiornali e giornali di oggi. Il problema vero è un altro: che le forze dell'ordine non avranno quasi più la possibilità di indagare e scovare truffe d'ogni sorta, ladri in giacca e cravatta, malfattori e lestofanti (!) in genere. Anche volendo, quindi, non ci sarà più nulla da scrivere sui giornali. Ma va beh...

Torniamo allo sciopero. I più coerenti in questo caso, incredibile ma vero se di coerenza si può parlare, sono stati il servo Feltri e il suo amico Belpietro con i loro servi "Il Giornale" e "Libero", che sono andati ugualmente in edicola e online. Il che avrebbe una minima logica: lo sciopero era dei giornalisti, non dei servi. E qui mi direte: "Ma sono tutti servi!". Verissimo e innegabile, ma Feltri e Belpietro sono dei fuoriclasse, da Pallone d'oro ogni anno a pari merito. Per la cronaca, in edicola anche "Il Tempo" di Mario Sechi (e olè!) e "Il Riformista" di Antonio Polito, altra sponda politica ma inutile come gli altri.

Meno coerente in questo senso è stato il Tg1 del "giornalista" più amato da... beh da qualcuno sarà pure amato! Il nostro carissimo Minzolini ha aderito allo sciopero, tradendo la realtà dei fatti, come ho detto prima: lo sciopero era dei giornalisti, non dei servi fuoriclasse. Ammetto di non sapere se il servo dei servi, lo schiavo degli schiavi, il venduto dei venduti e chi più ne ha più gliene dia, Emilio Fede, abbia anch'egli aderito. Probabilmente sì, costretto dagli ordini di sua maestà per dare una ridicola parvenza di obiettività al telegiornale più amato da... da quelli che amano Minzolini.

Da tutta questa faccenda la categoria dei giornalisti più o meno venduti ne esce un po' più fresca, con un'immagine tendente "dalla parte del cittadino", più pulita. Insomma, ci hanno guadagnato qualcosa con le apparenze, del genere "Noi difendiamo la libera informazione per voi, cittadini italiani".

Ridicoli. Beh, almeno in questo sono stati tutti coerenti.

08 luglio 2010

Bilderberg, BP e Goldman Sachs

(tratto da ComeDonChisciotte.org)

 

GOLDMAN SACHS, BP, BILDERBERG E CO. MOLTE COINCIDENZE...

Stavo cercando informazioni sulla BP, in riferimento alla catastrofe nel golfo del Messico. Ho scoperto che il suo Presidente si chiama Peter Sutherland e ho voluto saperne di più. Ed ecco uno strano personaggio, Peter Sutherland ........Wikipedia ci dice:

Peter Sutherland (nato il 25 aprile 1946) è un vecchio uomo politico irlandese.
E' presidente del European Policy Centre, di Goldman Sachs International, della BP (British Petroleum), e anche della sezione Europa della Commissione Trilaterale. E' anche membro del comitato di direzione del Gruppo Bilderberg. E' anche direttore non esecutivo della Royal Bank of Scotland.
Dal 1985 al 1989, è stato in carica a Bruxelles in quanto Commissario responsabile della politica per la concorrenza. Dal 1989 al 1993, Peter Sutherland è stato Presidente di Allied Irish Bank. E’ stato direttore generale di GATT e del WTO dal 1993 al 1995.
E’ stato membro dell'organismo direttivo dell' Investor AB fino all' 11 aprile 2005 e quello di Ericsson (di cui è stato direttore nel 1996) fino al 4 marzo 2004. E' stato anche amministratore di alibaba.com, società che ha diretto nel 2000.
Peter Sutherland è anche il padrone europeo di Transatlantic Policy Network, un istituto euro-americano molto potente il cui obiettivo, secondo i testi ufficiali, è di far emergere un blocco euro-atlantico unificato in tutti gli ambiti, da quì al 2015.

Questo signore è presidente di Goldman Sachs International e di BP, ossia delle due multinazionali che, pour parler en français (per dirlo in francese-ndt) stanno fottendo il mondo in una merda nera. Secondariamente è membro del comitato direttore del gruppo Bilderberg e presidente della sezione Europa della Trilaterale.
Anche secondariamente al 31 marzo 2010, ossia 20 giorni prima dell'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, Goldman Sachs ha venduto circa 4,5 milioni di azioni BP su un totale di 10,5 milioni, ossia circa il 44% del loro portafoglio azionario, il che come minimo è curioso poiché le due imprese hanno lo stesso presidente: Peter Sutherland.
Sono tante le coincidenze. Senza diventare un illuminato complottista, ci sono domande da farsi, no? Tanto più che la stampa non ne parla di questo signore, eppure molto conosciuto in quanto ex commissario europeo, ed ex direttore del WTO.

