24 dicembre 2011

Auguri!

Cari amici lettori e orizzontalmente amiche lettrici [cit.], auguro a tutti voi e ai vostri cari un bellissimo Natale! Che possiate essere tutti più in armonia con la vostra famiglia, con i vostri amici e con il prossimo. Buon Natale!

21 dicembre 2011

Di nuovo su scienza e spirito

Ho letto questo articolo di Massimo Mazzucco sul suo sito Luogocomune.net e lo trovo molto interessante.

Buona lettura!

 

(tratto da Luogocomune.net)

Il dilemma fra scienza e conoscenza

Nei giorni scorsi ho ricevuto una lettera da parte di una nostra utente, che mi raccontava di una esperienza, fatta con un “chiaroveggente”, simile per molti aspetti a quelle descritte nella biografia di Edgar Cayce. (Avevo iniziato a risponderle personalmente, poi è venuta fuori una tale pappardella che ho deciso di farne un articolo. Magari la cosa interessa anche altre persone). Ecco la lettera, seguita dalla mia risposta. (M.M.)


***
Ho conosciuto anni fa un "veggente", lui si definisce così. E' stato ospitato per qualche giorno in casa mia, all'epoca ero studentessa e abitavamo in 4 ragazze. Lui era un amico d'infanzia di una di loro, chiamiamola Sara. Sara mi aveva già parlato in passato di questo suo amico, ma di fronte al mio scetticismo aveva lasciato perdere, e non aveva mai ripreso il discorso.


Anche quando lui è arrivato da noi, inizialmente Sara non mi ha detto chi era. Nè lui nè lei hanno mai cercato di diffondere la cosa, anzi questa sua capacità è custodita e viene rivelata solo ad amici stretti. Poi però una sera sono tornata dalla mia lezione di fisica e Sara mi ha detto chi era, aggiungendo che se volevo mi avrebbe fatto l'analisi (loro chiamano così il "consulto").


Confesso che a quel punto fui presa da una curiosità morbosa, e cominciai a pensare a cosa potesse venire fuori da questo “veggente” che mi convincesse davvero delle sue capacità. Lui prese tra le mani un oggetto mio personale ed entrò in trance, cominciando a descrivere vari aspetti della mia vita... azzeccandoci in pieno sia sul passato che sul presente. Descrisse abbastanza con precisione il mio paesello d’origine, dove abito attualmente, come se lo stesse vedendo in quel momento. Lui dice che il flusso di immagini che vede nello stato di trance è completamente fuori dal controllo della sua volontà, le vede e basta. Poi, con i dovuti tempi, ha spaziato su tutta la mia vita, dagli studi agli affetti e anche a cenni sul futuro.


Inizialmente pensai che la mia amica gli avesse passato di nascosto le informazioni su di me, per farmi uno scherzo. Poi però mi sono resa conto che molte cose nemmeno lei poteva saperle. Insomma, mi sentivo come se lui mi avesse davvero “letto dentro”.


Nei giorni seguenti abbiamo fatto la prova con un’altra amica, e anche lì sono venute fuori cose che nessuna di noi sapeva. Ad esempio, mentre era in trance il ragazzo ha detto che lei era incinta, quando questa non ci aveva nemmeno detto che aveva avuto da poco una storia con un tipo. La settimana dopo è venuto fuori che era davvero incinta.


Un’altra volta hanno rubato la macchina a una di noi. Il giorno dopo ci siamo messe nella macchina dell'altra, e abbiamo cominciato a girare in cerca di quest’auto (una vecchia carriola), col veggente al telefono come tom tom che cercava di guidarci. La macchina non riuscimmo a trovarla, ma dopo qualche tempo i carabinieri la trovarono proprio in uno scenario che il veggente aveva descritto, un laghetto vicino a un bosco con la macchina buttata lì un po’ di traverso.


Ma la cosa più scioccante è che questo ragazzo è anche medium (comunica coi morti). Ci ha detto che assolutamente non fa queste cose di routine, ma che per amici o persone che sono rimaste davvero scottate da una perdita si prende la briga di farlo: dice che queste sedute lo devastano fisicamente e che evita il più possibile di farle. Io, già abbastanza scioccata dal tutto, me ne tiro fuori e dico che non voglio saperne nulla. Mentre le mie due amiche vogliono fare questa cosa, per alcune loro amicizie che ne avrebbero assoluto bisogno. Quindi vengono invitate in casa queste persone, fanno queste sedute, e a questo punto pare che ci sia stato un grande spavento e incredulità per quello che è venuto fuori (io non ho voluto esserci proprio perchè non ero pronta all'idea di un veggente, figuriamoci di un medium).
Una volta uscito dalla trance il ragazzo non ricordava nulla, però durante la trance ha detto anche che il purgatorio è la terra stessa, che le anime che non riescono a staccarsi dalla terra ci restano vicine, e che solo con quelle si può comunicare. Non tutti i morti sono contattabili, alcuni sono talmente in pace che non desiderano più avere contatti.


Devo dire che tutta questa esperienza mi ha sconvolto la vita. Quando sono tornata nelle mie aule di fisica ricordo che guardavo la prof e mi chiedevo, ma dove stiamo andando, che stiamo facendo?


Per molto tempo ho avuto addosso questa stana sensazione, non dico che prima di questa cosa fossi affiliata al Cicap, ma studiando una materia scientifica sono sempre stata abbastanza razionale, mentre adesso mi sembra quasi incredibile perdere tutte queste ore nei laboratori sapendo che esistono persone con queste doti.
Comunque, mi dispiace se sono stata noiosa e prolissa, ma è difficile raccontare un'esperienza simile senza scendere nei particolari. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di questa storia, perchè faccio molta fatica a vedere la vita come la vedevo prima.


Segue firma


RISPOSTA
Premesso ovviamente che quello che segue è solo la mia opinione personale, ti dico una cosa che forse ti sorprenderà: nulla, assolutamente nulla di quello che mi hai raccontato mi ha minimamente stupito. Eppure io sono un razionalista come te.
L’unica differenza – dovuta probabilmente all’età – è che io ho già potuto fare un percorso “aggiuntivo” di ricerca che tu forse non hai ancora affrontato. Quando cominci a studiare le varie tradizioni spirituali della storia (che non c’entrano niente con le “religioni”, sia chiaro) scopri due cose fondamentali: la prima è che dicono tutte più o meno le stesse cose, l’altra è che non c’è nessuna contraddizione effettiva fra l’osservazione “scientifica” della realtà e la dimensione spirituale di cui parlano (per “spirituale” intendo genericamente tutto ciò che è “metafisico”, cioè “non verificabile” direttamente con i nostri 5 sensi). Si tratta semplicemente di due aspetti della stessa realtà: il primo è quello visibile, il secondo quello invisibile.


Il materialista preferisce fermarsi al primo aspetto, perchè è l’unico che gli offre la “certezza” della verifica tangibile (altri la chiamano “dimostrazione scientifica”). Tocco/vedo/misuro questo tavolo, quindi so che esiste. Non posso vedere/toccare l’anima di mio nonno, quindi non dico per forza che non esista, ma la cosa non mi interessa, perchè non posso comunque verificarla.


In realtà, quando il materialista dice di “non poter escludere” l’esistenza dell’anima, lo fa solo perchè non vuole sentirsi chiedere “ma tu come fai ad essere sicuro che non esista?”. Di fatto però, nel momento stesso in cui decide che l’esistenza dell’anima “non gli interessa”, esclude quella possibile variabile dall’equazione generale, e limita drasticamente gli strumenti che ha a disposizione per risolverla.


In altre parole, l’approccio della scienza alla comprensione della realtà è fortemente contraddittorio, perchè da un lato pretende di “capire”, “determinare”, “misurare” e “ordinare” il tutto entro precise leggi immutabili, dall’altro si priva intenzionalmente di una parte di possibili “elementi” che potrebbero aiutarlo a trovare magari una soluzione più completa e soddisfacente.


Certo, in un’aula di tribunale andrebbero presentate solo prove tangibili e verificabili, lasciando fuori tutto ciò che è opinabile e soggettivo, e questo giustamente è il principio che ha ispirato tutta la tradizione giuridica dell’occidente. “Habeas corpus”, prima di tutto. Altrimenti non sognarti nemmeno di sporgere denuncia.
Se però ci riflettiamo meglio, le prove tangibili e verificabili sono solo il punto di partenza di un processo che sia degno di quel nome, ma raramente si arriva ad una conclusione valida senza introdurre anche elementi più sottili e “impalpabili” come il movente, il background culturale, le circostanze del momento, lo status sociale, i condizionamenti psicologici, e tutte quelle variabili che non si possono nè misurare nè “dimostrare scientificamente”, ma senza le quali molto spesso non si riesce nemmeno a ricucire tutti gli elementi fattuali che sono stati presentati.


Non bastano uno sceicco saudita e tre grattacieli crollati per fare un attentato. Ci vuole anche un valido movente. Senza di quello i “fatti’ nudi e crudi non dicono quasi nulla.


Pensa quindi al paradosso: proprio nel luogo dove viene data la massima importanza ai “fatti oggettivamente dimostrabili”, l’aula di giustizia, si deve comunque ricorrere ad una serie di elementi “astratti” – e quindi necessariamente soggettivi – per arrivare ad una conclusione valida.


La scienza invece pretende di emettere le sue sentenze escludendo a priori tutto ciò che non sia tangibile e oggettivamente dimostrabile. Salvo doversi arrestare di colpo, spesso in modo imbarazzante, di fronte ai limiti che essa stessa ha voluto imporsi.


- L’universo è nato esattamente 13,75 miliardi di anni fa – ti dice l’astrofisico - con un margine di errore di 0,13 miliardi di anni.
- Caspita! E tu come fai a saperlo?
- Abbiamo fatto i calcoli – ti risponde lui, mostrandoti con orgoglio la lavagna piena di equazioni.
- Quindi prima non c’era niente nello spazio, giusto?
- Sbagliato. Non c’è un “prima”, perchè prima il tempo non esisteva. E’ nato insieme all’universo.
- Ma scusa, da cosa sarebbe nato l’universo? Da qualche parte sarà uscito, no?
- Certamente. E’ nato da una cosa infinitamente piccola, grande come la capocchia di uno spillo.
- Ma come faceva tutto l’universo a stare dentro la capocchia di uno spillo?
- Ci stava, ci stava. Abbiamo i fatto i calcoli: se comprimi tutto in un modo pazzesco ci può stare.
- Va bene, ma chi l’ha messa lì questa capocchia?
- Ah, questo non me lo chiedere. Non lo so e non mi interessa saperlo, tanto non lo posso dimostrare.
- Ma scusa, come fai a spiegare un evento così enorme e complicato come la nascita dell’universo, senza nemmeno sapere che cosa l’ha causata?
- Te l’ho detto, i fatti sono fatti. Tutto il resto non mi interessa.


