29 settembre 2011

Essere e non essere

Sul filone del post precedente, ho trovato un estratto di Osho che calza piuttosto bene con l’argomento. Buona lettura!

(tratto da Osho.com)

Diventa la tua guida interiore

Non pensare con la testa, anzi, non pensare per nulla. Muoviti, prova nuove situazioni. Sarà difficile, perché la vecchia abitudine sarà di metterti a pensare. Devi essere vigile: non pensare, ma senti dentro di te cosa arriva nella mente. Potrai sentirti confuso molte volte, perché non saprai se ciò che arriva proviene dalla guida interiore o dalla superficie della mente. Ma presto imparerai a riconoscere la sensazione, la differenza.

Quando qualcosa arriva dall'interno, proverrà dall'ombelico e si muoverà verso l'alto. Potrai sentirne il flusso, il calore, che arriva dall'ombelico e va verso l'alto. Quando è solo un pensiero della mente, è solo in superficie, nella testa, e poi va verso il basso. Se la mente ha deciso qualcosa, allora devi forzarlo verso il basso. Se è la tua guida interiore a decidere, allora qualcosa si sposterà in te verso l'alto, provenendo dal nucleo più profondo del tuo essere e andando verso la mente. La mente lo riceve, ma non appartiene ad essa. Arriva da uno spazio al di là della mente, e proprio per questo la mente ne ha paura.

Tutte le volte in cui ti trovi in una situazione e non sai come uscirne, non pensare, rimani in uno stato di profondo non-pensiero e permetti alla guida interiore di dirigerti. All'inizio avrai paura, sarai insicuro, ma presto, quando ti accorgerai che ogni volta arrivi alla conclusione giusta, alla porta giusta, il tuo coraggio crescerà e avrai fiducia.

Io chiamo questa fiducia, fede. Questa è veramente fede religiosa: la fiducia nella guida interiore. Ragionare fa parte dell'ego; sei tu che credi in te stesso. Nel momento in cui vai in profondità, arrivi all'anima stessa dell'universo: la tua guida interiore è parte della guida divina. Quando la segui, segui la guida divina; quando segui te stesso, stai rendendo tutto più complicato, e non sai cosa stai facendo. Puoi pensare di essere molto saggio, ma non lo sei.

La saggezza è del cuore, non dell'intelletto. La saggezza viene dal più profondo del tuo essere, non dalla testa. Tagliati la testa, rimani senza testa, e segui l'essere, dovunque ti porti. Se ti porta nel pericolo, vai nel pericolo, perché quello sarà il cammino per la tua crescita. Attraverso il pericolo crescerai e diventerai maturo.

26 settembre 2011

Religione, scienza e spirito dicono la stessa cosa in modi diversi

Ovvero: per essere, devi non-essere. Chiedi ciò che hai e ti sarà dato.

Aah, i paradossi, meraviglie straordinarie che nascondono la Verità a chi si arrende alla loro apparente assurdità logica.

Ecco, la logica, questa pietra fondamentale su cui costruiamo il nostro piccolo regno mentale e nella quale ci rifugiamo quando qualche cosa ci rimane incomprensibile. In poche parole, la nostra (e sottolineo nostra) logica attuale classica può essere definita “logica esclusiva” oppure “logica dell’o”: un oggetto è freddo o caldo; una persona è buona o cattiva, e così via. E’ una naturale ed evidente conseguenza dell’idea di dualità.

Il che, sul piano fisico, può anche andare bene: un’auto è nera o blu o rossa. Sollevando leggermente il naso dal terreno e guardando un pelino più lontano, approfondendo lo sguardo, siffatta logica tende a non rivelarsi così veritiera.

La scienza sta arrivando a capire che tutto è interconnesso con tutto il resto; lo spirito dice che tutto è uno; Cristo insegna l’amore incondizionato verso il prossimo.

La scienza sta arrivando a capire che è utile immergersi emozionalmente e sentimentalmente in qualcosa come se già la si avesse, se si vuole ottenerla davvero; lo spirito dice che tutto l’infinito è qui e che bisogna solo scegliere tra di esso; la religione cristiana (scritto molto tra le righe, come l’asterisco nelle pubblicità delle macchine) afferma di pregare per ottenere ciò che si vuole ed avere una fede incrollabile nel processo (Gesù ne parlava così: “Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”, Marco 11:24).

