24 dicembre 2013

Buon Natale!

Ragazzi e ragazze, vi auguro un meraviglioso Natale! E’ il simbolo della morte dell’ingannatore, del falso io, del diavolo, dell’ego, di quella cosa che identifichiamo con “noi” e la nascita della vera essenza. La ri-nascita, la seconda nascita spirituale (la prima è quella fisica derivante dall’incontro sessuale) per trascendere il mondo e conoscere i misteri della realtà. Poesia pura…

Quindi, BUON NATALE A TUTTI!

(e beccatevi ‘sto video)

15 dicembre 2013

Sul falso interprete in lingua dei segni alla cerimonia per Mandela…

Sono rimasto piuttosto di sasso. La sapete la faccenda, no? Durante la cerimonia in onore di Nelson Mandela allo stadio di Soweto a Johannesburg, un simpatico tizio vestito bene ha impersonato il ruolo di interprete in lingua dei segni dei discorsi delle varie personalità del mondo politico e non solo che si alternavano sul palco. Il problema è che costui non era un vero traduttore ma un cialtrone. Sorgono ovvie alcune domande: come ci è arrivato lì, sul palco, in un’occasione come quella? Dov’era la sicurezza? Tramite i media veniamo a sapere che è solo un pazzo schizofrenico che “vedeva gli angeli”. Mah… Sappiamo bene la marea di balle riversate quotidianamente dai grandi centri dell’informazione e la spiegazione del pazzo l’abbiamo già sentita parecchie volte… Poi magari è effettivamente così, non ne ho idea.

Comunque, già il fatto in sè lascia parecchio perplessi, ma ciò che mi ha più perplesso è l’incredibile irrilevanza data ad esso da parte della controinformazione. Avete visto il filmato? Notate l’ometto sulla destra quali gesti fa con le mani. Ce n’è uno clamoroso, ripetuto più volte tra l’altro. Questo.

Interprete Mandela

Si vede? Un bel paio clamoroso e ripetuto di corna. Quando ci ho fatto caso mi sono detto “Minchia adesso vedi nella controinformazione, specialmente in quella parte interessata al simbolismo satanico e ai rituali oscuri… Ne parleranno tutti come l’ennesima manifestazione della cabala satanista, o come il chiaro segno che Mandela era anch’egli devoto al Cornutazzi, o chissà cos’altro”. E invece, delusione incredibile. Nessuno se l’è filato minimamente. Evidentemente si sono tutti bevuti la versione del pazzo schizofrenico senza battere ciglio. Il che andrebbe benissimo se stessimo parlando di rincoglioniti totali che già di norma assimilano come verità assoluta qualunque cosa passi in tv o sui quotidiani, non importa quanto allucinante. Ma, diamine!, stiamo parlando di persone estremamente attente (a volte anche a sproposito), che vedono spesso e volentieri spiegazioni alternative a praticamente tutto ciò che accade nel mondo, azzeccandoci o sbagliando poco importa: ciò che conta è la perenne sollevazione di obiezioni alle spiegazioni ufficiali. Per di più negli ultimi anni l’interesse verso il simbolismo massonico-satanista è aumentato parecchio e se ne parla in ogni dove, nel mondo dell’informazione alternativa.

E poi si tralascia una roba così straordinariamente evidente?! Cioè deve essere uno che già ha espresso opinioni piuttosto forti verso l’argomento (tipo qui e qui), nella direzione di andare oltre e non rimanere impantanati nel discorso “oddio-ci-sono-simboli-satanisti-ovunque-per-questo-questo-e-quest’altro-motivo-oddio-oddio-oddio” magari solo perchè si crede al primo tizio che passa, a fare emergere la questione? Ma dai! Che delusione… Mi piace leggere articoli nei quali si parla dei diversi momenti in cui il simbolone del Cornutazzi emerge alla vista del pubblico perchè alla fine mi viene sempre in mente una domanda: quindi? Ok, restando al nostro caso tanto per fare un esempio: c’è un tizio che fa le corna e ipotizziamo pure che non sia il classico pirla pazzo ma sia stato mandato lì proprio dai soliti “Illuminati” (cambiamogli nome, però, perchè non se lo “meritano” manco pe niente) con lo scopo di mettere la loro “firma” sulla questione. Ok, quindi?

Allora, prima questione: intanto non abbiamo nemmeno la minima idea di cosa o chi cazzo sia Satana, manco sappiamo se esiste. Credete di saperlo perchè lo avete semplicemente letto in un libro che, tra l’altro, avete interpretato tramite schemi mentali arbitrari e imparati da altri che a loro volta gli hanno acquisiti da altri ancora e così via all’infinito. La realtà è che non ne avete la minima idea. Punto. Secondo: ok, gli indizi portano nella direzione di dire che gli “Illuminati” di ‘stocazzo siano effettivamente satanisti incalliti. Quindi? Va bene, ci sto, sono informazioni utili per avere una minima idea di quanto ‘sti idioti siano rincoglioniti e schiavi dell’egoismo e dei bassi istinti. Ma ora che lo sappiamo? “I simboli che lavorano in maniera inconscia”… ok, ma cosa vuol dire? Abbiamo davvero qualche tipo di esperienza in prima persona per capire veramente di cosa si sta parlando o ci attacchiamo solo alle parole di un filmato o di un tizio o di un libro? Conosciamo oppure crediamo di conoscere? Terzo: qual è il fine? Simboli ovunque… perchè?

Il fatto è che nella stragrande maggioranza dei casi in cui si parla dell’argomento “Illuminati-Satana-simbolismo” ci si ferma sempre alla superficie, alla mente, ci si appiccica ad idee lette o sentite ma mai davvero comprese dentro. C’è tanto rumore, tanto disturbo, tanta distorsione ma, a mio avviso, poca conoscenza profonda, quella vera, non quella prettamente intellettuale. Quando vedete uno dei simboli incriminati, cosa provate? Immediatamente parte un pensiero basato sulle informazioni con le quali siete entrati in contatto dall’esterno e da qui in poi sono tutte puttanate. Non c’è un vero sentire, non siamo abituati a “sentire” ma solo a interpretare e a giudicare, basandoci su idee altrui assimilate e mai comprese davvero.