Ecco come nasce l’ “errore giudiziario” della scienza. Trova uno sceicco, trova tre grattacieli crollati, e decide che c’è stato un attentato. Se però non includi anche le motivazioni, nel tuo ragionamento, finisci per credere che gli islamici siano tutti terroristi.


In altre parole, i fatti sono sempre stati e sempre rimarranno di primaria importanza in qualunque percorso di indagine cognitiva. Ma lo sono solamente nella prima fase di questo percorso, quella analitica. Prendi i fatti disponibili, li valuti uno per uno, scarti quelli inaffidabili e tieni solo quelli accertati. Prima però di passare alla sintesi, dovrai includere nel ragionamento anche tutti quegli elementi “sottili” che sfuggono alla verifica fattuale, ma che sono il collante indispensabile per tenere insieme una qualunque soluzione accettabile.


Attenzione però, non confondiamo gli elementi “sottili” con quello che la scienza definisce sdegnosamente “superstizione”: non stiamo dicendo di analizzare prima i fatti concreti, e poi di fare una seduta voodoo ubriacandoti di candeggina per avere la risposta. Nè di certo stiamo dicendo di introdurre “dogmi” di alcun tipo per riempire i passaggi mancanti del nostro ragionamento. Anzi, è proprio lì che sta la differenza fra l’atteggiamento dogmatico/fideistico e quello razionale/analitico. Il primo accetta certe “verità” inamovibili ad occhi chiusi, e poi costruisce il suo ragionamento intorno a quello che gli rimane. Il secondo invece valuta apertamente tutti gli elementi disponibili, per quanto “esoterici” o “sfuggevoli” possano essere, cercando sempre di integrarli in qualche modo in un processo razionale.


Facciamo un esempio, per tornare alla tuo amico “veggente”. Quando dice che “la terra stessa è il purgatorio, e che non tutte le anime si distaccano immediatamente dalla sua sfera fisica”, può sembrare una cazzata qualunque, inventata lì per lì, che poteva essere qualunque altra cosa. Se però vai a guardare da vicino, scopri che diverse tradizioni spirituali sostengono una cosa simile, pur essendo appartenute a civiltà completamente diverse, che non hanno mai avuto modo di conoscersi fra di loro.


Pur senza affrontare direttamente la questione dell’anima, puoi quindi stabilire che questo concetto deve essere entrato a far parte delle varie tradizioni spirituali in un modo “diverso” dalla semplice comunicazione a livello fisico fra esseri umani.


Poi sta a te valutare quale possa essere questo “modo diverso”, per arrivare ad una eventuale conclusione. Resta il fatto che avrai comunque aggiunto uno strato di “conoscenza verificabile” - un elemento di fattualità - ad una questione metafisica che inizialmente sembrava sfuggire a qualunque tentativo di razionalizzazione.
Il succo della faccenda, secondo me, e che la studentessa di fisica può tranquillamente tornare sui banchi di scuola, e rimettersi a studiare con la stessa passione di prima. Non deve però sopprimere l’aspetto intuitivo della conoscenza, solo perchè quello che ti dice non è “scientificamente dimostrabile”. Visto il punto in cui è arrivata oggi la scienza, è evidente che non possiamo caricare esclusivamente sulle nostre capacità razionali il peso di un lavoro che da sole ormai non sono più in grado di svolgere. Oggi non dobbiamo più scoprire come è fatto l’atomo, dobbiamo capire come faccia a trovarsi contemporaneamente in due punti distinti dell’universo. E quello non lo scopri di certo usando il righello dell’ingegnere. Oggi dobbiamo integrare al meglio tutti gli aspetti disponibili della nostra conoscenza. Dobbiamo quindi mettere la ragione al servizio dell’intuizione, usando la prima per analizzare e organizzare nel modo più efficace non solo quello che ci arriva dal mondo esterno, ma anche tutto quello che ci arriva dal fronte interiore.


Non è un caso che il nostro cervello sia diviso in due parti ben distinte, ma collegate fra di loro. E nessuno oggi può illudersi di riuscire a vivere con mezzo cervello soltanto.


Massimo Mazzucco


Lo spirito di intuizione è un dono divino. Il cervello è il suo servitore.
Noi abbiamo creato una società che venera il servitore, e si è dimenticata del dono divino.

– Albert Einstein

16 dicembre 2011

RockaBill

Amici, è da molto che non scrivo più sul blog, ma è stato un periodo piuttosto intenso, tra una cosa e l’altra.

Una di queste è il video che trovate qui sotto. Oggi è il 16 dicembre 2011 e in questo stesso giorno, 50 anni fa, in Georgia nasceva un omino destinato a diventare, a mio avviso, una delle migliori menti dell’ultimo secolo come minimo. Nome: William Melvin, aka Bill. Cognome: Hicks. Per celebrare il mezzo secolo dalla sua nascita, ho messo insieme un video tributo, questa volta più rock rispetto a quello di due anni fa, e nel quale ho dato particolare enfasi ai concetti più rock, appunto, del pensiero di Bill: le riflessioni sulla vita e sulla morte, sull’esistenza, sulla realtà. Il suo messaggio più importante, tra le decine del suo repertorio, è questo, che permette di liberarsi dalle catene e di immaginare una società più moderna e meno opprimente.

Il tutto condito dal suo musicista preferito, Jimi Hendrix.

Spero vi piaccia! Buona visione!

22 novembre 2011

Qualche verità non fa mai male

E’ il momento di lasciare parlare un maestro, anche se è un termine che riteneva inadatto, essendo lui di un’umiltà quasi commovente. Di chi sto parlando? Di Mohandas Gandhi (l’appellativo “mahatma”, “grande anima”, non era di suo gradimento), una delle persone più belle dell’ultimo secolo ed inesauribile fonte di ispirazione per tantissimi uomini e donne in tutto il mondo alla ricerca di un po’ di verità vera.

Le citazioni qui sotto sono tratte dal libro “Antiche come le montagne”, che è a sua volta una raccolta di estratti dai vari testi di Mohandas, organizzati in modo da formare un discorso piuttosto continuo e coerente (con ottimi risultati) su vari argomenti, come la religione, le donne, l’educazione e altri. Oggi propongo qualche stralcio dal capitolo “La democrazia e il popolo”. Più in là, così, casualmente, quando mi verrà l’ispirazione, ne metterò altri su argomenti diversi. Perchè, come diceva lui stesso, le sue verità non sono sue: sono antiche come le montagne.

Buona lettura!


gandhi

“Per me il potere politico non è un fine, ma uno dei mezzi per permettere al popolo di migliorare le sue condizioni in ogni settore della vita. Potere politico vuol dire capacità di governare la vita nazionale per mezzo di rappresentanti nazionali. Se la vita nazionale diventa cosi perfetta da governarsi da sé, non occorre più nessuna rappresentanza. Si ha allora uno stato di illuminata anarchia. In un tale stato ciascuno è governante di se stesso e si governa in modo da non molestare mai il vicino. Perciò, nello Stato ideale non vi è potere politico perché non vi è Stato. Ma nella vita, l'ideale non si attua mai pienamente. Donde la classica affermazione di Thoreau, che il miglior governo è quello che governa meno.”

“Il mio concetto di società è che, mentre siamo nati uguali, avendo cioè diritto a uguali occasioni, non abbiamo tutti le stesse capacità. E' impossibile, per la natura stessa delle cose. Per esempio, non tutti possono avere la medesima statura, o colore, o grado d'intelligenza ecc.; perciò, per la stessa natura delle cose, alcuni avranno la capacità di guadagnar di più e altri meno. Gente dotata di talenti otterrà di più, e utilizzerà i suoi talenti a questo scopo. Ma se li utilizza generosamente, agirà per conto dello Stato. Questi individui esistono in quanto fiduciari, e a nessun'altra condizione. Io permetterei a un uomo intelligente di guadagnare di più, non soffocherei il suo talento. Ma la maggior parte dei suoi più lauti guadagni dovrà essere usata per il bene dello Stato, esattamente come le entrate di tutti i figli che guadagnano vanno nel comune fondo familiare. Essi possono tenere per sé i loro guadagni soltanto in qualità di amministratori. Può darsi che io fallisca miseramente. Ma è a questo che io tendo.”

“Sento che fondamentalmente il male è lo stesso in Europa come in India, nonostante che là il popolo sia politicamente autonomo [...] E’ perciò probabile che si possa applicare lo stesso rimedio. Spogliato di ogni mimetizzazione, lo sfruttamento delle masse in Europa è sorretto dalla violenza.
La violenza da parte delle masse non eliminerà mai il male. In ogni modo, l'esperienza finora ha mostrato che il successo della violenza è stato di breve durata. Ha portato maggiore violenza. Finora si sono tentate soltanto variazioni della violenza e controlli artificiali dipendenti soprattutto dalla volontà dei violenti. Al momento cruciale questi controlli naturalmente non hanno funzionato. Mi sembra perciò che prima o poi le masse europee dovranno ricorrere alla non violenza, se vogliono ottenere la liberazione.”

“Perciò, dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola d'oro della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l'imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un'insopportabile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno.”

“Le divergenze d'opinione non dovrebbero significare ostilità. Se cosi fosse, mia moglie e io dovremmo essere nemici giurati l'uno dell'altro. Non conosco due persone al mondo che non abbiano avuto divergenze d'opinione e, essendo seguace del Gitá [Bhagavad Gitá], ho sempre cercato di considerare coloro che dissentono da me con lo stesso affetto che ho per quelli che mi sono più cari e vicini.”

“Continuerò a confessare gli errori ogni volta che la gente li commetterà. L'unico tiranno che accetto in questo mondo è la « silenziosa piccola voce » dentro di me. E anche se devo affrontare la prospettiva di una minoranza di uno, credo umilmente di avere il coraggio di trovarmi in una minoranza così disperata.”

“Posso dire sinceramente che sono lento nel vedere i difetti dei miei simili, essendone io stesso pieno e avendo perciò bisogno della loro carità. Ho imparato a non giudicare nessuno severamente e a trovare attenuanti ai difetti che posso scoprire.”

“Un capo è inutile quando agisce in contrasto con i suggerimenti della sua coscienza, circondato com'è da gente che ha ogni genere di opinioni. Andrà alla deriva come una nave senz'ancora, se la voce interiore non lo tien saldo e lo guida.”

“Anche il governo più dispotico non può reggersi senza il consenso dei soggetti, e questo consenso è spesso ottenuto dal despota con la forza. Non appena il suddito cessa di temere la forza del despota, il potere di costui scompare.”

“Non vi è coraggio più grande del deciso rifiuto di piegare il ginocchio dinanzi a un potere terreno, per quanto grande esso sia, e questo senza amarezza di spirito e con piena fede che soltanto lo spirito vive, e nient'altro.”