03 luglio 2010

Il mondo visto da Einstein

(tratto da Altrogiornale.org)


Dallo SchwartzReport del 18 giugno 2010

Durante le ricerche per un documento che sto scrivendo mi sono imbattuto in questo saggio di Albert Einstein e ho pensato che i miei lettori potrebbero trovarlo interessante.
Stephan A. Schwartz


Fonte: Albert Einstein, "Il mondo come lo vedo io", Secaucus, New Jersy: The Citadel Press, 1999, pp. 24-29.

ALBERT EINSTEIN - Il mondo come lo vedo io

Tutto ciò che la razza umana ha fatto e pensato ha a che fare con la soddisfazione dei bisogni percepiti e l'attenuazione del dolore. Occorre costantemente tenerlo a mente se si vuole comprendere i movimenti spirituali e il loro sviluppo. Sentimento e desiderio sono le forze motrici dietro a ogni impresa e creazione umana, per quanto esaltata possa manifestarsi la forma di quest'ultima. Allora quali sono i sentimenti e bisogni che hanno portato gli uomini al pensiero e credo religioso nel senso più ampio della parola? Una breve riflessione sarà sufficiente a dimostrarci che le emozioni più diverse sono alla base della nascita del pensiero e dell'esperienza religiosi. Con l'uomo primitivo è soprattutto la paura che evoca concetti di tipo religioso - paura della fame, bestie feroci, malattia, morte. Dato che in questa fase dell'esistenza la comprensione di relazioni causali è tipicamente poco sviluppata, la mente umana crea per se stessa esseri più o meno analoghi dalla cui volontà e azioni questi paurosi accadimenti dipendono. L'obiettivo dell'uno è garantirsi il favore di questi esseri compiendo azioni e offrendo sacrifici che, secondo la tradizione tramandata di generazione in generazione, li rende propizi o ben disposti verso un mortale.

Ora parliamo della religione della paura. Questa, anche se non creata, si trova ad un livello elevato reso stabile dalla formazione di una speciale casta sacerdotale che si definisce mediatore tra la gente e gli esseri che teme, e su queste basi erige una egemonia. In molti casi il leader o il sovrano, la cui posizione dipenda da altri fattori, o una classe privilegiata, unisce funzioni sacerdotali alla sua autorità temporale, al fine di rendere quest'ultima più sicura; oppure i capi politici e la casta sacerdotale fanno causa comune per i loro interessi.
I sentimenti sociali sono un'altra fonte di cristallizzazione della religione. Padri, madri e leader di grandi comunità sono mortali e inclini agli errori. Il desiderio di orientamento, amore, e sostegno, spinge gli uomini a dare forma alla concezione sociale e morale di Dio. Questo è il Dio della Provvidenza che protegge, dispone, premia e punisce, il Dio che, a seconda dell'ampiezza di vedute del credente, ama e nutre la vita della tribù o della razza umana, o addirittura la vita in quanto tale, il consolatore nel dolore e nel desiderio insoddisfatto, che protegge le anime dei morti. Questa è la concezione sociale o morale di Dio.

Le scritture del popolo ebraico illustrano in modo eccellente lo sviluppo dalla religione della paura a quella morale, mantenuta poi nel Nuovo Testamento. Le dottrine di tutti i popoli civilizzati, specialmente quelli orientali, sono principalmente morali. Lo sviluppo dalla religione della paura a quella morale costituisce un grande passo nella vita di una nazione. Il fatto che le religioni primitive siano basate interamente sulla paura e che quelle dei popoli civilizzati unicamente sulla moralità, è un pregiudizio contro cui dobbiamo stare in guardia. La verità è che sono tutte tipologie intermedie, con la riserva che ai livelli più elevati della vita sociale la religione morale predomina.

Comune a tutte queste tipologie è il carattere antropomorfo della loro concezione di Dio. Solo gli individui con doti eccezionali e le comunità di animo eccezionalmente elevato, come regola generale, arrivano al senso reale che sta al di là di di questa definizione. Ma c'è un terzo stato di esperienza religiosa che appartiene a tutti loro, anche se raramente si trova in una forma pura, e che chiamerò sentimento religioso cosmico. E' molto difficile spiegare questo sentimento a chiunque ne sia totalmente privo, tanto più che non vi è alcuna concezione antropomorfa di Dio a corrispondergli.
L'individuo percepisce l'inconsistenza dei desideri e obiettivi umani, e il sublime, e l'ordine meraviglioso che si rivelano nella natura e nel mondo del pensiero. Egli considera l'esistenza individuale come una sorta di prigione e vuole sperimentare l'universo come un significativo unico insieme. L'origine del sentimento religioso cosmico appare già negli stadi iniziali dello sviluppo - ad es., in molti dei Salmi di Davide e in alcuni dei Profeti. Il Buddismo, come abbiamo appreso particolarmente dai meravigliosi scritti di Schopenhauer, ne contiene una componente molto forte.