Io la mia su Satana, il diavolo, il simbolismo, frizzi lazzi e mazzi l’ho già detta e non è propriamente uguale al mare di informazioni che ho letto a riguardo, anzi: c’azzecca poco o niente. Poi, oh: ci sta tutto…  Posso darvi solo un consiglio col cuore, dato che ci sono passato in prima persona? Non credete a ciò che leggete o sentite o vedete su argomenti delicati come l’ego, il diavolo, noi, Dio, l’Amore con la “A” maiuscola eccetera. Non attaccatevi ai discorsi. Prendeteli come un modo per stuzzicare il vostro sentire e vedere che sintesi ne esce. La vera conoscenza viene da dentro, non da fuori. La si sente intimamente, nelle viscere. Non parte dalla mente. Nel momento in cui avete un’esperienza davvero interiore, intanto la riconoscete al volo: non ci sono domande, improvvisamente sentite di conoscere con sicurezza qualcosa che prima vi sfuggiva o della quale avevate un’idea arbitraria e superficiale (ad esempio su Satana). Subito dopo diventate consapevoli del mare di cagate del quale eravate assolutamente sicuri fino a un attimo prima e finalmente sentite di riuscire ad andare oltre le immagini mentali che vi eravate fatti prima. La conseguenza è un cambio di atteggiamento: finalmente siete più consapevoli di quanta confusione ci sia in giro, di quanto il mondo sia sottosopra nel descrivere certi argomenti e quindi, nel momento in cui leggerete ancora di Satana et similia per esempio, riuscirete a vedere la questione con occhi diversi, più “allineati” al sentire interiore.

Me ne sono accorto una volta quest’anno a un matrimonio: il prete citava estratti dalla Bibbia e dai Vangeli e poi li interpretava a modo suo. E’ stato stranissimo perchè mi rendevo conto della discrepanza tra la sua interpretazione (canonica, imparata dall’esterno, standard) e la mia, più basata su esperienze interiori passate. Le parole erano sempre quelle, classiche, tipiche, le stesse contro le quali in tanti si scagliano definendole come roba da malati di mente o da creduloni. Eppure c’era tanta verità in quello che diceva. Si sentiva, la sentivo. Allora dov’è il problema? Nelle parole o nel nostro sentire individuale? Per il prete Dio era una cosa, per me un’altra molto diversa. Ma molto diversa. Per cui avrei dovuto pensare una roba tipo “Mamma mia, quante cagate sta dicendo”. E invece no. Cioè, effettivamente se mi fossi messo al suo “livello” canonico di interpretazione, quelle parole non avrebbero avuto il minimo senso. Ma mi sarei dovuto sforzare per farlo. Il sentire “naturale”, senza sforzo, invece, mi ha permesso di capire il significato più profondo delle parole e improvvisamente tutto aveva straordinariamente senso. E non ho dovuto fare nulla: veniva da sè.

Certi concetti sono troppo grandi, misteriosi e profondi per poter pensare di conoscerli solo tramite la mente. Solo dopo avere avuto un’esperienza interiore, un flash improvviso di comprensione, un’intuizione a ciel sereno, si ha un’idea chiara su un certo concetto. Per cui, a meno che non abbiate vissuto una simile esperienza in merito a Satana, tanto per rimanere in tema, cercate di riconoscere tutto ciò che pensate di sapere sull’argomento per quello che è: appreso dall’esterno e filtrato da schemi mentali, giudizi, pregiudizi e influenze di vario tipo. Può essere vero ma anche no, non lo sapete con certezza. Anche se siete convinti di sì… Non è la verità: serve solo per creare uno scontro, un’esplosione, un big bang grazie al quale la consapevolezza può emergere un po’ di più. Ogni “cosa” con la quale entriamo in contatto ogni giorno ha solo ed esclusivamente questo fine. Tutto qua, semplice.

(Oh non c’è niente da fare: anche stavolta che ero partito da un argomento più “terra terra” sono andato ancora a finire sull’etereo…)

11 dicembre 2013

Consumismo spirituale - parte III: le belle parole a pagamento

(se vi interessano, qui c’è la parte I e qui la parte II)

In questi ultimi giorni la mia attenzione è stata attratta, a causa del mio solito amico “di viaggio”, verso la legge di attrazione, il pensiero positivo e più in generale verso gli strumenti, o presunti tali, per ottenere ciò che si vuole, per realizzare al meglio la propria vita etcetera etcetera. Non sono argomenti nuovi per questo blog, anzi credo di averne parlato per la prima volta un paio di anni fa se non di più. Nel frattempo, però, l’esperienza ha portato nuovi consigli e tante intuizioni, per cui colgo la palla al balzo per aggiornare, rivedere e in buona parte correggere i miei passati articoli sul tema.

Partiamo con la cosiddetta “legge di attrazione”. Per quei due che non sapessero di cosa si sta parlando, detto in parole spicce la legge di attrazione è una meccanica per cui la realtà intorno a noi risponde ai nostri stimoli vibratòri, principalmente provenienti dal cuore (il più grande campo elettromagnetico del corpo) e dal cervello o, meglio, dalla mente e dai pensieri. Quindi, se penso intensamente ad una cosa qualsiasi e riesco a scatenare una forte reazione del cuore, questa cosa dovrebbe alla fin fine materializzarsi in qualche modo. Non proprio da abracadabra, eh. Una roba più soft. Le circostanze della vita che si vengono a creare fanno sì che, alla fine della fiera, quella qual cosa trovi un modo di entrare nella nostra vita.

Quindi: abbiamo lo strumento naturale per poter vivere felici. Vediamo di usarlo al meglio, no? Ecco entrare in gioco il pensiero positivo: devi pensare positivo, così questa positività si manifesterà nei fatti concreti della tua vita e potrai essere libero e felice. “Attiri ciò che sei”, in pratica: se sei felice, attiri felicità; se sei triste, incazzato, frustrato, attirerai tristezza, incazzatura e frustrazione. Non fa una grinza.

Ed effettivamente è così perchè la realtà è collegata con tutto il resto, con sè stessa, per cui ogni fatto che avviene “all’interno degli interni” ha per forza di cose un riflesso all’esterno. “Ciò che fate all’ultimo dei miei fratelli lo fate a me”, in sostanza.