Quello che la scienza non capisce, e non potrà mai capire con il paradigma attuale, è che la vera esistenza è il non-essere; lo spirito dice che l’ego è soltanto, da un certo livello in poi, un’illusione e che la vera essenza è il Niente e il Tutto contemporaneamente; la religione invita a rimettere sè stessi a Dio.

Sulla religione è giusto spendere proprio due parole: oltre ad essere stati rivisti, modificati, eliminati e prosciugati, purtroppo e per fortuna i testi della Bibbia sono molto aperti ad interpretazioni diverse e contrastanti. Forse anche per questo la Bibbia è chiamata “testo sacro”: è in grado di metterti davanti alla tua visione del mondo e della vita, visto che la si legge e la si interpreta in maniera personale (o almeno dovrebbe essere così). Ad esempio, Dio altro non è che l’Infinito ed è tutto ciò che è (quindi anche noi ci siamo dentro), che è stato e che sarà, incluso ciò che non è mai stato, che non è e che mai sarà ed intrinsecamente è ciò che percepiamo come amore. La fede è la sicurezza nel chiedere qualcosa che nell’infinito già esiste in ogni momento e che noi scegliamo di sperimentare. Il rimettere la propria volontà a Dio è la dissoluzione dell’ego, il capire che in realtà ognuno di noi non è soltanto uno, ma è nulla e tutto contemporaneamente.

Il resto è pressochè superfluo, accessorio: tutti i dogmi, i doveri e i divieti non hanno una grandissima utilità, a meno che non si scelga di darne loro o a meno che non se ne senta il bisogno.

Non so se avete notato, ma un paio di volte ho usato la “e” al posto della “o”. Ho scritto “la vera essenza è il Niente e il Tutto contemporaneamente”; “ognuno di noi non è soltanto uno, ma è nulla e tutto contemporaneamente”. Potremmo chiamarla “logica dell’e”, una sorta di logica quantistica, ed è estremamente importante se si vogliono davvero capire “le cose dello spirito”. Una volta assimilata, bam! si è a cavallo.

Tre visioni diverse, tre modi diversi per giungere a termini diversi che descrivono le fondamenta stesse della Realtà. Non è meraviglioso?

 

P.S.: per “la scienza”, vedi qui e qui.

 

18 settembre 2011

Bill Hicks - Deficit

Ecco a voi, cari lettori, un altro estratto del Sommo Bill Hicks, dal meraviglioso album Rant In E-Minor.

Qui, Bill parla del deficit e dei politici, soffermandosi su un paio di esempi di estremisti di Destra.

Buona visione e soprattutto buon ascolto!


12 settembre 2011

9/11: un giornalista non dovrebbe informarsi?

Ieri sera ho visto l’ennesimo caso di diffamazione nei confronti di tutte quelle persone (parenti dei defunti dell’11 settembre inclusi) che hanno tentato e tentano tuttora di saperne di più su ciò che successe quel fatidico giorno.

Il giornalista Antonio Monda, al termine del suo servizio nell’edizione delle 20 del TG La7 dell’11 settembre 2011, predica la sua morale con queste testuali parole:

“I libri, i documentari, i servizi giornalistici che purtroppo oggi funzionano commercialmente meglio sono quelli segnati dalla dietrologia e dal cospirazionismo. E poco importa se queste ipotetiche ricostruzioni rivelatorie, caratterizzate da antiamericanismo e antisemitismo, siano inevitabilmente smantellate da valanghe di prove inconfutabili, oltre che dal semplice buon senso”

Se non ci credete, a questo indirizzo c’è l’intera edizione del telegiornale: basta andare al minuto 30 circa per osservare questo omino occhialuto mentre espleta la sua funzione con aria di compatimento e di pena (glielo si legge in faccia) nei confronti di tutti quei pazzi scellerati che non si bevono la versione ufficiale e tutte le sue fallacie.

Ora, sicuramente “là fuori” esistono teorie che fanno quantomeno sorridere. Poi che siano “caratterizzate da antiamericanismo e antisemitismo” non lo so: onestamente, di queste teorie non mi importa e non me ne sono mai interessato.