“La libertà esteriore, che conquisteremo, sarà esattamente proporzionale alla libertà interiore alla quale potremo esserci elevati in un dato momento. E se questa visione della libertà è esatta, dobbiamo concentrare la massima energia nel riformarci dal di dentro.”

“La democrazia e la violenza vanno male assieme. Gli Stati, che oggi sono democratici di nome, o devono diventare apertamente totalitari o, se vogliono diventare davvero democratici, devono coraggiosamente diventare nonviolenti. E’ una bestemmia dire che la non violenza può essere praticata solo da individui e mai da nazioni, che sono composte da individui.”

“Dal momento in cui sono diventato un satyagrahi, ho cessato di essere un suddito, ma non ho mai cessato di essere un cittadino. Un cittadino ubbidisce alle leggi volontariamente, mai per forza o per paura della pena prescritta per l'infrazione. Viola la legge quando lo ritiene necessario e accetta con gioia la pena. In tal modo la priva del suo aculeo o dell'ignominia che si suppone essa comporti.”

“La perfetta disubbidienza civile è una ribellione priva di violenza. Un perfetto oppositore civile ignora semplicemente l'autorità dello Stato. Diventa un fuorilegge che afferma di disprezzare qualsiasi legge di uno Stato immorale. Così, per esempio, può rifiutare di pagare le tasse, può rifiutare di riconoscere l'autorità nella sua vita quotidiana. Può rifiutare di ubbidire alla legge sulla violazione di proprietà e pretendere di entrare nelle caserme militari per parlare ai soldati, può rifiutare di sottomettersi a limiti imposti all'uso dei picchetti e organizzare picchetti entro la zona proibita. Così facendo, non impiega mai la forza e non resiste mai alla forza quando è impiegata contro di lui. Infatti, egli si attira l'incarceramento e altre manifestazioni di forza contro di lui. Agisce così perché e quando ritiene che la libertà fisica, di cui gode apparentemente, è un peso intollerabile. Ragiona tra sé che uno Stato tollera la libertà individuale fin dove il cittadino si sottomette alle sue norme. La sottomissione alla legge dello Stato è il prezzo che il cittadino paga con la propria libertà personale. Perciò la sottomissione a una legge di Stato totalmente o in parte ingiusta è un baratto immorale con la libertà. Un cittadino che si rende conto della natura malvagia di uno Stato, non si accontenta di vivere rassegnandovisi; e perciò, a coloro che non condividono la sua opinione, appare nocivo alla società, quando si sforza, senza commettere infrazione morale, di costringere lo Stato ad arrestarlo. Considerata in tal modo, la resistenza civile è la più potente espressione dell'angoscia di un'anima e un'eloquente protesta contro il perdurare di uno Stato malvagio. Non è questa la storia di ogni riforma? I riformatori non hanno forse, con grande scandalo dei loro compagni, rifiutato i simboli innocenti legati a un ordine malvagio?
Quando un gruppo di individui sconfessano lo Stato nel quale sono vissuti fino ad ora, instaurano quasi un loro governo. Dico quasi, perché non arrivano al punto di usare la forza quando lo Stato si oppone loro. La loro « parte », come e di ogni individuo, è di essere imprigionati o fucilati dallo Stato, a meno che questo non riconosca la loro esistenza separata, in altre parole, non si inchini alla loro volontà. Così, nel 1914, tremila indiani del Sud Africa, dopo aver debitamente avvertito il governo del Transvaal, varcarono il confine del Transvaal a dispetto della legge sull'immigrazione e costrinsero il governo ad arrestarli. Ma non riuscendo a provocarli alla violenza o a costringerli alla sottomissione, il governo cedette alle loro richieste. Perciò, un gruppo di oppositori civili è come un esercito soggetto a tutta la disciplina di un soldato, ma più dura perché priva dell'entusiasmo della vita di un comune soldato. E poiché un esercito di resistenza civile è o dovrebbe essere libero dalla passione, perché libero dallo spirito di rappresaglia, esso richiede un numero limitatissimo di soldati. In verità, basta un perfetto resistente civile per vincere la battaglia del bene contro il male.”

“Ciascun movimento valido passa per cinque stadi, l'indifferenza, lo scherno, le ingiurie, la repressione e il rispetto. Per qualche mese abbiamo raccolto indifferenza. Poi il viceré graziosamente si burlò di noi. Le ingiurie, compreso il travisamento, sono state all'ordine del giorno. I governatori provinciali e la stampa contro la non collaborazione hanno accumulato sul movimento tutte le calunnie di cui sono stati capaci. Ora viene la repressione, per il momento in forma ancora discretamente mite. Ogni movimento che sopravvive alla repressione, dura o moderata, invariabilmente ispira il rispetto, che è un altro nome del successo. Se siamo fedeli, questa repressione può essere considerata un segno sicuro di prossima vittoria. Ma, se siamo fedeli, non ci lasceremo intimidire né ci vendicheremo con ira e violenza. La violenza è un suicidio.”

“Il fatto che vi siano ancora tanti uomini vivi nel mondo, mostra che esso si fonda non sulla forza delle armi ma sulla forza della verità e dell'amore. Perciò la prova maggiore e più inattaccabile dell'efficacia di questa forza si trova nel fatto che, nonostante le guerre del mondo, esso continua a vivere.
L'esistenza di migliaia, anzi di decine di migliaia di individui, dipende dall'azione molto intensa di questa forza. Piccoli litigi nella vita quotidiana di milioni di famiglie scompaiono davanti all'esercizio di essa. Centinaia di nazioni vivono in pace. La storia non prende atto, né lo può, di questo fatto. La storia, in realtà, è la testimonianza di ogni interruzione nella costante attività della forza dell'amore o dello spirito. Due fratelli litigano; uno si pente e ravviva l'amore che dormiva in lui; i due ricominciano a vivere in pace; nessuno ne prende atto. Ma se i due fratelli, per l'intervento degli avvocati o per qualche altra ragione, ricorressero alle armi o alla legge che è un'altra forma di manifestazione della forza bruta, le loro vicende sarebbero immediatamente riportate dalla stampa, diventerebbero la favola dei vicini e probabilmente passerebbero alla storia. E quello che vale per le famiglie e per le comunità, vale per le nazioni. Non vi è ragione di credere che vi sia una legge per le famiglie e un'altra per le nazioni. La storia, allora, è la testimonianza di un'interruzione nel corso della natura. La forza dello spirito, essendo naturale, non è registrata nella storia.”

“La mia opera sarà compiuta, se riuscirò a convincere l'umana famiglia che ogni uomo o donna, per quanto fisicamente debole, e il difensore della propria libertà e del rispetto di sé. Questa difesa è valida, anche se tutto il mondo si schierasse contro il singolo resistente.”

11 novembre 2011

Messora, ti voglio bene

Ieri sera, come saprete, è andata in onda su Internet, Sky e televisioni locali, la seconda puntata del nuovo spettacolo di Santoro, “Servizio Pubblico”. Nel solito marasma di vari indignati, ha fatto la sua apparizione il gestore del blog Byoblu, uno dei maggiori blog informativi italiani, Claudio Messora. E per dire che? Per esporre quella parte del curriculum di Mr. Mario Monti che viene puntualmente trascurata nelle varie presentazioni in pompa magna che aleggiano nei media mainstream, in questi giorni. In pratica, Claudione ha informato coloro nascosti dietro il muro del Tg2 e de La Repubblica sulle frequentazioni Rockfelleriane e Bilderberghiane del salvatore della patria, il Gesù Cristo (con gli occhiali) italiano del 2011.

Bravo Claudio! TVB!

 

(tratto da Byoblu.it)

Lo chiamano complottismo. Io lo chiamo leggere, fare delle riflessioni e porre delle questioni. Forse basterebbe rispondere, per fugare qualsiasi dubbio, perché sia chiaro: non esiste solo il conflitto di interessi di Berlusconi.

Il giorno in cui leggerò di Commissione Trilaterale e di Gruppo Bilderberg sulle pagine del Corriere, dove anche stamattina perfino Stella riesce ad evitare la questione parlando della storia di Mario Monti, allora vi garantisco che mi tranquillizzerò. Perché a me gli strani ometti verdi che ingoiano topolini vivi non interessano. Se invece vogliamo far risolvere i nostri problemi a uno che potenzialmente rappresenta chi li ha creati, allora divento irrequieto.

Fare domande non è sufficiente. Vorremmo anche che non si evitassero le risposte. Chiediamo troppo?

10 novembre 2011

Ci sorridono i Monti

Montagne

Ok, il piccoletto dai capelli dipinti è andato, anche se ancora non ufficialmente. E qui proporrei un minuto di silenzio in vista del mortorio che si prefigura senza l’esilarante intrattenimento offerto dal comico preferito dagli italiani, ma che dico! dal mondo intero.

Ma basta con i sentimentalismi. Il nome che è stato imposto dal mondo delle banche e della finanza (dai badroni, insomma) per la fase di transizione è quello di Mario Monti.

Prendo da Wikipedia giusto un paio di frasi, tanto per far capire chi è costui:

“In economia Monti sostiene il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici […] È stato il primo presidente del "Bruegel", un think-tank, nato a Bruxelles nel 2005, composto e finanziato da 16 Stati membri dell'UE e 28 multinazionali.

È inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller[4] e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg[5]. Dal 2005 è International Advisor per Goldman Sachs. Nel 2010, su incarico del Presidente della Commissione Europea Barroso, ha redatto un libro bianco (Rapporto sul futuro del mercato unico) contenente misure per il completamento del mercato unico europeo

Ovviamente, visto il curriculum (addirittura presidente europeo della Commissione Trilaterale!), lui e solo lui ha la fiducia dei mercati, che è un modo elegante che i zignori badroni hanno per dire “lui è uno dei nostri, un nostro sottoposto, e se non volete finire nella merda più completa vi conviene fare come diciamo noi”. Zì, badroni. Perchè noi non vogliamo mandare tutto a carte quarantotto… O sì?

Per chiudere, vorrei spezzare un Kit Kat a favore di Antonio Di Pietro, più volte contestato da vari siti di controinformazione (anche a ragione). Questa volta, però, è uno dei pochi ad avere centrato il punto, clamorosamente insieme ai leghisti. Il che, a pensarci, è quasi preoccupante…

Ecco le sue dichiarazioni:

“Si paventa un governo che risponde al sistema bancario, al sistema finanziario e addirittura a quello della speculazione. Non è il sistema degli interessi dei cittadini italiani che non sono fatti dalle banche. Bisogna distinguere la realtà dalla disinformazione che è ormai in mano al sistema bancario e finanziario”

07 novembre 2011

Obiettivi, aspettative, soggettività

“Che stress la pioggia! Non puoi fare nulla che ti inzuppi subito. Che stress…”
“Perchè tu vuoi rimanere asciutto”

Onora il momento, qualunque esso sia.