Ma non bisognerebbe commettere l’errore di fermarsi qui. Questa bella roba qua non è il fine, ma solo uno dei tanti mezzi. Il fine è la consapevolezza, la vita. Ogni evento che si manifesta, da un semplice pensiero in su (o in giù), nasce perchè c’è la consapevolezza a renderlo possibile e l’unico, L’UNICO, scopo di quell’evento è la consapevolezza. L’inizio e la fine, l’alfa e l’omega sono la stessa cosa. Gli opposti che si uniscono, il “due” che diventa “uno”. L’evento “nasce” dalla e nella consapevolezza con il solo obiettivo di mostrarla, di “morire” dando consapevolezza a chi di quell’evento è stato testimone in prima persona. Inizio e fine di un evento sono la stessa cosa: consapevolezza. L’utilizzo infantile (egoistico) della legge di attrazione è ad esempio quello col fine di fare soldi, o di trovare “l’anima gemella”, o di essere felici. Ci si attacca alle cose, perfino alla felicità e così facendo la si perde subito. Senza contare che manco abbiamo idea di cosa effettivamente sia la felicità, la realizzazione eccetera e quindi finiamo per inseguire desideri su desideri uno più stupido dell’altro.

Inoltre non si fa caso al problema di fondo di tutta la nostra esistenza: chi? Chi è che pensa/desidera/vuole/usa la legge di attrazione? Il passo successivo è capire proprio questo: la legge di attrazione è una vaccata colossale, almeno da un certo punto in poi, perchè presume sempre due entità: un soggetto senziente e un oggetto da ottenere. Siamo sempre i cani che corrono dietro al coniglio meccanico all’infinito. In realtà soggetto e oggetto sono la stessa cosa: “io e il mondo”, “io e gli altri”, “io e la mia vita” dovrebbero essere prese come semplici convenzioni espressive per descrivere a parole (quindi tramite la mente, quindi tramite il dualismo) un qualcosa che non ha separazione, non ha un “più” e un “meno”. Da dove origina il pensiero? Dalla mente? E la mente da dove origina? Da te? E tu da dove origini? Non sei tu ad attrarre qualcosa. Non sei nemmeno tu a voler attrarre qualcosa: è la realtà a fare tutto. La realtà attrae sè stessa, genera sè stessa, è l’inizio e il/la fine di sè stessa. Non c’è uno che crea e un altro che sperimenta il creato, non sono due entità diverse.

Sempre questo mio amico mi ha suggerito un paio di nomi di persone che trattano questi argomenti, ovvero Wayne Dyer e Antonio D’Elia. Ora, faccio una super premessa così da mettere in chiaro un punto ed evitare rompimenti di cazzo allucinanti: quello che scriverò su queste due persone e ciò che dicono è PURAMENTE una MIA OPINIONE PERSONALE. Non è un giudizio assoluto, una verità totale. Se poi non vi piace sono cazzi vostri; se prendete tutto come verità assolute sono cazzi vostri, io non c’entro niente. Fornisco solo il mio umile punto di vista.

Bene, torniamo al discorso. Su Wayne Dyer ho ben poco da dire perchè praticamente non ho avuto occasione di leggere un suo testo nè di approfondire un po’ il suo pensiero. Ho solo visto un pezzo di un video su Youtube e devo dire che non mi ha impressionato granchè, ma ho veramente troppo pochi elementi per farmi un’idea minimamente soddisfacente in merito. Di Antonio D’Elia ho visto un video di un’ora sempre sul Tubo e ho letto qualche post sul suo sito, quindi anche qua non è che lo conosca proprio tantissimo ma in questo caso onestamente quello che ho visto e letto è già più che sufficiente per suggerirmi di non approfondire oltre. C’è qualche elemento che mi porta a saltarlo piè pari, perchè è bravino però da un certo punto in poi non ha idea di cosa stia parlando e prova a nascondere questa sua ignoranza sotto il manto della sua sicurezza. Si sente proprio che, almeno da un certo punto in poi, escono parole svuotate di sentimento, vacue, di uno che parla senza avere alle spalle l’esperienza in prima persona di ciò che dice. Non so se sia in buona fede o meno, non ne ho idea. Comunque sia, a me non convince. Ecco gli elementi PER ME a suo sfavore:

1) sulla homepage del suo sito, appena sotto il suo nome, campeggia la scritta “life coach”. Già qui, se non mi fosse stato consigliato dal mio amico, per me la faccenda sarebbe stata istantaneamente chiusa. Ma va beh, andiamo avanti;

2) i suoi eventi, pardòn: i suoi workshop sono a pagamento e le cifre si aggirano sui 60-90€. Deduco creda davvero di avere nozioni nuove e sue esclusive da insegnare;

3) nel video che ho visto su Youtube parla di tante cose belle e condivisibili (tipo il fatto di smetterla di proiettare all’esterno la possibilità di essere felici) ma poi verso la fine è palese che non abbia la minima idea (consapevolezza) di cosa stia trattando. Inizia ad andare in crisi quando si addentra nel discorso della triade “mente-corpo-spirito”, che per lui è “mente-spirito-anima” con il corpo a tenere tutto insieme. 4 elementi?! L’universo si basa sul dualismo (2), che viene dalla scissione dell’unità (1). La totalità dell’esistenza è 3. 2 e 3 sono ovunque nell’universo: quando i due poli del dualismo (positivo-negativo, interno-esterno e via dicendo) si fondono insieme, emerge una “terza forza” che altro non è se non l’unità già eternamente esistente. Punto. Dov’è il “4”?