Ma ci sono tante persone che indagano onestamente, senza magari nemmeno proporre una teoria alternativa perchè non spetta loro farlo: l’unico lavoro che compiono è porre in evidenza impossibilità fisiche, strane coincidenze e mancanze nella cosiddetta “versione ufficiale”. Punto. E’ un fatto inconfutabile che il crollo delle torri è praticamente identico ad una demolizione controllata e che è FISICAMENTE IMPOSSIBILE che una disfatta simile possa essere stata causata dallo schianto degli aerei e dai conseguenti incendi soltanto. A conferma di ciò, è di un paio di anni fa la notizia del ritrovamento di nano-termite nelle macerie del WTC.

Chiedo gentilmente al giornalista Antonio Monda di fornire le prove inconfutabili che smentiscano le leggi della fisica. O che in questo ci sia dell’antiamericanismo e dell’antisemitismo. E che cosa dice il buon senso?

Il debunking delle prove fornite da chi non si è bevuto la versione ufficiale (senza per questo credere in teorie astruse) è miseramente fallito e persone come Attivissimo, incessante difensore del segreto di Pulcinella (ma perchè, poi?), hanno raccolto parecchie figuracce, come questa. E ci sono 12 domande ancora in attesa di risposte serie e non retoriche.

A questo punto, dieci anni dopo (DIECI), chi ancora crede ciecamente al governo americano e alla sua storiella è:

1) una persona che non si è mai interessata più di tanto a cercare di capirne di più;

2) una persona che rifiuta di credere che sia tutto una menzogna, nonostante le prove mostratele;

3) una persona che ha interessi di qualche genere nel diffondere una certa versione dei fatti.

Mentre nei primi due casi non c’è nulla di male, il terzo è proprio da puttane intellettuali. Questo vale per le “persone comuni”. Ma per un giornalista?

Nel primo caso, sarebbe un evidente caso di incompetenza, perchè il suo lavoro è informare gli altri dopo aver informato sè stesso, e non parlare a vanvera; nel secondo una mancanza di professionalità, perchè non puoi tacere sui fatti che tu, giornalista, rifiuti; infine, nel terzo caso sarebbe uno dei tanti casi di intelletto al servizio del denaro. Ad ogni modo, il signor Monda ha peccato di serietà nel suo lavoro e il mio non è un moto di offesa nei suoi confronti (che beneficio ne trarrei io e che beneficio ne trarremmo tutti noi?), ma una sorta di monito ad essere più serio in ciò che fa. Un’opportunità e non un giudizio, insomma.

Pace.

11 settembre 2011

9/11: per non dimenticare

Molto probabilmente lo avrete già visto e rivisto, dato che non è proprio nuovissimo, ma lo metto comunque.

Buona visione!

09 settembre 2011

Rovesciare la mentalità

Il popolo italico è tornato dalle ferie ebbro di tanta cioia, come dicono Ratzinger e più o meno tutti i teutonici ansiosi di parlare l’itagliano. E mentre i media diffondono il terrore psicologico di miliardi di euro mandati in fumo in tre quarti di secondo, di ricamati tagli alle spese dello Stato (leggi “meno soldi per il popolo e più ricchezza per i più ricchi”), la piccola solfa quotidiana è all’incirca la stessa. L’unica differenza è l’aggiunta spropositata di coloriti epiteti rivolti a destra e in alto in impeti furiosi di rabbia hulkiana, con tanto di camicia strappata (i pantaloni, chissà perchè, rimangono sempre interi) e urla animalesche.

In ogniddòve è la frustrazione a dominare. E i canali di sfogo sono: il governo e le banche, puntualmente riempiti di sonore offese verbali e scariche rabbiose di espressioni facciali contornate da un sottile filo di bavetta e gesti corporei degni del peggior ultrà bergamasco (non me ne vogliate).

La soluzione ultima sembra quella del “mandarli tutti a casa e sostituirli con altre persone, migliori”. Ingenui.