28 ottobre 2011

Fottetevi tutti, stronzi

not_important

Scusate se torno di nuovo sulla scomparsa di Marco Simoncelli, ma il suo è un episodio che mi porta ad avere diverse osservazioni libere, senza freni, sbattendomene altamente del vostro punto di vista, se vi piace quello che leggete, se non siete d’accordo, se vorreste riempirmi di epiteti irripetibili… Vi rispetto profondamente, ma qui, questo post, è libero come mai lo è stato nessun altro in questo blog.

Il Sic aveva, ed ha tuttora, 24 anni. Come me. E’ per questo che scrivo il post. E allora cosa è realmente vita e cosa è illusione? Quante situazioni, oggetti, persone, esperienze ci passano sotto il naso quotidianamente nella nostra indifferenza più assoluta? Serve veramente poco per essere persone degne di questo nome: non è necessario cambiare il mondo, non è necessario essere chissà chi o avere chissà cosa. Basta una semplicità quasi intimidatoria, una schiettezza genuina e una simpatia contagiosa. I pensieri complicati buttali fuori dalla finestra: non servono a te, a me, a tua madre, a nessuno. L’onestà e la sincerità pagano sempre. Sempre.

Il mondo può anche tranquillamente andare del tutto a escort di bassa categoria, dette a torto “puttane”, che non me ne può fregare di meno: non è necessario. E’ solo un passaggio nel nostro infinito cammino esistenziale, interrotto saltuariamente da quella straordinaria pseudo-illusione chiamata “morte”, il cui solo pensiero ha l’effetto positivo di farci godere meglio i singoli, infiniti istanti della nostra presenza qui. “Interrotto” non è nemmeno il termine esatto: la morte altro non è che una sorta di teletrasporto esistenziale, grazie al quale la nostra anima riprende piena coscienza di sè e della sua indivisibile unione con il resto dell’Esistenza, se già questa consapevolezza non la si fosse acquisita durante l’esperienza corporea, e se ne va da un’altra parte per proseguire il cammino evolutivo portando con sè tutti i ricordi di tutte le esperienze precedenti, secondo per secondo.

L’odio, le frustrazioni, i litigi, quei fottuti giudizi negativi che siamo abituati ad affibiare alla gente… che vadano affanculo. Non importano, non valgono niente: alla fine si va tutti via da qui e ci si rivede chissà dove e con chissà quale superiore consapevolezza su di noi, sulla vita. Mi fanno quasi pena tutti questi figli di puttana che cercano di controllare un infinitamente piccolo granello di sabbia, in un infinitamente piccolo sistema solare, di una infinitamente piccola galassia, dentro un infinitamente grande universo che non è il primo e non sarà l’ultimo ma è soltanto UN universo che esiste da miliardi di anni ed esisterà ancora per altri miliardi di anni. Tutto questo non ha senso. E’ giusto starci dietro, lottare per i diritti e blablabla, ma guai a prendere tutto davvero sul serio. Governo, banche, Illuminati, Gesuiti: aspettano solo di essere inglobati nella semplicità della vita, quella che non si pone problemi complessi e deprimenti semplicemente perchè è già oltre, perchè ha già capito che non c’è bisogno di istituzioni che hanno il solo scopo di controllare e limitare la libertà mentale dei sottoposti, per vivere bene. Cristo santo, pensa a tutti i divieti che hai nella testa! Pensa a quante piccole azioni non puoi fare, a quante piccole parole non puoi dire, perchè… perchè non si può. O meglio, perchè qualcuno ti ha inculcato nella testolina che non si può, che è sconveniente, che magari il bambino di 2 anni alto un metro e settanta che hai di fronte si offende e poi litigate. E allora?! Chi cazzo se ne frega?! Diglielo in faccia, apertamente: “Tanto sia io che te siamo destinati a lasciare questo minuscolo sassolino per andare chissà dove. Cosa cazzo stiamo qui a litigare per cosa?”

Se sapessi di avere soltanto 1 secondo di vita, avresti la forza di rompere il cazzo a qualcuno? Avresti il coraggio di pensare alla crisi internazionale, all’èlite globale, di trapanarti la depressione nell’animo? Io non credo proprio. Benissimo, hai soltanto 1 secondo di vita: VIVILO.

Manca maturità, in questo mondo. Sono tutti così frustrati che nessuno perde occasione per rompere i coglioni al prossimo, invece di capire l’inutilità del gesto e pensare a VIVERE. Prego ogni giorno perchè sempre più persone lo capiscano. E sono sicuro che arriverà il momento in cui ognuno di noi, piccoli rametti di un’infinitamente grande albero, arriveremo a quel punto e ci faremo una risata lunga da qui ad Alfa Centauri e ritorno. E sono anche sicuro che, essendo tutto collegato, le emozioni e le sensazioni scatenate in me dalle mie preghiere servono a questo. Non è una fottuta mania pseudo-religiosa, ma è un fatto scientifico.

Vivi, santo Dio, VIVI. Accetta tutto quanto ti succede, tutto quello che pensi, tutto quello che credi di essere. Accetta e basta. Pensalo, dillo, urlalo nella disperazione, grande momento in cui il nucleo dell’Esistenza (quello che viene inteso con il concetto di Dio, Verità, ecc.) ha la possibilità di entrare e darti un’energia che non ritenevi nemmeno esistente. E sai perchè entra? Perchè sei onesto con te stesso e perchè in quel momento il concetto di “te stesso” diventa molto meno definito, molto più fumoso, lasciando spazio a tutto il resto. Non ti è mai capitato? A me sì. Pensavo di essere arrivato chissà dove, di essere forte e inattaccabile e di dover vivere in un certo modo che si accordasse ai miei pensieri, ma non avendo il coraggio di farlo. E ciò mi tormentava e mi ha tormentato per tanto tempo. Fino a che, una sera prima di addormentarmi, non sono crollato e ho ammesso, in una piccola crisi di nervi, di essere debole, fragile e addirittura inadeguato in certe situazioni del quotidiano. Solo che a differenza dell’autocommiserazione, la sensazione che ho provato è stata di liberazione, di leggerezza e di gran gioia. Sono più in pace con me stesso, qualunque cosa significhi: non ho pensato “sono debole e vorrei tanto non esserlo”: ho soltanto pensato e detto “sono debole”. Punto. E ho accettato il fatto, semplicemente. Beh, non avete idea: ero immerso nelle mie emozioni, come non le avevo mai provate, eppure non ero coinvolto in esse. Le avevo trascese. E’ stato straordinario e il solo fatto di ammettere e, soprattutto, di accettare la mia debolezza mi ha reso più forte, me l’ha fatta trascendere pur vivendola come mai prima. E accettare non significa arrendersi, occhio: significa prendere atto pienamente di qualcosa e poi farci quello che si crede, avendola trascesa. Non è fuggire e non è lottare: è VIVERE.

Purtroppo fatichiamo ad imparare questa lezione, e anch’io non mi illudo di essere arrivato chissà dove: già fatto, già capito l’errore. Comunque sia tutti la imparano quando sono pronti: non un momento prima e non uno dopo. L’Esistenza lavora così. L’Esistenza è a tua disposizione, sempre. L’unico motivo per cui siamo qui è per imparare ad evolvere, per ricordare, per essere più completi. Ogni singolo fatto che ti accade, ogni singolo pensiero, ogni singola parola, ogni singola azione ha solo e soltanto questo scopo: farti evolvere. Per un po’ di tempo hai bisogno della paura, in modo da poter scegliere di liberarti di essa (accettandola): per un po’ hai bisogno dell’odio, del disprezzo, della depressione per riuscire a liberartene. E’ il bello dei paradossi, di cui avevo già parlato. E’ il bello del Tutto.

Ma noi no… noi non lo capiamo: non riusciamo a vedere l’ovvio sotto il nostro naso ogni singolo eterno momento. Sapete qual è il più grande trucco usato da questa società per riuscire ad avere il vostro tacito consenso alle atrocità più bastarde e ai soprusi più iniqui? E’ un trucco infido e sottile, ma che funziona maledettamente bene: farvi credere che abbia chissà quale importanza. Dirottare la vostra vita, i vostri pensieri e le vostre emozioni dall’esistenza e dalla sua intrinseca meravigliosa bellezza alla crisi economica, agli immigrati, agli omicidi, al Papa e altre amenità simili. Ma ehi, è il tuo ultimo secondo qui! Chissenefrega!! Poveri pazzi frustrati, con un ego grande quanto il Pacifico e un inestricabile complesso di inferiorità, che ti devono sbattere in faccia una marea di stronzate per distoglierti dal Tutto. Ma il problema non sono neanche loro, no: SEI TU. Tu che dai loro importanza; tu che ti sbatti per la crisi; tu che sbraiti e ti fai cattivo sangue non appena il Sacconi di turno mette il suo simpaticissimo faccione nella tua televisione; tu che ti arrendi; tu che scappi; tu che guardi a una lucertola e la vedi come un enorme drago sputafuoco.

It’s just a ride, maledizione!

Sono super-mega-ultra convinto che se si tornasse a vivere davvero, a onorare il momento qualunque esso sia, il 99% dei problemi del mondo, che ora sembrano grandi cento volte Godzilla, di colpo ci apparirebbero per come sono in realtà: minchiate. Io, essere eterno intento a compiere un infinito cammino evolutivo, passo qui 50, 60, 80 anni: in un mondo che ne ha qualche miliardo: su un pianeta che è solamente un piccolo, minuscolo, infinitamente microscopico granello di sabbia: in un universo che ha ancora più miliardi di anni alle spalle e chissà quanti davanti: circondato da una bellezza da lasciare spalancata la mascella per mesi e mesi: con mille sentimenti e sensazioni straordinarie, da godere ogni singolo istante: vivendo migliaia di esperienze belle al limite della commozione. E io devo preoccuparmi seriamente dei Rothschild? Devo stare male pensando che “cazzo, c’è la crisi! Non ho un fottuto lavoro, non vedrò mai la pensione e, oh, stiamo andando ancora peggio”? E poi, uè, gli Illuminati, i Gesuiti, il vero potere, oh!!

Se pensassimo di più a vivere, andremmo in milioni in piazza a Milano, Roma, Washington, New York, Londra, Madrid, Tokyo, Bruxelles, Parigi, Berlino, Mumbasa, Johannesburg, Rio, Santiago: entreremmo nei palazzi del “potere”, prenderemmo questi poveri stolti e li abbracceremmo, dicendo loro “Dai, non è colpa vostra. NOI vi abbiamo dato importanza perchè eravamo convintissimi che i problemi fossero estremamente rilevanti. Ma ora ci siamo accorti che non è così e voi, con le vostre regole, i vostri condizionamenti e i vostri ordini non avete più potere su di noi. Scusateci ma… sapete com’è, ci siamo evoluti”.