4) eccolo qui. No, scherzi a parte, il nostro Antonio inoltre continua ha ripetere “io ho intuito”. Ne è fermamente convinto, a quanto pare. L’intuizione viene da sè, non sei tu a chiamarla con la mente e non sei tu ad averla, a generarla;

5) non accenna alla questione del “chi sono?”, che è il fulcro dell’esistenza stessa e, se lo fa, si incarta in risposte superficiali e scontate. Ma d’altronde, se avesse un minimo di consapevolezza della faccenda, non si crederebbe neanche padre delle intuizioni… Va da sè;

6) ennesima prova della sua ignoranza in materia è quando dice che “noi siamo come i drogati: pensiamo che qualcosa ci darà la felicità e facciamo di tutto per ottenerla. Quando la otteniamo siamo felici per un po’, ma poi ricadiamo nell’insoddisfazione”. Verissimo, fin qui nulla da eccepire. Ecco però la magagna: “quando diventiamo consapevoli, all’inizio stiamo male, esattamente come i drogati vanno in crisi di astinenza. Ci vuole un po’ per assimilare la consapevolezza e stare bene”. Vaccata clamorosa. E’ vero l’esatto contrario: appena arriva la consapevolezza si sta da dio, la mente si arrende ed emerge una roba che è indefinibile da tanto è tranquillamente meravigliosa: dopo un lasso di tempo più o meno lungo, riparte il film mentale, tutto viene rimesso in dubbio e si ricomincia a star “male”. Non si torna indietro, però, perchè la presa di consapevolezza, grande o piccola che sia, rimane sempre lì: magari non ce ne accorgiamo a volte, ma ormai il cambiamento è irreversibile (e non è MAI, MAI, MAI negativo);

7) alla fine del video, per me, delira completamente quando dice che lui fa domande al suo spirito e questo gli risponde. Chi è che fa domande? Chi è che risponde? La consapevolezza è sinonimo di “conoscenza”. Non la conoscenza intesa come “qual è la capitale dell’Azerbaigian?” ma come comprensione intima della realtà. La consapevolezza non domanda: sa già la risposta, della domanda non gliene può fregare di meno. Il dialogo di cui lui parla è possibile solo ed esclusivamente quando ci sono 2 o più “entità”. Lo dice la parola stessa: “dia-logo”, come “dia-volo”, è implicita la presenza di due o più individui. Ma se c’è solo la consapevolezza, con chi parla? Se c’è una domanda c’è la mente, che è ignorante essendo ristretta alle leggi di questo piano di esistenza. Non sto dicendo sia sbagliato farsi domande, assolutamente no. Dico solo che, finchè ci sono le domande, significa che non si è ancora manifestata la consapevolezza su quel caso specifico. Appena si diventa consapevoli di qualcosa (non c’è nessuno a rispondere!!), le domande in merito smettono spontaneamente di sorgere, senza che noi siamo chiamati a fare niente. Questo ci porta al punto successivo;

8) tutto il discorso, specialmente nel suo sito, è farcito di ciò che la gente vuole sentirsi dire, ovvero: “sei un grande! Sei speciale, non sei come gli altri! Tu esisti e sei un figo della madonna! Vai e ottieni i frutti che ti spettano! Toh, ecco la legge di attrazione: realizzati! Diventa felice, dai che ce la fai!”. Ego che parla all’ego. Punto. D’altronde è un life coach, no? E’ ovvio che qualcuno in momenti di difficoltà o semplicemente ingenuo ci caschi come una pera cotta: finalmente ecco un tizio che stuzzica il tuo ego e lo fa stare bene dicendogli che è bellissimo. E’ molto più bello sentirsi parlare così, no? Se invece io vi dico che voi non siete un cazzo, di smetterla di volere le cose, di identificarvi con quel mare di merda che avete in testa, “Ooooh! Ma come ti permetti?! Stai cercando di mandarmi in depressione dicendo che non valgo niente?! Stronzo! Io sono stupendo, una perfezione della natura che te manco te ne fai un’idea, bastardo di merda!”. MA TU CHI???? CHI CAZZO SEI TU?? TU NON ESISTI, PORCA PUTTANA! Ma è ovvio che una roba del genere induca una reazione di rigetto tipo “ma questo è scemo. Come non esisto? Ma si droga? Poverino…”. E’ chiaro. Voi non volete essere felici: non volete sentire la consapevolezza, almeno non ancora. Voi volete solo uno che vi dica belle parole, così avete qualcos’altro a cui attaccarvi, qualcos’altro con cui definirvi. Siccome nella vostra vita state male e vi è stato insegnato a rifuggire il dolore e in generale tutto ciò che non rientra nella categoria completamente arbitraria e artificiale del “buono/piacevole” invece di accettarlo (e di farlo quindi sparire istantaneamente), allora vi attaccate alla qualunque purchè vi dia anche solo un momento di sollievo.

Siete meravigliosi, eh? Ma se vi state sul cazzo da soli! Vi illudete di farvi piacere tutto e di essere in pace con voi stessi perchè avete letto da qualche parte che bisogna fare così per stare bene. E’ normale, non c’è nulla di sbagliato: bisogna sbatterci la testa tante volte quante sono necessarie a farvi capire che sono solo cazzate, che non dovete fare nulla, che avete già tutto quello di cui avete bisogno anche adesso mentre leggete queste parole.

Ecco perchè, PER ME, Antonio D’Elia è soltanto un altro “ego malato che inquina il nostro inconscio collettivo”, come direbbe Bill Hicks. Se siete suoi fan e volete continuare a seguirlo, fate pure, davvero: datemi del coglione e ascoltate lui. Evidentemente è di questo che avete bisogno ora (mio amico incluso). Alla fine della fiera non ci sono bugie e verità: tutto ciò che esiste c’è perchè porta con sè intrinsecamente la verità, è da lì che viene ed è lì che torna, dal non-luogo nel non-tempo. Tutto, ma proprio tutto, è caricato della possibilità di rendervi consapevoli, di trascinarvi fuori dal dualismo e farvi scomparire, sciogliere nell’esistenza. L’arte fa proprio questo, e la realtà tutta è IL capolavoro artistico assoluto.

29 novembre 2013

Guarda che ti manipolo mentalmente, eh!

Ho letto un articolo interessante su LuogoComune.net inerente la manipolazione mentale per mezzo dei film hollywoodiani, nel quale si sostiene che questi, al pari della televisione, della musica eccetera, vengano utilizzati volontariamente dai soliti noti “capi della baracca” per influenzare la nostra percezione del mondo e le nostre idee. E’ un bell’articolo, scritto bene e, nonostante non dica nulla di particolarmente innovativo, è un piccolo e utile bignami sull’argomento. Mi permetto, però, di ampliare un po’ il discorso.