Tenuto conto che i veri detentori del potere decisionale rimangono imboscati dietro i pagliacci da tiggì e da quotidiano, la semplice sostituzione di suddetti ciarlatani non risolve nulla: i capi supremi faranno sì che altri ciarlatani, questa volta vestiti eleganti, vadano in primo piano e, beffa aggiunta al danno, ottengano il sostegno spontaneo del volgo al grido di “libertà!” ed altri spropositi simili. Questa rivoluzione andrebbe a puttane in poco tempo.

Sia chiaro, meglio che niente, eh: un bel moto di risveglio non è mai un brutto affare.

Ma, a mio modesto avviso, il problema resterebbe. Perchè? Benissimo, ammettiamo anche che per intercessione divina i supremi venissero defenestrati (nel senso che venissero lanciati dal 160esimo ed ultimo piano del Burj Khalifa). Pensate che, nel tempo, nessuno e dico nessuno riuscirebbe a prendere il loro cadreghino? Che non si formerebbe una nuova èlite? Nah.

Come sempre, o quasi, in questa società si pensa di risolvere i problemi che ci affliggono, quando in realtà si sta iniettando solo un insipido placebo. Ma mentre con il famigerato “effetto placebo” si può anche stare effettivamente meglio, qui è una illusione bella e bona.

Il primo esempio che mi balza al cervello è quello dell’industria farmaceutica. E’ piuttosto banale, in effetti, e il solo parlarne rischia di far cadere in depressione, portandovi ad avere effettivamente bisogno delle “cure” di Big Pharma. Detto brevemente: le aziende farmaceutiche non traggono profitti dal far stare bene le persone, ma dal far perdurare le malattie. E’ piuttosto ovvio, se ci pensate: più la gente sta bene, meno farmaci si vendono e meno introiti ci sono per Bayer e soci.

Il secondo esempio è quello dei criminali, forse meno evidente del primo e proprio per questo più interessante. Cosa facciamo noi, ora, quando (e se) becchiamo un criminale? Lo distruggiamo, sostanzialmente. A meno che non abbia i soldi, certo… In pratica, il ciula di turno viene massacrato, sbattuto in galera e la sua vita è rovinata. Viene giudicato e punito. E in questo modo noi pensiamo di aver “fatto giustizia”, di aver “tolto un criminale dalle strade”, di aver “ridotto la criminalità” e altre fandonie del genere. Fandonie, appunto. In realtà, il problema non si è spostato di una virgola: è lì, come prima più di prima.

Ciò per dire che è inutile prendersela con le persone fisiche attrici del momento. Il problema è a monte: è la mentalità. Basta fermarsi un picosecondo e ragionarci sopra, anche se il lavoro, e “devo fare questo”, e “devo andare di qua”, e “chissà cosa pensa di me”, e “devo dimagrire” e cazzi simili tendono a bloccarci.

La società odierna, come (purtroppo) tutte quelle del passato conosciuto, ha un totem centrale intorno al quale è costruita: l’egoismo. L’idea stessa di “potere” è una rappresentazione dell’egoismo e il voler controllare la massa, dividerla e dominarla, lasciandole soltanto l’insulsa sensazione di essere libera, beh… Fate voi. Chi ha il potere lo protegge a tutti i costi e ne vuole sempre di più: chi ha soldi li protegge e ne vuole sempre di più. Moriranno milioni di persone per l’interesse di pochi? Ecchissenefrega!

I media diffondono quotidianamente paura e diffidenza, in modo da alimentare l’ego e l’istinto di sopravvivenza. Bisogna possedere oggetti, ottenere giudizi sempre positivi dagli altri, essere sempre i migliori, in competizione. Quando non si parla di xenofobia, omicidi, crisi economiche, pessimismo e rassegnazione, quali argomenti vengono tirati in ballo? Il gossip, il calcio (soldi, competizione ed egoismo nascosti dietro un pallone), la cucina e quelle simpaticissime fiction.

Ma il bello? La gioia? L’altruismo, la compassione, le persone vere? No, sempre meno, perchè non puoi fidarti degli altri. Hai sentito di quel russo che ha mangiato un uomo? O di quella donna scippata a Roma, che adesso è in coma? E gli immigrati? No no, io penso per me e stop. Gli altri si fottano.