Sarebbe un mondo meraviglioso, un Paradiso in Terra. E quello che mi preme dire è che si può fare, porca troia! Non è un’utopia e basta. Chiunque pensi che non sia possibile realizzare (quello che per ora è) un sogno del genere, si ricreda: abbiamo tutti da guadagnarne.

C’è molta frustrazione, in giro. E continuare a reagire a questi moloch farlocchi con rabbia, rassegnazione, tristezza e con il pensiero che non c’è via d’uscita, che andrà sempre peggio… Agire così non fa altro che aumentare la frustrazione presente nel Campo che ci collega tutti fra di noi e con l’Esistenza. Abbiamo (quasi) completamente perso di vista ciò che è davvero importante nella vita e ci siamo lasciati abbindolare da quattro stronzi spacciatori di falsi problemi, ai quali noi abbiamo creduto ciecamente e continuiamo a farlo inconsapevolmente.

Si è resa necessaria, per me, la morte di un mio coetaneo per farmi esprimere questi pensieri senza freni, magari un po’ confusi ma, cazzo, è così. Il suo esempio di comportamento mi ha colpito molto e devo ammettere che la sua dipartita da questa esperienza mi ha fatto molto più dispiacere di quella di Jobs o anche di Michael Jackson. Il Sic è stato uno straordinario esempio di semplicità e di voglia di vivere e il fatto di andarsene alla mia età mi ha indotto a riflettere sull’importanza che tutti diamo alle cose.

E il discorso del “carpe diem” non è inteso, come a mio avviso erroneamente si pensa, nel senso del “ogni momento potrebbe essere l’ultimo: vado a fare paracadutismo, vado a scoparmi due lesbiche vergini” e ragionamenti così. Non è l’andare a fare qualcosa di estremamente emozionante, che mai si è fatto prima ma che si è sempre desiderato vivere. Non mi riferisco a questo. Intendo dire di godersi ogni momento come se fosse l’ultimo (o il penultimo), qualunque cosa stiamo facendo, qualunque pensiero stiamo avendo, qualunque parola stiamo dicendo, qualunque emozione stiamo provando, qualunque sensazione stiamo sentendo. Onorare il momento. E’ l’unico modo per tornare a vivere davvero e per tornare a dare la giusta importanza alle giuste cose della vita. Per liberarci.

Ciao Marco: sei stato e sei ancora un grande. Grazie. Siamo solo noi.

Stavolta non è il testo della canzone che importa. Infatti, come sapete, di solito lo riporto sempre. Qui, ascoltate le emozioni che vi dà il suono. Stop.

25 ottobre 2011

SICcome il caso non esiste

L’incidente mortale di Marco Simoncelli ne è l’ennesima prova, secondo me: il caso non esiste. Casualmente la moto non è scivolata verso l’esterno, come succede nel 99,99999999…99999…99999…% dei casi; casualmente lui ha sfidato la gravità, rimanendo incollato alla moto e tenendola in piedi non si sa come, dato che stava già strisciando per terra; casualmente, proprio mentre tagliava la strada in conseguenza delle due casualità precedenti, ha beccato proprio il momento e il punto esatto in cui stava passando il buon Colin Edwards; casualmente, alla destra di Edwards, con una traiettoria strana arrivava Valentino Rossi; casualmente viene centrato entrambi e casualmente proprio alla testa, dando un colpo talmente forte da strappargli letteralmente il casco.

simoncelli1-largeCiao Sic.


P.S: non sto assolutamente dicendo che la sua morte possa essere stata premeditata, come una persona, che ringrazio, ha chiesto nei commenti. Non mi riferisco specificamente all'incidente del Sic: l'ho preso solo come esempio per un concetto più grande e profondo, tutto qui.

17 ottobre 2011

Il doppio gioco della controinformazione?

In questi giorni sicuramente avrete sentito delle manifestazioni in tutto il mondo organizzate dal movimento conosciuto col nome di Indignados, impegnati contro le banche e le istituzioni finanziarie in generale e le grandi corporations multinazionali.

Mentre nell’informazione “normale” questo è all’incirca ciò che viene smistato al popolo, la miriade di siti Internet di controinformazione marciano praticamente all’unisono sul solito tono da sottomessi cronici: il movimento è orchestrato dall’èlite globale che governa il mondo da dietro le quinte e siamo di fronte all’ennesimo passo in avanti verso il Nuovo Ordine Mondiale. A dire la verità, non ho avuto molto tempo nè voglia di spulciarmi ben bene codesti siti (come si può vedere dai miei ultimi post, la mia attenzione è spostata su argomenti più profondi e spirituali) ma, da quel poco che ho visto, all’incirca il punto è questo.

C’è stato, però, un articolo che ha fatto rimbalzare nella mia testolina capellona una semplice domanda: ma perchè? Nel testo si enucleano 11 motivi per cui quelli del movimento Occupy Wall Street, una sorta di Indignati in salsa yankee, siano quantomeno miopi nei loro proclami perchè non chiedono le dimissioni del presidente degli United States of Advertisement [cit.], Barack Obama.

Ora, non mi rivolgo soltanto ad Occupy Wall Street ma più in generale ai vari movimenti di protesta civile, quale che siano i loro nomi, cresciuti in questi ultimi mesi. Ho letto circa dieci minuti fa l’articolo di Gianluca Freda che, naturalmente, distrugge i manifestanti presenti a Roma, per via del macello creato dai soliti prezzolati etichettati come Black Block. Non menziona, però, che nel resto del mondo le manifestazioni si sono svolte senza problemi… Quello che risulta comune alla stragrande maggioranza dei post di siti della cosiddetta “controinformazione”, non solo nei due esempi sopracitati, è comunque la conclusione che ho esposto prima: sono proteste pilotate dalla stessa èlite che si dice voler combattere. Qui c’è un esempio.

Qui entra in gioco l’ipotesi: e se ci fosse un doppio gioco nella controinformazione? Ovvero, se fosse proprio l’èlite a diffondere, tra quelle pericolosissime persone che non si accontentano delle vaccate di tv e giornali mainstream, la diffidenza verso qualcosa che dà effettivamente fastidio all’èlite stessa? Se questo movimento mondiale fosse davvero scomodo ai grandi capi e, per “acchiappare” i cercatori autonomi di informazione come noi, venisse screditato tramite le nostre stesse “armi”, ovvero i siti di controinformazione? Se navigate in siffatte acque digitali, avrete senz’altro notato la linea generale che traina le principali conclusioni: i signori mondiali hanno il controllo praticamente su tutto e, a quanto pare, ogni singola protesta è pilotata proprio da loro. Nulla accade se loro non lo vogliono, che siano proteste o altro e, quando accade qualcosa, al 100% ci sono dietro loro.

Direte: ma perchè allora virtualmente tutti i siti controinformativi diffondono questa versione? Beh, essendoci passato anch’io, posso dare la mia opinione: anche nella controinformazione online c’è una gerarchia, nella quale troviamo siti piuttosto rinomati che in un modo o nell’altro danno informazioni etichettate come certe, le quali vengono riportate da altri siti un po’ meno “grossi”, un po’ meno famosi, nati dopo i primi (e spesso partendo proprio dall’aver conosciuto questi). Informazioni che vengono riprese da siti più piccoli, poi da quelli più piccoli ancora e via così. E mentre molte informazioni sono effettivamente certe, alcune vengono, a mio avviso, solo spacciate come tali.

Non parlo di siti assurdi e stralunati, pieni di vaccate fantasiose che anche un poppante capirebbe al primo acchitto. Intendo siti con almeno un minimo di attendibilità. A sinistra in questa pagina ce ne sono alcuni, ma sicuramente ne conoscerete altri mille oltre a questi. Nel meccanismo “a cascata” che ho descritto prima, tra un gradino e il sottostante si ha una perdita di autorevolezza e di attendibilità: le informazioni prese dal “piano superiore” vengono sempre più prese come date, senza grandi verifiche, ma basandosi sempre più sui gusti personali del gestore del blog (perchè, tendenzialmente, a parte i grandi siti, dietro a blog più amatoriali si cela solo una persona. Questo blog ne è un esempio).

Anche nella controinformazione digitale, quindi, c’è una sorta di oligarchia, anche se molto più debole se paragonata a quella presente nell’informazione mainstream. Ma quando questa oligarchia si è fatta un nome con il suo modo di vedere gli avvenimenti e il mondo, altri si sono seduti su questa visione, senz’altro in buona fede, e l’hanno diffusa a macchia d’olio, arrivando ad altri neofiti in via di disintossicazione dall’oppio di tv e giornali, adeguatisi a loro volta alla visione e via dicendo. Ci sono passato anch’io ed è evidente se date un’occhiata a molti dei post presenti sul blog, specialmente quelli fino all’inizio di quest’anno.

Eppure su questo movimento contro la finanza mondiale, a differenza per esempio della cosiddetta “primavera araba”, non mi sento di schierarmi con gli altri “colleghi” controinformatori. Penso, anzi, che ci sia la mano di qualcuno in alto, nella gerarchia politico-economica sotterranea mondiale, che frega proprio chi pensa di stare smascherando l’èlite denunciandola come presunta mandante delle proteste.

Un punto fondamentale, e veritiero, dell’informazione maldestramente definita “alternativa” è che il vero potere mondiale viene esercitato da banchieri, grandi finanzieri e manager di multinazionali che sottomettono col potere del denaro i politici di turno, meri pupazzi sbattuti in prima pagina per attirare le ire del popolo e per consentire loro di agire indisturbati nell’ombra. Benissimo, sono assolutamente d’accordo. Altro punto saliente, e diretta conseguenza di quanto appena detto, è che le grandi proteste si rivolgono verso la facciata del potere (politici &co.), mantenendo intoccata la sua vera struttura portante. Sono d’accordo anche qui. Ergo, una protesta mondiale nei confronti della grande finanza, delle banche e del vero potere, dovrebbe essere ben accetta. E invece no, non va bene neanche così. I potenti useranno questa situazione (da loro creata, naturalmente) a loro vantaggio per imporre una moneta unica mondiale, ad esempio. Non ho letto nessun post che arrivi a questa conclusione ma solo perchè, come ho detto all’inizio, la mia attenzione è momentaneamente rivolta verso altri lidi e dedico meno tempo alla geopolitica…

Forse l’èlite non è così onnipotente come sembra risultare da molti siti di informazione alternativa: forse, anzi, si appoggia a questi stessi siti per diffondere la (falsa) percezione di avere il potere assoluto. E’ talmente debole che di fronte ad un minimo attacco ha bisogno dell’aiuto di persone in buona fede, che cercano di capirne di più sul mondo, per apparire invincibile. Non lo è. potenza e libertà

E ovviamente sono stra-sicuro che la stragrande maggioranza dei blogger diffonde questa falsa percezione di onnipotenza involontariamente e, anzi, in buona fede, convinti di combattere il vero potere, mentre in realtà lo stanno aiutando a coprirne le (pesanti) debolezze. Ne sono stra-sicuro perchè, ripeto, l’ho fatto anch’io innumerevoli volte su questo blog, e solo ora me ne rendo conto. Meglio tardi che mai…

Pace.