I geni religiosi di ogni epoca si sono distinti per questo tipo di sentimento religioso, che non conosce dogmi né Dio concepito a immagine umana; così che non possa esistere alcuna Chiesa i cui insegnamenti centrali siano basati su di esso. Quindi è precisamente tra gli eretici di ogni tempo che troviamo uomini pervasi dal più elevato tipo di sentimento religioso, che in molti casi venivano considerati dai loro contemporanei come atei, e in alcuni come santi. Visti sotto questa luce, uomini come Democrito, Francesco d'Assisi, e Spinoza sono l'un l'altro affini.
Come può il sentimento religioso essere comunicato da una persona all'altra, se non fornisce un concetto definito di Dio e una forma di teologia? Secondo il mio punto di vista, la funzione principale dell'arte e della scienza è quella di risvegliare questo sentimento e tenerlo vivo in coloro che sono in grado di farlo. Arriviamo così a concepire una relazione tra scienza e religione molto diversa da quella solita. Guardando la questione storicamente, si è inclini a vedere scienza e religione come antagonisti irriconciliabili, e per un'ovvia ragione. L'uomo che è estremamente convinto dell'operazione universale della legge di causalità non può per un attimo contemplare l'idea di un essere che interferisca sul corso degli eventi – questo avviene se prende l'ipotesi di causalità davvero seriamente.

Egli non è di alcuna utilità per la religione della paura, e di ben poca per quella sociale e morale. Un Dio che premia e punisce è per lui inconcepibile per la semplice ragione che le azioni di un uomo sono determinate dalla necessità, esterna ed interna, sicché agli occhi di Dio egli non può essere responsabile, non più di quanto un oggetto inanimato lo sia dei movimenti che si trova a compiere. Dunque la scienza è stata accusata di minare la moralità, ma l'accusa è ingiusta. Il comportamento etico di un uomo dovrebbe essere effettivamente basato sulla comprensione, sull'educazione e sui legami sociali; non è necessaria alcuna base religiosa. L'uomo si troverebbe in una posizione ben infelice se dovesse esser vincolato dalla paura, dalla punizione, e dalla speranza di una ricompensa dopo la sua morte.

E' perciò facile vedere perché le Chiese abbiano sempre combattuto la scienza e perseguitato i suoi devoti. Dall'altro lato, io sostengo che il sentimento cosmico religioso sia il più forte e nobile incitamento alla ricerca scientifica. Solo coloro che comprendono gli immensi sforzi e, soprattutto, la devozione che il pionieristico lavoro della scienza teorica richiede, possono arrivare a capire la forza dell'emozione che soltanto da tale attività, così remota dalle immediate realtà della vita, può derivare. Quale profonda convinzione della razionalità dell'universo e quale desiderio di conoscere, ma altro non erano che un debole riflesso della grande mente rivelata in questo mondo, e Keplero e Newton si saran trovati a doverle mantenere vive per riuscire a passare anni di lavoro solitario a districare i princìpi delle meccaniche celesti!

Coloro la cui conoscenza della ricerca scientifica derivi prevalentemente da risultati pratici, sviluppano facilmente un concetto completamente falso della mentalità degli uomini che, circondati da un mondo scettico, hanno mostrato la via a quelli con opinioni a loro simili, sparsi sulla terra e nei secoli. Solo chi ha votato la sua vita a fini simili può avere una realizzazione vivida di cosa ha ispirato questi uomini e dato loro la forza di rimanere fedeli al loro proposito a dispetto degli innumerevoli fallimenti. E' il sentimento cosmico religioso che dona all'uomo una forza di questo tipo. Un contemporaneo ha detto, non ingiustamente, che in questa nostra era materialista i seri lavoratori scientifici sono le uniche persone profondamente religiose.
Difficilmente potrete trovare una tra le varie profonde menti scientifiche senza un proprio senso religioso peculiare. Ma è una religione diversa da quella dell'uomo sprovveduto. Per quest'ultimo Dio è un essere della cui attenzione ognuno spera di beneficiare e la cui punizione si teme; una sublimazione di un sentimento simile a quello di un figlio per il padre, un essere col quale si intrattiene una relazione personale fino ad un certo punto, per quanto profondo possa essere il livello di devozione.

Ma lo scienziato è posseduto da un senso di causalità universale. Nel futuro, per lui, qualsiasi inezia è tanto necessaria e determinata quanto nel passato. Non c'è nulla di divino riguardo alla moralità, è una questione puramente umana. Il suo sentimento religioso prende la forma di un'estatica eccitazione per l'armonia della legge naturale, che rivela un'intelligenza di tale superiorità che, paragonata ad essa, tutto il pensiero e l'agire sistematico degli esseri umani appare un riflesso del tutto insignificante. Questo sentimento è il principio guida della sua vita e del suo lavoro, fin quando egli riuscirà a resistere alle catene del desiderio egoista. Il porsi al di sopra di simili questioni ha caratterizzato i geni religiosi di tutte le epoche.