Per influenzare/manipolare la percezione di chiunque basta molto poco: una qualsiasi immagine, una qualsiasi canzone o semplice suono, un qualsiasi fatto a cui assistiamo nella nostra vita quotidiana; le parole di un nostro amico, di un estraneo, o le mille raccomandazioni dei nostri famigliari, i mille dogmi culturali e religiosi. Insomma, s’è capito no? Praticamente ogni avvenimento, in senso lato, che contempla la nostra “partecipazione”, attiva-neutra-passiva che sia, ha un effetto psicologico su di noi, non ci son cazzi. Il motivo? Ma è il solito, diamine! Non abbiamo contatto con la realtà. Non siamo consapevoli di noi stessi. Siamo sempre nel mondo, dalla mente in su (o in giù, come volete). Siamo identificati con un milione di cose, persone, idee, concetti, credenze e quant’altro. E’ sempre questo il problema, mi dispiace essere ripetitivo.

Un’idea. Cos’è un’idea? E’ una… “cosa”, un’entità a sè stante, esistente, energetica. E fin qui nulla di male. Ma quando noi basiamo (parte) della nostra identità su di essa? Immaginate di stare camminando per strada e di vedere molti pali della luce, tanti bei lampioni metallici. Su quella strada ci passate sempre, anche più volte al giorno. Non vi passerebbe mai neanche per l’anticamera del cervello di identificarvi con quei pali, giusto? Cioè, se un giorno bazzicaste di lì e notaste che hanno levato uno dei pali, mica vi sentireste morire un po’? O sbaglio? Sarete mica scemi! Benissimo, perfetto. Ora sostituite “palo” con “idea”. Ops… Improvvisamente le cose cambiano, eh? Se per esempio la vostra vita vi ha portato a ritenervi simpatici e tutto d’un tratto scopriste di non esserlo per niente? Magari una o più persone vi fanno notare quanto siete stronzi, e magari queste persone sono pure a voi molto vicine. Non vi sentireste morire un po’? Eppure non è cambiato niente: la strada è sempre lì, è stato solo tolto un palo.

Capite cosa intendo? Continuiamo a identificarci con delle “entità” altre da noi. Le idee sono delle “cose”, solo che non possiamo materialmente toccarle o vederle, ma sono comunque “oggetti” e, in quanto tali, esterni a noi, diversi da noi. Un palo è un palo: non confondiamo noi stessi con un palo. Un’idea è un’idea, punto. Eppure diciamo sempre che “l’abbiamo pensata noi”, ad esempio, e ci attacchiamo ad essa. Ok, va bene, facciamo così: sì, è vero l’abbiamo pensata noi, l’abbiamo realizzata noi. Quindi? Che differenza fa? Per dire, quando andiamo in bagno e realizziamo un bel “dirigibile marrone senza elica e timone” [cit.] non leghiamo ad esso parte della nostra identità, nonostante sia effettivamente un nostro prodotto. Quello è quello e io sono io: siamo due entità diverse. Con le idee non facciamo così.

Ah, tra parentesi: con “idea” intendo un po’ di tutto, dal semplice pensiero superficiale alle profonde convinzioni, che possono essere le più vere dell’universo ma che ci imprigionano nel momento in cui le “facciamo nostre”, nel senso di definirci tramite esse. “Sono un ateo” non è migliore che dire “sono cristiano”, anche se da qualche anno ti rende decisamente più figo agli occhi di qualche intellettualoide illuso e boccalone, tronfio della sua presunta libertà dal sistema. No, sbagli comunque: non sei un cazzo, mettitelo in testa, sentitelo nelle vene e in ogni fibra del corpo che ti ritrovi ad abitare. Nessuna idea può definirti, nessun concetto può contenerti e il motivo è presto detto. Ci sono due facce della medaglia (d’altronde siamo sempre in un universo duale):

1) tu non esisti, non sei niente. Il problema della definizione di sè, evidentemente, non si pone, dato che manca proprio il soggetto della definizione;
2) tu sei tutto. Idem come sopra: se il soggetto è tutto… come si fa a dire che è “questo” ma non “quest’altro”? In sostanza il soggetto sparisce, perchè non c’è più la separazione soggetto/oggetto.

Finchè facciamo come continuiamo imperterriti a fare rimarremo sempre a metà strada: siamo “qualcosa” e non anche “il resto”. Ecco perchè siamo divisi, arresi nel dualismo, assuefatti al normale livello di percezione di noi e dell’universo, della vita (son tutti la stessa cosa: conosciuto uno, conosciuti tutti). I casi sono due: o ci rendiamo conto di non essere niente, o di essere tutto (è la stessa cosa). E’ il prossimo step della nostra evoluzione. Gli altri animali non hanno una piena autoconsapevolezza come ce l’abbiamo noi: seguono più che altro gli istinti e la macchina biologica. Noi partiamo, almeno teoricamente, con questa consapevolezza già acquisita ma poi siamo talmente bacati in testa da rischiare di bloccarci qui e stop, ignorando la possibilità di un’ulteriore espansione percettiva fino virtualmente all’infinito.

E il tutto “judgement free”, eh: non intendo includere il benchè minimo giudizio in tutto il discorso. E’ una semplice costatazione, come dire “il cielo è blu” (sì, lo so: soggettività, e “come fai a esserne sicuro?” e torroni vari… Semplifichiamo un po’, che dite? Se no non se ne esce…). Il fatto di rimanere a metà strada non è male in sè, non c’è nulla di “male in sè”, il male assoluto è una vaccata di proporzioni universali. Se davvero esistesse, non sarebbe possibile alcuna esperienza: la realtà “odierebbe” sè stessa al punto tale da non potersi nemmeno manifestare a nessun livello. E direi che non è questo il caso. Anche le diverse “prove” negative della vita sono negative solo superficialmente, mai intrinsecamente. Se passi un momento in cui stai male non è perchè la vita “è una merda e ti fa stare solo di merda”: stai di merda perchè evidentemente devi stare di merda fino al momento giusto nel quale capisci che ti stai dannando l’anima per niente.

