10 luglio 2010

Un giorno migliore, senza "informazione"

Non siete stati meglio, ieri? Non vi siete sentiti più rilassati, più liberi? Io sì.
Lo sciopero farsa dei "giornalisti" contro il decreto-bavaglio è una manifestazione da ripetere sempre. Niente balle su balle, niente iniezioni maxi di paura e diffidenza, niente parole vuote, niente prese per il culo. L'aria era più pulita. Ed è stato da sbellicarsi dal ridere osservare questi inetti assurgersi improvvisamente a paladini della libera informazione contro una legge che "impedirà ai cittadini di essere informati". Come se adesso le cose fossero molto migliori...

Il vero problema, tra l'altro, non è il fatto che noi sapremo ancora meno di quanto ci viene detto adesso (se possibile), facendo definitivamente uscire allo scoperto "l'anima da Verissimo", tutto gossip e puttanate, ancora celata (malamente) dei telegiornali e giornali di oggi. Il problema vero è un altro: che le forze dell'ordine non avranno quasi più la possibilità di indagare e scovare truffe d'ogni sorta, ladri in giacca e cravatta, malfattori e lestofanti (!) in genere. Anche volendo, quindi, non ci sarà più nulla da scrivere sui giornali. Ma va beh...

Torniamo allo sciopero. I più coerenti in questo caso, incredibile ma vero se di coerenza si può parlare, sono stati il servo Feltri e il suo amico Belpietro con i loro servi "Il Giornale" e "Libero", che sono andati ugualmente in edicola e online. Il che avrebbe una minima logica: lo sciopero era dei giornalisti, non dei servi. E qui mi direte: "Ma sono tutti servi!". Verissimo e innegabile, ma Feltri e Belpietro sono dei fuoriclasse, da Pallone d'oro ogni anno a pari merito. Per la cronaca, in edicola anche "Il Tempo" di Mario Sechi (e olè!) e "Il Riformista" di Antonio Polito, altra sponda politica ma inutile come gli altri.

Meno coerente in questo senso è stato il Tg1 del "giornalista" più amato da... beh da qualcuno sarà pure amato! Il nostro carissimo Minzolini ha aderito allo sciopero, tradendo la realtà dei fatti, come ho detto prima: lo sciopero era dei giornalisti, non dei servi fuoriclasse. Ammetto di non sapere se il servo dei servi, lo schiavo degli schiavi, il venduto dei venduti e chi più ne ha più gliene dia, Emilio Fede, abbia anch'egli aderito. Probabilmente sì, costretto dagli ordini di sua maestà per dare una ridicola parvenza di obiettività al telegiornale più amato da... da quelli che amano Minzolini.

Da tutta questa faccenda la categoria dei giornalisti più o meno venduti ne esce un po' più fresca, con un'immagine tendente "dalla parte del cittadino", più pulita. Insomma, ci hanno guadagnato qualcosa con le apparenze, del genere "Noi difendiamo la libera informazione per voi, cittadini italiani".

Ridicoli. Beh, almeno in questo sono stati tutti coerenti.

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