06 ottobre 2011

La verità dello Sfidante

Un utente anonimo mi ha segnalato nei commenti il link ad un sito, Lo Sfidante, nel quale è presente un video (per una volta italiano) di circa 3 ore e mezza. Di che parla? Di me, di te, di voi, di noi. In pratica, riguarda l’ego e le sue manifestazioni, le sue tattiche usate per imporsi e la “trappola” subdola, nella quale cadiamo più o meno tutti, di identificare il nostro essere con i pensieri della nostra mente superficiale.

Intanto, ringrazio profondamente la persona anonima che me l’ha segnalato: grazie! In verità, lo avevo già visto un paio di anni fa, ma 1) non ero riuscito a vederlo tutto e 2) non ci avevo capito granchè. Non ero ancora pronto…

E mi scuso se rispondo solo adesso: volevo farlo nei commenti ma poi ho deciso di dedicare alla faccenda un bel post intero.

Mi sono riletto il testo del filmato ed è estremamente interessante, nonchè molto vero. Mi ha fatto anche piacere notare che a molte affermazioni e conclusioni ci sono arrivato da solo e solo recentemente. Proprio per questo, non sarei riuscito a capire bene l’argomento fino a pochissime settimane fa e, con il tempismo perfetto tipico dell’Infinito, ecco arrivare via etere l’aiuto per il prossimo step di comprensione personale. Grazie ancora all’amico anonimo (se vuoi anche dire il tuo nome, anche senza cognome chisseneimporta, fallo pure) ed è l’ennesima conferma, per me, del fatto che la casualità è solo un mito, un concetto puramente dettato dalla mancanza di consapevolezza.

Il mio consiglio è: guardate il video o leggete il testo (che secondo me è meglio) perchè merita.

Nel commento mi è anche stato chiesto il mio parere a riguardo. Ok, eccolo. Mi trovo d’accordo praticamente su tutto quanto viene detto. Ho solo un paio di osservazioni: penso per una scelta di chi l’ha ideato, il discorso è incentrato sull’individuo e si tende a trascurare l’unità nostra con l’Esistenza, anche se, a ben vedere, questa è proprio il risultato di chi riesce a zittire il caos generato dallo Sfidante. Tuttavia, secondo me, sarebbe un punto importante da mettere bene scritto da subito. Anche perchè, essendo tutti noi Uno con l’Esistenza, ciò che chiedi ti sarà dato (vedi qui) e puoi quindi chiedere consapevolmente l’aiuto dell’Infinito per riuscire nell’”impresa” e l’Infinito te lo fornirà. Chiedilo sinceramente e come se lo avessi già ottenuto, perchè è così.

Seconda osservazione è il fatto che, a mio modo di vedere, l’immagine dello Sfidante che trasuda dalle parole usate nel testo è quella di un ostacolo cattivo messo lì per intrappolarci e sottometterci, farci provare solo dolore e distruggerci, ogni singolo giorno. Io non la vedo così: l’ego, perchè è di questo che si tratta in fin dei conti, non è intrinsecamente cattivo, malvagio e perfido, semplicemente perchè il malvagio assoluto non esiste. Così come il caso, anche il male assoluto è una visione figlia dell’inconsapevolezza della Realtà. E allora che cos’è lo Sfidante? E’ un’opportunità: il suo compito è di mostrarci una via e fare di tutto perchè noi, alla fine, capiamo che la sua è soltanto un’illusione e che la nostra essenza vera è oltre tutto ciò. E’ il classico servitore del “fai esperienza di ciò che non sei, in modo da capire cosa sei”: come puoi sapere cosa sia la luce, se non hai mai visto l’ombra? Non è lì per caso, ma per farci vivere male finchè non ne avremo abbastanza, finchè non saremo lì lì per affogare nel dolore, nella rabbia, nella frustrazione e solo allora capiremo che non ne vale la pena. O finchè non decideremo consapevolmente e diremo basta, senza arrivare al fondo del barile. Ad ogni modo non è quel nemico cattivone che, secondo me, viene dipinto nel video e descritto nel testo.

Terzo (ma non dovevano essere solo un paio?): il video è un po’ triste e quasi accusatorio. Il tono con cui vengono esposti concetti è piuttosto pesante, il ritmo è scarsino e tende a non attirare troppo: per questo penso sia molto meglio leggere il testo invece di guardare il film. In questo modo, l’assimilazione dei concetti diventa molto più personale e diretta, senza “l’interlocutore” a dare la sua propria impronta. Siccome già c’è lo Sfidante, metterci anche l’Interlocutore non mi sembra il caso… Scherzi a parte, è un’opinione più superficiale delle altre due qui sopra, ma sarebbe secondo me molto più giusto usare un tono più vivace ed entusiasta, che dia motivazione, grinta e gioia per affrontare quest’esperienza fantastica di evoluzione personale.

Ad ogni modo, faccio tanti complimenti alle persone che hanno messo a disposizione di tutti una fonte di informazione sulla crescita individuale così interessante ed importante: complimentoni e grazie mille! E ringrazio di nuovo il commentatore anonimo per avermi messo (di nuovo) davanti gli occhi “Lo Sfidante”: stavolta l’ho capito. Grazie!

03 ottobre 2011

Mani negli occhi

Non mi piace parlare di cronaca quotidiana (l’ho fatto solo poche volte, in passato), dato che per questo ci sono già decine di fonti di informazione, ma la vicenda dell’uomo che si cava gli occhi con le mani nella chiesa di Viareggio è parecchio ad effetto.

Il suo nome è Aldo Bianchini, 46 anni, è laureato in chimica e parla 5 lingue. Appena sentita la notizia ci sono un po’ rimasto… Non capita proprio tutti i giorni, ecco… Probabilmente il dettaglio più pazzesco, come se già l’intera faccenda non sia già abbastanza pazzesca nel suo complesso, è che si è strappato gli occhi con le sue mani. Forse è meglio ripeterlo: si è cavato gli occhi con le sue mani. Ha preso gli occhi fra le dita, ha premuto violentemente nelle orbite e poi, per concludere, ha dato un potente strattone facendo letteralmente staccare i bulbi dalle cavità orbitarie, con nervi ottici annessi e facendo sgorgare discrete (come minimo) quantità di sangue.

Afferma che una voce gli ha detto di farlo. Aldo assumeva farmaci per curare disturbi psichiatrici, ma da qualche tempo ne aveva sospeso l’utilizzo. I medici hanno tentato di rimettere gli occhi al loro posto, ma non c’è stato nulla da fare: rimarrà cieco.

E’ evidentemente una persona bisognosa di aiuto per guarire dai suoi problemi e gli auguro davvero di trovare la giusta strada e di vivere una vita più bella e felice. Per quel che conta, gli sono molto vicino: forza Aldo, ce la puoi fare! Il tuo è solo un caso eclatante tra le centinaia e migliaia di persone le cui menti sono offuscate dalle frustrazioni estreme causate dal silenzioso accumularsi di situazioni quotidiane sgradevoli. Silenzioso accumularsi che porta a diversi disturbi psichici, più o meno gravi.

E a tutti quelli che si beano di qualche presunta superiorità mentale e psicologica, sappiate che in realtà non siete diversi da Aldo: tutti noi siamo un po’ malati mentalmente, anche se pensiamo ingenuamente di essere sani. Se non lo fossimo, ora questa società per come la conosciamo non esisterebbe nemmeno e vivremmo in un paradigma decisamente migliore. Certo, non tutti arrivano a tali gesti estremi: ma allora il tutto si riduce ad una questione di gradi di follia.

Ti voglio bene, Aldo. Non servirà a granchè, ma è meglio di niente. E ancora meglio che giudicare.

29 settembre 2011

Essere e non essere

Sul filone del post precedente, ho trovato un estratto di Osho che calza piuttosto bene con l’argomento. Buona lettura!

(tratto da Osho.com)

Diventa la tua guida interiore

Non pensare con la testa, anzi, non pensare per nulla. Muoviti, prova nuove situazioni. Sarà difficile, perché la vecchia abitudine sarà di metterti a pensare. Devi essere vigile: non pensare, ma senti dentro di te cosa arriva nella mente. Potrai sentirti confuso molte volte, perché non saprai se ciò che arriva proviene dalla guida interiore o dalla superficie della mente. Ma presto imparerai a riconoscere la sensazione, la differenza.

Quando qualcosa arriva dall'interno, proverrà dall'ombelico e si muoverà verso l'alto. Potrai sentirne il flusso, il calore, che arriva dall'ombelico e va verso l'alto. Quando è solo un pensiero della mente, è solo in superficie, nella testa, e poi va verso il basso. Se la mente ha deciso qualcosa, allora devi forzarlo verso il basso. Se è la tua guida interiore a decidere, allora qualcosa si sposterà in te verso l'alto, provenendo dal nucleo più profondo del tuo essere e andando verso la mente. La mente lo riceve, ma non appartiene ad essa. Arriva da uno spazio al di là della mente, e proprio per questo la mente ne ha paura.

Tutte le volte in cui ti trovi in una situazione e non sai come uscirne, non pensare, rimani in uno stato di profondo non-pensiero e permetti alla guida interiore di dirigerti. All'inizio avrai paura, sarai insicuro, ma presto, quando ti accorgerai che ogni volta arrivi alla conclusione giusta, alla porta giusta, il tuo coraggio crescerà e avrai fiducia.

Io chiamo questa fiducia, fede. Questa è veramente fede religiosa: la fiducia nella guida interiore. Ragionare fa parte dell'ego; sei tu che credi in te stesso. Nel momento in cui vai in profondità, arrivi all'anima stessa dell'universo: la tua guida interiore è parte della guida divina. Quando la segui, segui la guida divina; quando segui te stesso, stai rendendo tutto più complicato, e non sai cosa stai facendo. Puoi pensare di essere molto saggio, ma non lo sei.

La saggezza è del cuore, non dell'intelletto. La saggezza viene dal più profondo del tuo essere, non dalla testa. Tagliati la testa, rimani senza testa, e segui l'essere, dovunque ti porti. Se ti porta nel pericolo, vai nel pericolo, perché quello sarà il cammino per la tua crescita. Attraverso il pericolo crescerai e diventerai maturo.

26 settembre 2011

Religione, scienza e spirito dicono la stessa cosa in modi diversi

Ovvero: per essere, devi non-essere. Chiedi ciò che hai e ti sarà dato.

Aah, i paradossi, meraviglie straordinarie che nascondono la Verità a chi si arrende alla loro apparente assurdità logica.