La realtà di questa vibrazione nella quale siamo immersi è dualistica, ovvero: c’è un’energia, un continuum, che va da un polo all’altro (negativo-positivo, dentro-fuori eccetera). Ma l’energia è una sola, cambiano solo le polarità. Tutta l’energia non è “il male assoluto” ma il suo opposto, il “bene assoluto”: la realtà “ama” sè stessa e rende possibile un numero infinito di manifestazioni di sè, da tanto “si vuole bene”. Ergo, ogni esperienza, anche quella più maledettamente negativa, è intrinsecamente positiva, votata all’espansione di consapevolezza, alla realizzazione di più o meno grandi verità, quei momenti in cui improvvisamente si accende la lampadina.

Una delle più grandi lampadine che si possano accendere è quello della consapevolezza massima di sè. A quel punto non ci si farà più tirare dalle idee, volatili come poche altre cose nel mondo e mutevoli in ogni istante (infatti siamo tutti isterici), ma troveremo il nostro “centro di gravità permanente” che non ci farà “mai cambiare idea sulle cose e sulla gente”. Ma di cosa pensate che stesse parlando il buon Battiato?! Di Newton in trip?! Disidentificazione, consapevolezza. Siam sempre lì.

02 novembre 2013

Satana ha rotto il cazzo… di nuovo

Di solito i miei sfoghi si rivolgono a questioni “terrene”, geo-politiche, inciucianti, ipocrite, stupide. Oggi, però, ne dedico uno al metafisico e più precisamente al discorso attorno la figura di Satana. Avevo già scritto un post dal titolo “Satana ha rotto il cazzo” nel 2011, ma ormai sono passati due anni e nel frattempo la mia esperienza personale è evoluta parecchio ed è giunto il momento di aggiornare un po’ la questione. Prendetelo un po’ come il seguito dell’ultimo articolo ma con un tono più incazzoso.

Ne approfitto perchè, come ormai sanno anche i muri, l’altro ieri era Halloween, una festa per noi inutile e assolutamente ignorata fino a pochi anni fa, ma poi sono arrivati i genietti del marketing a rincoglionire milioni di persone e nel giro di pochissimo tempo si è passati dall’indifferenza generale a una tradizione consolidata. Eh va beh, che volete farci… L’oggetto odierno della mia rabbia non è comunque la festa in sè. Di quella non me ne po fregà de meno, è solo un’altra occasione per fare baldoria con gli amici travestiti da zombie et similia, praticamente un secondo carnevale in salsa dark per passare qualche ora in compagnia a fare i pirla. Niente di male… Il mio invito passionale si rivolge a tutte quelle persone che continuano imperterrite a rompere il cazzo con l’associazione di qualsiasi cosa con Satana: e questo è satanico per questo motivo, e quello è satanico per quel motivo, e satanisti di qua, e satanisti di là, e le persone inconsapevolmente adorano il demonio perchè ci sono questi simboli e questi riferimenti.

Avete rotto il cazzo. Non avete idea di cosa state parlando eppure continuate a parlarne perchè una volta avete letto in giro del simbolismo e della sua associazione con i cazzo di Illuminati di sta minchia, i quali a loro volta sono collegati al principe Cornutazzi. Magari perchè avete letto di Helena Blavatsky e della teosofia, o Aleister Crowley, o avete visto l’intervista di Bob Dylan, o le riunioni dei potenti a Bohemian Grove o non so cosa: fatto sta che ne parlate a ripetizione senza avere la minima idea di cosa si tratti. Confondete Satana, che è un archetipo opposto a quello di Cristo, con i satanisti del cazzo: siccome l’èlite è composta di satanisti e praticano certi rituali tipo orge, uccisioni e robe simili magari pure su scala mondiale e siccome loro sono gli Illuminati, quindi cazzo loro di cose ne sanno e ne sanno molto più di noi, allora Satana esiste ed è praticamente ovunque, e i simboli servono a incrinare la tua fede e a convertirti a lui. Ragazzi, lo metto di nuovo in chiaro così magari lo si capisce meglio: SATANA SIETE VOI NEL MOMENTO STESSO IN CUI SIETE IDENTIFICATI CON QUALCOSA. Ogni momento in cui siete identificati con i vostri pensieri, siete Satana; ogni momento in cui siete identificati con le vostre convinzioni, siete Satana; ogni momento in cui siete identificati con le vostre parole, siete Satana; ogni momento in cui siete identificati con le vostre azioni, siete Satana; ogni momento in cui siete vedete divisione (di-avolo: colui che divide) tra voi e il resto dell’universo, siete Satana; ogni volta che vi identificate con un qualcosa che “vive la vita”, siete Satana; insomma, ogni volta che c’è ego, siete Satana. Smettete di esserlo nel momento in cui sparisce l’identificazione e improvvisamente vi rendete conto che non esiste altro se non la vita, che non c’è nessuno in particolare che “vive la vita”. Cosa vuol dire “vivere la vita”? O quando diciamo “io e la mia vita”? Vuol dire che ci stiamo identificando con qualcosa che non è la vita ma che la vive soltanto: ci identifichiamo con un morto soltanto temporaneamente vivo. SIAMO NOI LA MORTE e persistiamo nell’identificarci con essa. Quando questa consapevolezza viene sradicata da un’altra maggiore, allora il morto sparisce e rimane soltanto la vita che vive sè stessa: una cosa sola pulsante, straordinaria ed eterna. L’archetipo del Cornutazzi se ne va e al suo posto emerge quello cristico fino ad ora ignorato, dell’essere realizzato nella carne. Ci si accorge improvvisamente di come non c’è nessuno che sta effettivamente pensando, parlando e agendo; la separazione tra soggetto (attivo) oggetto (passivo) dell’azione sparisce per il semplice motivo che non c’è più nessuno a fare qualcosa. Ora è la vita ad accadere. Semplicemente: la vita accade, non è una roba che si fa. E’ da quando siete nati che non avete mai fatto nulla, mai: nessuna parola uscita dalla bocca del vostro corpo l’avete mai detta voi, così come voi non avete mai pensato alcun pensiero: sono semplicemente accaduti. Punto. Cazzo.

Tra le caratteristiche di Satana mica spiccano quelle di travestimento, di inganno, di farsi spacciare per qualcun altro in modo da ammaliarci e farci cadere nel suo tranello senza nemmeno farcene accorgere? E’ il grande ingannatore, no? Bene, qual è il miglior posto dove nascondersi? Nell’ultimo dove guardereste: in voi. E per chi si spaccia? Per voi. Ciò che voi percepite, con cui vi identificate per definire la vostra identità, credete di essere voi e invece è “lui”. Vi sta facendo il culo a strisce e manco lo sapete.