Ma se invece di pensare ai soldi, al potere e al successo, pensassimo chessò… all’effettivo benessere? Se, così per dire eh, curassimo effettivamente le malattie?
Se, invece di giudicare e punire la singola persona, provassimo a capire la cause del suo agire? E di quello degli altri? E se provassimo a risolvere effettivamente il problema? Non si riuscirà a debellarlo e non sarebbe nemmeno meglio farlo, ma ridurlo drasticamente sì.

E’ piuttosto semplice, per cominciare. Tra le varie conseguenze (che diventa causa a sua volta) della mentalità egoistica dominante, ce ne è una secondo me sottovalutata: ricordare le proprie esperienze in maniera distorta. Mi spiego. Mi è capitato tante volte di sentire persone dire “Eh, la vita è dura. Io ho avuto tante delusioni, tanti momenti brutti. Quelli belli sono pochi, molto pochi. Ho dato tanto e ho preso solo sberle, ma adesso basta” e poi magari aggiungere, in uno sprazzo di lucidità, “Però, comunque sia, è bella la vita”. Ci si dimentica troppo facilmente dei bei momenti per concentrarsi su quello che ci ha fatto male e ciò influenza abbastanza pesantemente la nostra psiche. Una risata, un panorama, uno sguardo, una figura di merda, un consiglio. Le cosiddette “piccole cose”. Non siamo abituati a goderle e, di conseguenza, a ricordarle.

Solo allora si riesce a vedere la vita (o forse è meglio dire “esistenza”) per quella che è: stupenda, nella quale sia il bello che, forse soprattutto, il brutto sono occasioni perenni per crescere ed evolvere. In positivo, non in negativo: occasioni, non punizioni.

E allora fanculo il potere! Fanculo il governo, l’economia, Monica Setta, Studio Aperto e il Papa! Non abbiamo bisogno di voi. Sappiamo come si vive, siamo esseri evoluti, cazzo! Non ci fate più paura e anzi vi esortiamo ad evolvere voi stessi. Ora sappiamo perdonare e non punire, comprendere e non giudicare, amare e non odiare. Siamo liberi con noi e fra di noi, perchè, senza la libertà fra le persone, chiedere la libertà dall’oppressione di qualche dittatura è miopia, anche se non è sbagliato.

La rivoluzione più potente che si possa mai compiere è la drastica riduzione dell’egoismo, che è la mentalità propagandata dal potere e nella quale ci perdiamo inutilmente. Le persone vanno e vengono, per questo è utile solo fino ad un certo punto cacciare presidenti e ministri insieme ai banchieri. Dopotutto, anche loro sono persone venute al mondo dall’unione di uno spermatozoo con un ovulo e sono cresciute sul nostro stesso granellino di sabbia nell’Universo.

Si potranno abbattere governi, girare il mondo sottosopra, e comunque, se la mentalità dominante tra la gente stessa, ancor prima che tra i potenti (che, almeno per parte della loro vita, fanno parte della gente) sarà l’egoismo, nulla cambierà . Ah no, scusate: invece di “fanculo Berlusconi” diremo “fanculo Fini”. Eh beh…

04 settembre 2011

La nostra conoscenza della storia umana è moooolto parziale

(tratto da Luogocomune.net)

La sorpresa di Gobekli-Tepe

di Ahmbar


La recente scoperta (1994) del sito archeologico di Gobekli Tepe, situato nel Kurdistan meridionale, e’ avvenuta in sordina, come spesso accade per le cose che cambiano veramente la vita e la storia dell’uomo.

Da quanto ci e’ stato insegnato, l’evoluzione umana ha avuto un andamento lineare. I nostri antenati vivevano nelle caverne, sostentandosi con cio’ che raccoglievano e cacciavano, piu’ o meno 6000 anni fa’ nella valle dell’indo hanno iniziato a lavorare la terra, diventando da migranti a stanziali, e da li’ e’ iniziato il lungo viaggio, spargendo la conoscenza su tutto il pianeta, che ha portato l’umanita’ a tutte le meraviglie odierne.


Di indizi di una possibile fallacia di questa teoria e’ (letteralmente) pieno il mondo, ma la stragrande maggioranza di queste prove sono costruzioni in pietra, che ha si il vantaggio di “viaggiare attraverso i tempi”, fornendoci testimonianza dell'avanzato grado di cultura e/o conoscenza dei nostri ante-antenati, ma che ha un limite ben preciso: non la si puo’ datare con precisione.