Ecco, la logica, questa pietra fondamentale su cui costruiamo il nostro piccolo regno mentale e nella quale ci rifugiamo quando qualche cosa ci rimane incomprensibile. In poche parole, la nostra (e sottolineo nostra) logica attuale classica può essere definita “logica esclusiva” oppure “logica dell’o”: un oggetto è freddo o caldo; una persona è buona o cattiva, e così via. E’ una naturale ed evidente conseguenza dell’idea di dualità.

Il che, sul piano fisico, può anche andare bene: un’auto è nera o blu o rossa. Sollevando leggermente il naso dal terreno e guardando un pelino più lontano, approfondendo lo sguardo, siffatta logica tende a non rivelarsi così veritiera.

La scienza sta arrivando a capire che tutto è interconnesso con tutto il resto; lo spirito dice che tutto è uno; Cristo insegna l’amore incondizionato verso il prossimo.

La scienza sta arrivando a capire che è utile immergersi emozionalmente e sentimentalmente in qualcosa come se già la si avesse, se si vuole ottenerla davvero; lo spirito dice che tutto l’infinito è qui e che bisogna solo scegliere tra di esso; la religione cristiana (scritto molto tra le righe, come l’asterisco nelle pubblicità delle macchine) afferma di pregare per ottenere ciò che si vuole ed avere una fede incrollabile nel processo (Gesù ne parlava così: “Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”, Marco 11:24).

Quello che la scienza non capisce, e non potrà mai capire con il paradigma attuale, è che la vera esistenza è il non-essere; lo spirito dice che l’ego è soltanto, da un certo livello in poi, un’illusione e che la vera essenza è il Niente e il Tutto contemporaneamente; la religione invita a rimettere sè stessi a Dio.

Sulla religione è giusto spendere proprio due parole: oltre ad essere stati rivisti, modificati, eliminati e prosciugati, purtroppo e per fortuna i testi della Bibbia sono molto aperti ad interpretazioni diverse e contrastanti. Forse anche per questo la Bibbia è chiamata “testo sacro”: è in grado di metterti davanti alla tua visione del mondo e della vita, visto che la si legge e la si interpreta in maniera personale (o almeno dovrebbe essere così). Ad esempio, Dio altro non è che l’Infinito ed è tutto ciò che è (quindi anche noi ci siamo dentro), che è stato e che sarà, incluso ciò che non è mai stato, che non è e che mai sarà ed intrinsecamente è ciò che percepiamo come amore. La fede è la sicurezza nel chiedere qualcosa che nell’infinito già esiste in ogni momento e che noi scegliamo di sperimentare. Il rimettere la propria volontà a Dio è la dissoluzione dell’ego, il capire che in realtà ognuno di noi non è soltanto uno, ma è nulla e tutto contemporaneamente.

Il resto è pressochè superfluo, accessorio: tutti i dogmi, i doveri e i divieti non hanno una grandissima utilità, a meno che non si scelga di darne loro o a meno che non se ne senta il bisogno.

Non so se avete notato, ma un paio di volte ho usato la “e” al posto della “o”. Ho scritto “la vera essenza è il Niente e il Tutto contemporaneamente”; “ognuno di noi non è soltanto uno, ma è nulla e tutto contemporaneamente”. Potremmo chiamarla “logica dell’e”, una sorta di logica quantistica, ed è estremamente importante se si vogliono davvero capire “le cose dello spirito”. Una volta assimilata, bam! si è a cavallo.

Tre visioni diverse, tre modi diversi per giungere a termini diversi che descrivono le fondamenta stesse della Realtà. Non è meraviglioso?

 

P.S.: per “la scienza”, vedi qui e qui.

 

18 settembre 2011

Bill Hicks - Deficit

Ecco a voi, cari lettori, un altro estratto del Sommo Bill Hicks, dal meraviglioso album Rant In E-Minor.

Qui, Bill parla del deficit e dei politici, soffermandosi su un paio di esempi di estremisti di Destra.

Buona visione e soprattutto buon ascolto!


12 settembre 2011

9/11: un giornalista non dovrebbe informarsi?

Ieri sera ho visto l’ennesimo caso di diffamazione nei confronti di tutte quelle persone (parenti dei defunti dell’11 settembre inclusi) che hanno tentato e tentano tuttora di saperne di più su ciò che successe quel fatidico giorno.

Il giornalista Antonio Monda, al termine del suo servizio nell’edizione delle 20 del TG La7 dell’11 settembre 2011, predica la sua morale con queste testuali parole:

“I libri, i documentari, i servizi giornalistici che purtroppo oggi funzionano commercialmente meglio sono quelli segnati dalla dietrologia e dal cospirazionismo. E poco importa se queste ipotetiche ricostruzioni rivelatorie, caratterizzate da antiamericanismo e antisemitismo, siano inevitabilmente smantellate da valanghe di prove inconfutabili, oltre che dal semplice buon senso”

Se non ci credete, a questo indirizzo c’è l’intera edizione del telegiornale: basta andare al minuto 30 circa per osservare questo omino occhialuto mentre espleta la sua funzione con aria di compatimento e di pena (glielo si legge in faccia) nei confronti di tutti quei pazzi scellerati che non si bevono la versione ufficiale e tutte le sue fallacie.

Ora, sicuramente “là fuori” esistono teorie che fanno quantomeno sorridere. Poi che siano “caratterizzate da antiamericanismo e antisemitismo” non lo so: onestamente, di queste teorie non mi importa e non me ne sono mai interessato.

Ma ci sono tante persone che indagano onestamente, senza magari nemmeno proporre una teoria alternativa perchè non spetta loro farlo: l’unico lavoro che compiono è porre in evidenza impossibilità fisiche, strane coincidenze e mancanze nella cosiddetta “versione ufficiale”. Punto. E’ un fatto inconfutabile che il crollo delle torri è praticamente identico ad una demolizione controllata e che è FISICAMENTE IMPOSSIBILE che una disfatta simile possa essere stata causata dallo schianto degli aerei e dai conseguenti incendi soltanto. A conferma di ciò, è di un paio di anni fa la notizia del ritrovamento di nano-termite nelle macerie del WTC.

Chiedo gentilmente al giornalista Antonio Monda di fornire le prove inconfutabili che smentiscano le leggi della fisica. O che in questo ci sia dell’antiamericanismo e dell’antisemitismo. E che cosa dice il buon senso?

Il debunking delle prove fornite da chi non si è bevuto la versione ufficiale (senza per questo credere in teorie astruse) è miseramente fallito e persone come Attivissimo, incessante difensore del segreto di Pulcinella (ma perchè, poi?), hanno raccolto parecchie figuracce, come questa. E ci sono 12 domande ancora in attesa di risposte serie e non retoriche.

A questo punto, dieci anni dopo (DIECI), chi ancora crede ciecamente al governo americano e alla sua storiella è:

1) una persona che non si è mai interessata più di tanto a cercare di capirne di più;

2) una persona che rifiuta di credere che sia tutto una menzogna, nonostante le prove mostratele;

3) una persona che ha interessi di qualche genere nel diffondere una certa versione dei fatti.

Mentre nei primi due casi non c’è nulla di male, il terzo è proprio da puttane intellettuali. Questo vale per le “persone comuni”. Ma per un giornalista?

Nel primo caso, sarebbe un evidente caso di incompetenza, perchè il suo lavoro è informare gli altri dopo aver informato sè stesso, e non parlare a vanvera; nel secondo una mancanza di professionalità, perchè non puoi tacere sui fatti che tu, giornalista, rifiuti; infine, nel terzo caso sarebbe uno dei tanti casi di intelletto al servizio del denaro. Ad ogni modo, il signor Monda ha peccato di serietà nel suo lavoro e il mio non è un moto di offesa nei suoi confronti (che beneficio ne trarrei io e che beneficio ne trarremmo tutti noi?), ma una sorta di monito ad essere più serio in ciò che fa. Un’opportunità e non un giudizio, insomma.

Pace.

11 settembre 2011

9/11: per non dimenticare

Molto probabilmente lo avrete già visto e rivisto, dato che non è proprio nuovissimo, ma lo metto comunque.

Buona visione!

09 settembre 2011

Rovesciare la mentalità

Il popolo italico è tornato dalle ferie ebbro di tanta cioia, come dicono Ratzinger e più o meno tutti i teutonici ansiosi di parlare l’itagliano. E mentre i media diffondono il terrore psicologico di miliardi di euro mandati in fumo in tre quarti di secondo, di ricamati tagli alle spese dello Stato (leggi “meno soldi per il popolo e più ricchezza per i più ricchi”), la piccola solfa quotidiana è all’incirca la stessa. L’unica differenza è l’aggiunta spropositata di coloriti epiteti rivolti a destra e in alto in impeti furiosi di rabbia hulkiana, con tanto di camicia strappata (i pantaloni, chissà perchè, rimangono sempre interi) e urla animalesche.

In ogniddòve è la frustrazione a dominare. E i canali di sfogo sono: il governo e le banche, puntualmente riempiti di sonore offese verbali e scariche rabbiose di espressioni facciali contornate da un sottile filo di bavetta e gesti corporei degni del peggior ultrà bergamasco (non me ne vogliate).

La soluzione ultima sembra quella del “mandarli tutti a casa e sostituirli con altre persone, migliori”. Ingenui.

Tenuto conto che i veri detentori del potere decisionale rimangono imboscati dietro i pagliacci da tiggì e da quotidiano, la semplice sostituzione di suddetti ciarlatani non risolve nulla: i capi supremi faranno sì che altri ciarlatani, questa volta vestiti eleganti, vadano in primo piano e, beffa aggiunta al danno, ottengano il sostegno spontaneo del volgo al grido di “libertà!” ed altri spropositi simili. Questa rivoluzione andrebbe a puttane in poco tempo.

Sia chiaro, meglio che niente, eh: un bel moto di risveglio non è mai un brutto affare.

Ma, a mio modesto avviso, il problema resterebbe. Perchè? Benissimo, ammettiamo anche che per intercessione divina i supremi venissero defenestrati (nel senso che venissero lanciati dal 160esimo ed ultimo piano del Burj Khalifa). Pensate che, nel tempo, nessuno e dico nessuno riuscirebbe a prendere il loro cadreghino? Che non si formerebbe una nuova èlite? Nah.

Come sempre, o quasi, in questa società si pensa di risolvere i problemi che ci affliggono, quando in realtà si sta iniettando solo un insipido placebo. Ma mentre con il famigerato “effetto placebo” si può anche stare effettivamente meglio, qui è una illusione bella e bona.

Il primo esempio che mi balza al cervello è quello dell’industria farmaceutica. E’ piuttosto banale, in effetti, e il solo parlarne rischia di far cadere in depressione, portandovi ad avere effettivamente bisogno delle “cure” di Big Pharma. Detto brevemente: le aziende farmaceutiche non traggono profitti dal far stare bene le persone, ma dal far perdurare le malattie. E’ piuttosto ovvio, se ci pensate: più la gente sta bene, meno farmaci si vendono e meno introiti ci sono per Bayer e soci.