Il problema è il rincoglionimento generale subìto per colpa di altra gente che non ha capito un cazzo. L’interpretazione religiosa dominante oggi come ormai da molti secoli, purtroppo, è agghiacciante: è stupida, non ha senso, è una favoletta di merda senza capo nè coda. Il messaggio di Gesù viene ripetutamente stuprato nell’indifferenza generale, anzi: lo stupro viene pure appoggiato. Ma porca troia, quando Gesù, in Matteo 16,24-25 dice “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” cosa pensate stia dicendo?! L’ego, l’identificazione deve sparire: VOI DOVETE MORIRE, perdere “la propria vita [l’io, ciò con cui vi identificate, la vostra idea di vita/di voi] per causa mia [massima consapevolezza, Cristo], in modo da trovare la vita vera, la vita che vive sè stessa. Oh, quando si legge un libro o si guarda un film o si ascolta qualcuno parlare, si cerca sempre il significato dietro le parole, le immagini, i concetti, le metafore eccetera: con Gesù e la Bibbia in generale no, ci si incolla spiaccicati sulle parole e si prende tutto alla lettera… Mah…

Ma a parte questo (e dici poco!), è l’idea di Dio a farmi rabbrividire. Ci credo che gli ateisti aumentano sempre, come si fa a biasimarli? (che poi essere atei o no non fa differenza, ma tant’è…) Dio è onnipotente, onnisciente e onnipresente. Seee! A parole! Perchè poi non è proprio ovunque ovunque: è tipo là fuori, da qualche parte, separato da noi e noi dobbiamo trovarlo. Un nascondino divino. Poi, cioè, non è proprio onnipotente: Cornutazzi ci mette la coda e spesso e volentieri va contro la sua infinita volontà. E di conseguenza non è manco del tutto onnisciente, perchè sempre il signor Cornutazzi riesce a sorprenderlo in un modo o nell’altro. Ammazza, ma ‘sto Dio è ‘nammerda! Curioso che i primi denigratori del divino siano proprio i più credenti, vero? I primi satanisti sono i cristiani stessi ma, siccome non se ne accorgono per via dell’uber ricoglionimento di anni e anni di interpretazioni da manicomio, e poi oh: puntare il dito verso gli altri è molto più semplice e soddisfacente che fermarsi un attimo a guardarsi allo specchio, continuano imperterriti a cagare la minchia con Satana di qua e Satana di là. SVEGLIATEVI, PORCA PUTTANA! LA FAVOLETTA E’ FINITA! E non parliamo solo dei sacerdoti: anche nel mondo della controinformazione il torrone è più potente che mai.

Oltre a questo rincoglionimento primario, se ne innesta un altro, dedicato esclusivamente a chi fa controinformazione e viene a conoscenza del satanismo dell’èlite. Ancora oggi, a distanza di ormai 5 anni, gli articoli più letti del blog sono quelli sugli Illuminati. Ne avrò scritti almeno altri cento più importanti di quelli, sicuramente tutti quelli sulla spiritualità dell’ultimo anno e mezzo come minimo, ma non c’è niente da fare… Comunque, la faccenda è che siccome loro sono gli Illuminati, loro sì che sanno cosa fanno e dunque Satana esiste e sta cercando di dominare il mondo col suo esercito di demoni. Cazzo, sono illuminati: hanno una conoscenza della realtà che noi ce la sogniamo. Ne sanno di più e se sono devoti al Cornutazzi coi loro rituali, il tizio deve per forza esistere e così facendo vogliono “satanizzare” tutti. Non c’entra un cazzo: loro hanno le loro credenze di merda e siccome si presume siano molto più consapevoli della struttura della realtà, ne consegue una sorta di veridicità attribuita ai loro rituali, grazie ai quali si fanno buono il pirletta del mondo sulfureo. Va bene, ammettiamo anche che sia vero, ok? Sapete chi vuole che vada così? Dio! Contro la sua volontà non si può andare, non ci sono cazzi: se Dio non è realmente onnipotente e onnisciente allora non è Dio. Punto. Se poi mi parlate dell’insistente sessualizzazione della società, dei modelli di ragazzine angeliche trasformate in troie dal giorno alla notte e via dicendo, ok: anche a me non piace, ma non tirate in ballo Satana, per favore! Smettetela! Satana è nella vostra testa: SIETE VOI, lo ripeto. Anzi, aggiungo pure che sì: Satana domina il mondo, ma non nel modo che intendete voi. Lo domina perchè quante persone sono incastrate nel dualismo? Quante persone sono divise e vedono divisione ovunque? Quante persone sono identificate? La stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Quindi, Satana (l’archetipo, non il caprone!!)  domina il mondo, ma Dio (l’infinito, l’alfa e l’omega, il principio e la fine, la vita, non quello lì tipo Babbo Natale!!) domina su tutto perchè E’ tutto. Se la piantate di identificarvi con le cose, se la smettete di credere di stare realmente facendo qualcosa, allora siete liberi: avete salva l’anima. Finalmente siete la vita stessa in continua e spontanea apparizione, la vita che accade. Siete uno con l’infinito, siete in Paradiso, avete raggiunto il sano distacco dell’osservatore. Sono modi diversi di dire la stessa roba.

Ma vi prego, ve lo dico proprio col cuore: SMETTETELA DI ROMPERE I COGLIONI CON SATANA E SVEGLIATEVI!

Pace.

21 ottobre 2013

Cornuti!

Ammazza oh! E’ già più di un mese che non mi faccio sentire, per la gioia di alcuni ;)

Mi scuso per l’assenza. Tranquillizzo tutti: sto bene, non sono morto e sono sano (o malato) come prima. Impegni principalmente universitari hanno portato via una buona parte di tempo ed energie e continueranno a farlo per almeno un altro mesetto abbondante, ma spero di riuscire a scrivere qui qualcosa nel frattempo.