E cosi’ la “storia, non le fantasie”, ha sempre potuto liquidare questi indizi, riportando le date di costruzione a quando l’evoluzione umana possedeva, almeno parzialmente, gli strumenti e/o il grado di cultura adeguati alla loro complessita’ e difficolta’ di realizzazione.


Da tempo sempre piu’ persone ritengono questi “adattamenti temporali” delle vere e proprie forzature, che sfidano non solo la logica, ma a volte la stessa scienza. Ma per gli archeologi gli indizi, le deduzioni, le intuizioni o le vere e proprie anomalie non sono mai state sufficienti ad affrontare una possibile realta' ben diversa da quella da loro costruita.


Con Gobelki Tepe, pero', da ora e per sempre cambia tutto. Da oggi, infatti, parlare di civilizzazioni umane di 12000 anni fa non sara’ piu’ considerata un’eresia. Anzi, saranno gli stessi archeologi ( e non solo loro...) a dover cambiare molte "interpretazioni” che, sino a prima della scoperta in Turchia, sono state invece considerate prove scientifiche.


Ma cosa rende questo sito archeologico unico, e lo proietta direttamente nel regno ai confini fra lo straordinario ed il fantastico, nella visione "ortodossa" della scienza?
E’ presto detto: la datazione al radiocarbonio di reperti fossili ritrovati nel luogo, la quale ci dice, aldila’ di ogni ragionevole dubbio, che il complesso è stato edificato 12.000 anni fa, forse anche 13.000 anni. Ciò significa che è stato costruito intorno al 10.000 a.C.


Comprensibili le reazioni degli archeologi che da quasi 15 anni stanno lavorando sul campo, che hanno visto le loro credenze sciogliersi come neve al sole
‘Gobekli Tepe cambia tutto’, spiega Ian Hodder, della Stanford University.
David Lewis-Williams, docente di archeologia presso l’Università Witwatersrand a Johannesburg, dice: ‘Gobekli Tepe è il più importante sito archeologico del mondo.’
Alcuni vanno oltre e dicono che il sito e le sue implicazioni sono incredibili. Il professore universitario Steve Mithen dice: ‘Gobekli Tepe è troppo straordinario per la mia mente.’

http://www.express-news.it/misteri/gobekli-tepe-e-un-tempio-di-12-000-anni-fa/
Assumono quindi un tono quasi grottesco i tentativi degli studiosi di “inserirlo” nella cronologia ufficiale dell’evoluzione umana.


Leggiamo cosa dice al proposito Klaus Schmidt, l'archeologo che per primo ha iniziato gli scavi: E’ così vecchio che precede la vita sedentaria dell’uomo, prima della ceramica, della scrittura, prima di tutto.
Gobekli proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori. Come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso?


La risposta e’ gia’ a loro disposizione, e la conoscerebbero da tempo se non fossero ancora legati dagli antichi pregiudizi a noi spesso tramandati come “certezze scientifiche” , e cioe' che non erano certo uomini delle caverne quelli che avevano simili conoscenze di ingegneria, matematica e lavorazione della pietra, o che potevano conoscere la scrittura, inventata millenni dopo.


Eppure, non bastassero gia' le datazioni dei reperti fossili, a Gobekli Tepe hanno gia' ritrovato anche questo, con buona pace alla valle dell'indo ed alla panspermia della civilta' in tutto il pianeta da li' originatasi.



Alcune foto del sito



Una ricostruzione di come doveva essere in passato:

Per l’archeologia questo e’ quindi un ritrovamento incomprensibile, e l'evidente imbarazzo di chi si vede crollare il castello di carta sotto i piedi e' piu' che palese. Per chi da tempo sostiene invece la presenza di civilizzazioni umane ben piu’ evolute di quanto si supponesse nel nostro lontano (o lontanissimo) passato, e’ finalmente una conferma, senza “se” e senza “ma”.


Ahmbar


L’articolo prosegue con questa scheda di approfondimento.

--------------------------------------------------------

 

Il mio consiglio? Leggete anche la scheda di approfondimento.