Il secondo esempio è quello dei criminali, forse meno evidente del primo e proprio per questo più interessante. Cosa facciamo noi, ora, quando (e se) becchiamo un criminale? Lo distruggiamo, sostanzialmente. A meno che non abbia i soldi, certo… In pratica, il ciula di turno viene massacrato, sbattuto in galera e la sua vita è rovinata. Viene giudicato e punito. E in questo modo noi pensiamo di aver “fatto giustizia”, di aver “tolto un criminale dalle strade”, di aver “ridotto la criminalità” e altre fandonie del genere. Fandonie, appunto. In realtà, il problema non si è spostato di una virgola: è lì, come prima più di prima.

Ciò per dire che è inutile prendersela con le persone fisiche attrici del momento. Il problema è a monte: è la mentalità. Basta fermarsi un picosecondo e ragionarci sopra, anche se il lavoro, e “devo fare questo”, e “devo andare di qua”, e “chissà cosa pensa di me”, e “devo dimagrire” e cazzi simili tendono a bloccarci.

La società odierna, come (purtroppo) tutte quelle del passato conosciuto, ha un totem centrale intorno al quale è costruita: l’egoismo. L’idea stessa di “potere” è una rappresentazione dell’egoismo e il voler controllare la massa, dividerla e dominarla, lasciandole soltanto l’insulsa sensazione di essere libera, beh… Fate voi. Chi ha il potere lo protegge a tutti i costi e ne vuole sempre di più: chi ha soldi li protegge e ne vuole sempre di più. Moriranno milioni di persone per l’interesse di pochi? Ecchissenefrega!

I media diffondono quotidianamente paura e diffidenza, in modo da alimentare l’ego e l’istinto di sopravvivenza. Bisogna possedere oggetti, ottenere giudizi sempre positivi dagli altri, essere sempre i migliori, in competizione. Quando non si parla di xenofobia, omicidi, crisi economiche, pessimismo e rassegnazione, quali argomenti vengono tirati in ballo? Il gossip, il calcio (soldi, competizione ed egoismo nascosti dietro un pallone), la cucina e quelle simpaticissime fiction.

Ma il bello? La gioia? L’altruismo, la compassione, le persone vere? No, sempre meno, perchè non puoi fidarti degli altri. Hai sentito di quel russo che ha mangiato un uomo? O di quella donna scippata a Roma, che adesso è in coma? E gli immigrati? No no, io penso per me e stop. Gli altri si fottano.

Ma se invece di pensare ai soldi, al potere e al successo, pensassimo chessò… all’effettivo benessere? Se, così per dire eh, curassimo effettivamente le malattie?
Se, invece di giudicare e punire la singola persona, provassimo a capire la cause del suo agire? E di quello degli altri? E se provassimo a risolvere effettivamente il problema? Non si riuscirà a debellarlo e non sarebbe nemmeno meglio farlo, ma ridurlo drasticamente sì.

E’ piuttosto semplice, per cominciare. Tra le varie conseguenze (che diventa causa a sua volta) della mentalità egoistica dominante, ce ne è una secondo me sottovalutata: ricordare le proprie esperienze in maniera distorta. Mi spiego. Mi è capitato tante volte di sentire persone dire “Eh, la vita è dura. Io ho avuto tante delusioni, tanti momenti brutti. Quelli belli sono pochi, molto pochi. Ho dato tanto e ho preso solo sberle, ma adesso basta” e poi magari aggiungere, in uno sprazzo di lucidità, “Però, comunque sia, è bella la vita”. Ci si dimentica troppo facilmente dei bei momenti per concentrarsi su quello che ci ha fatto male e ciò influenza abbastanza pesantemente la nostra psiche. Una risata, un panorama, uno sguardo, una figura di merda, un consiglio. Le cosiddette “piccole cose”. Non siamo abituati a goderle e, di conseguenza, a ricordarle.

Solo allora si riesce a vedere la vita (o forse è meglio dire “esistenza”) per quella che è: stupenda, nella quale sia il bello che, forse soprattutto, il brutto sono occasioni perenni per crescere ed evolvere. In positivo, non in negativo: occasioni, non punizioni.

E allora fanculo il potere! Fanculo il governo, l’economia, Monica Setta, Studio Aperto e il Papa! Non abbiamo bisogno di voi. Sappiamo come si vive, siamo esseri evoluti, cazzo! Non ci fate più paura e anzi vi esortiamo ad evolvere voi stessi. Ora sappiamo perdonare e non punire, comprendere e non giudicare, amare e non odiare. Siamo liberi con noi e fra di noi, perchè, senza la libertà fra le persone, chiedere la libertà dall’oppressione di qualche dittatura è miopia, anche se non è sbagliato.

La rivoluzione più potente che si possa mai compiere è la drastica riduzione dell’egoismo, che è la mentalità propagandata dal potere e nella quale ci perdiamo inutilmente. Le persone vanno e vengono, per questo è utile solo fino ad un certo punto cacciare presidenti e ministri insieme ai banchieri. Dopotutto, anche loro sono persone venute al mondo dall’unione di uno spermatozoo con un ovulo e sono cresciute sul nostro stesso granellino di sabbia nell’Universo.

Si potranno abbattere governi, girare il mondo sottosopra, e comunque, se la mentalità dominante tra la gente stessa, ancor prima che tra i potenti (che, almeno per parte della loro vita, fanno parte della gente) sarà l’egoismo, nulla cambierà . Ah no, scusate: invece di “fanculo Berlusconi” diremo “fanculo Fini”. Eh beh…

04 settembre 2011

La nostra conoscenza della storia umana è moooolto parziale

(tratto da Luogocomune.net)

La sorpresa di Gobekli-Tepe

di Ahmbar


La recente scoperta (1994) del sito archeologico di Gobekli Tepe, situato nel Kurdistan meridionale, e’ avvenuta in sordina, come spesso accade per le cose che cambiano veramente la vita e la storia dell’uomo.

Da quanto ci e’ stato insegnato, l’evoluzione umana ha avuto un andamento lineare. I nostri antenati vivevano nelle caverne, sostentandosi con cio’ che raccoglievano e cacciavano, piu’ o meno 6000 anni fa’ nella valle dell’indo hanno iniziato a lavorare la terra, diventando da migranti a stanziali, e da li’ e’ iniziato il lungo viaggio, spargendo la conoscenza su tutto il pianeta, che ha portato l’umanita’ a tutte le meraviglie odierne.


Di indizi di una possibile fallacia di questa teoria e’ (letteralmente) pieno il mondo, ma la stragrande maggioranza di queste prove sono costruzioni in pietra, che ha si il vantaggio di “viaggiare attraverso i tempi”, fornendoci testimonianza dell'avanzato grado di cultura e/o conoscenza dei nostri ante-antenati, ma che ha un limite ben preciso: non la si puo’ datare con precisione.


E cosi’ la “storia, non le fantasie”, ha sempre potuto liquidare questi indizi, riportando le date di costruzione a quando l’evoluzione umana possedeva, almeno parzialmente, gli strumenti e/o il grado di cultura adeguati alla loro complessita’ e difficolta’ di realizzazione.


Da tempo sempre piu’ persone ritengono questi “adattamenti temporali” delle vere e proprie forzature, che sfidano non solo la logica, ma a volte la stessa scienza. Ma per gli archeologi gli indizi, le deduzioni, le intuizioni o le vere e proprie anomalie non sono mai state sufficienti ad affrontare una possibile realta' ben diversa da quella da loro costruita.


Con Gobelki Tepe, pero', da ora e per sempre cambia tutto. Da oggi, infatti, parlare di civilizzazioni umane di 12000 anni fa non sara’ piu’ considerata un’eresia. Anzi, saranno gli stessi archeologi ( e non solo loro...) a dover cambiare molte "interpretazioni” che, sino a prima della scoperta in Turchia, sono state invece considerate prove scientifiche.


Ma cosa rende questo sito archeologico unico, e lo proietta direttamente nel regno ai confini fra lo straordinario ed il fantastico, nella visione "ortodossa" della scienza?
E’ presto detto: la datazione al radiocarbonio di reperti fossili ritrovati nel luogo, la quale ci dice, aldila’ di ogni ragionevole dubbio, che il complesso è stato edificato 12.000 anni fa, forse anche 13.000 anni. Ciò significa che è stato costruito intorno al 10.000 a.C.


Comprensibili le reazioni degli archeologi che da quasi 15 anni stanno lavorando sul campo, che hanno visto le loro credenze sciogliersi come neve al sole
‘Gobekli Tepe cambia tutto’, spiega Ian Hodder, della Stanford University.
David Lewis-Williams, docente di archeologia presso l’Università Witwatersrand a Johannesburg, dice: ‘Gobekli Tepe è il più importante sito archeologico del mondo.’
Alcuni vanno oltre e dicono che il sito e le sue implicazioni sono incredibili. Il professore universitario Steve Mithen dice: ‘Gobekli Tepe è troppo straordinario per la mia mente.’

http://www.express-news.it/misteri/gobekli-tepe-e-un-tempio-di-12-000-anni-fa/
Assumono quindi un tono quasi grottesco i tentativi degli studiosi di “inserirlo” nella cronologia ufficiale dell’evoluzione umana.


Leggiamo cosa dice al proposito Klaus Schmidt, l'archeologo che per primo ha iniziato gli scavi: E’ così vecchio che precede la vita sedentaria dell’uomo, prima della ceramica, della scrittura, prima di tutto.
Gobekli proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori. Come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso?


La risposta e’ gia’ a loro disposizione, e la conoscerebbero da tempo se non fossero ancora legati dagli antichi pregiudizi a noi spesso tramandati come “certezze scientifiche” , e cioe' che non erano certo uomini delle caverne quelli che avevano simili conoscenze di ingegneria, matematica e lavorazione della pietra, o che potevano conoscere la scrittura, inventata millenni dopo.


Eppure, non bastassero gia' le datazioni dei reperti fossili, a Gobekli Tepe hanno gia' ritrovato anche questo, con buona pace alla valle dell'indo ed alla panspermia della civilta' in tutto il pianeta da li' originatasi.



Alcune foto del sito



Una ricostruzione di come doveva essere in passato:

Per l’archeologia questo e’ quindi un ritrovamento incomprensibile, e l'evidente imbarazzo di chi si vede crollare il castello di carta sotto i piedi e' piu' che palese. Per chi da tempo sostiene invece la presenza di civilizzazioni umane ben piu’ evolute di quanto si supponesse nel nostro lontano (o lontanissimo) passato, e’ finalmente una conferma, senza “se” e senza “ma”.


Ahmbar


L’articolo prosegue con questa scheda di approfondimento.

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Il mio consiglio? Leggete anche la scheda di approfondimento.