Vi avevo lasciati con un articolo incazzoso che prendeva la Siria (tra l’altro, si è passati dall’orlo della Terza Guerra Mondiale al silenzio completo nel giro di pochissimi giorni, ci avete fatto caso?) come esempio per mettere in chiaro la staticità dello scontro informazione-controinformazione, fermo su un’analisi di argomenti geo-politici che di solito finisce con:

- l’informazione ufficiale che spara una marea informe di puttanate spacciandole per verità assolute;
- la controinformazione che conta i peli del culo all’informazione ufficiale e rimanda tutto in qualche modo agli Illuminati.

Punto.

Avevo detto che sarei tornato a parlare di cose un pelo oltre queste banalità già dal prossimo post. Il prossimo post è questo post. Quindi, parliamone.

Interrompo il mio silenzio per via di una piccola grande intuizione arrivata, come spesso capita, dal nulla e totalmente inaspettata, il che mi rincuora sulla sua autenticità. Stavo guardando il video della canzone “El Diablo” dei Litfiba quelli veri, non i Litfiba farlocconi post-reunion. Improvvisamente, bam! flash clamoroso: ho capito perchè le corna fatte con l’indice e il mignolo della mano sono considerate un simbolo satanico.

corna

Cosa vedete? No, non “corna”. E nemmeno “dita”. Andate oltre: cosa c’è, lì? Un 2. Quello è 2. E’ un simbolo particolare per esprimere il dualismo. “Ma che c’entra con Satana?” C’entra, c’entra. Il diavolo è “colui che divide”. Divide cosa? L’uno, l’unità tutta dell’intera esistenza. Satana è un’entità fittizia pseudo-antropomorfa creata per rappresentare in maniera più semplice lo stato esistenziale nel quale tutti noi viviamo il 99% del tempo, ovvero divisi, separati. Da chi o da cosa? Da Dio, dall’infinito eccetera. Non riusciamo a percepire chiaramente l’unità di tutte le cose, per cui sentiamo separazione in ogni dove, tanto che parliamo di un “io” contrapposto a “gli altri”, per esempio, o della morte opposta alla vita. E via dicendo. Dio è l’alfa e l’omega, il principio e la fine. Avete capito? E’ tutto chiaro? Benissimo, secondo voi “alfa” e “omega” sono diversi? Il “principio” è una cosa a parte, diversa dalla “fine”? Se la risposta è sì (e so che lo è), perfetto: siete divisi e vedete divisioni ovunque. In questo momento, quell’immagine lì sopra descrive perfettamente la vostra condizione esistenziale, la vostra vibrazione attuale.

Un po’ di tempo fa avevo scritto che noi viviamo in ritardo sull’esistenza, ovvero che non percepiamo l’attimo esatto in cui la realtà si crea e si ricrea ma l’attimo immediatamente successivo, quando il momento creativo è già passato da una micro-frazione di secondo. In pratica, non percepiamo il “creatore” ma il “creato”; non sentiamo la vita stessa, ma qualcuno che vive la vita. L’attimo creativo non è avvenuto miliardi di anni fa e poi stop: il tempo stesso è una creazione, e quindi il momento creativo si compie in ogni singolo istante di vita. La creazione, o il big bang o quel che l’è, sta avvenendo proprio ora. E ora. E ora. E’ sempre stato così e sempre sarà così, perchè è fuori dal tempo (e dallo spazio). La creazione è istantanea, non ha tempo: lo genera. Eppure noi siamo in ritardo sull’esistenza. Come mai?

Perchè c’è un intermediario, qualcosa che “si frappone” tra la vita e l’esperienza della vita stessa. La creazione è istantanea, ma quello che viene creato al tempo 0 non è la percezione diretta della vita, bensì la percezione di “qualcuno” che vive la vita. Quel “qualcuno”, però, sottostà ai vincoli temporali, per cui la sua percezione della vita richiede un lasso di tempo per poter divenire reale. Ma ormai è tardi: la vita è andata l'attimo creativo è perduto. Solo il semplice fatto di percepire sé stessi richiede tempo, al quale va aggiunto quello per percepire il resto. Eccolo il diavolo, "colui che  divide": non è più la vita a vivere sé stessa ma è "qualcuno" che vive la vita. Vedete il 2? Nel primo caso c'è solo uno (la vita), nel secondo c'è due (la vita e uno che la vive). Ma allora significa che quel "qualcuno" che vive la vita non è la vita stessa, ma qualcos'altro diverso dalla vita. Quindi è morto, è la morte stessa. È Lazzaro. Cristo, ovvero l'archetipo dell'essere realizzato, della massima consapevolezza, fa "risorgere" il morto, lo riporta in vita. O meglio, lo riporta alla vita, o nella vita. L'intermediario sparisce e rimane solo la vita che vive sé stessa.

Ma chi è questo stramaledetto intermediario? Chi è a dividere l'esperienza in due? Siete voi, in ogni momento nel quale la consapevolezza vi porta a vedere (a percepire) divisione, separazione, in primis tra voi e la vita.

L'altra sera ho visto un episodio di "Cosa ti dice il cervello?", un programma che fa vedere tramite giochini ed esempi simpatici come sia facile ingannare la vista tramite illusioni ottiche di tutti i tipi. In un attimo mi è venuto un collegamento. Erano cose che già sapevo ma che non avevo mai connesso tra loro. L'immagine tridimensionale che abbiamo è la somma di due immagini bidimensionali diverse: se coprite un occhio, noterete che è molto più complicato avere la percezione della profondità e la vostra vista sarà praticamente bidimensionale. Le due immagini (una leggermente spostata sulla sinistra e una leggermente sulla destra) sovrapposte formano una terza, e unica, immagine e generano la percezione di una nuova dimensione prima completamente assente. Sono cose ovvie, conosciute praticamente da tutti, ma non avevo mai notato la straordinaria analogia con quello di cui parlavo prima. Al momento noi viviamo con la consapevolezza ferma al dualismo. In pratica è come se stessimo guardando le due immagini separatamente: destra e sinistra. Vediamo solo 2 dimensioni e non abbiamo la minima idea che ne possa esistere una terza. Nel momento in cui la consapevolezza cresce, non vediamo più le due immagini separate, diverse: ne vediamo una sola, una terza immagine unica che non è soltanto la somma delle altre due, ma introduce spontaneamente un qualcosa che prima non c'era: una nuova dimensione, la profondità. Questa nuova dimensione è quell’amore incondizionato verso letteralmente tutto e tutti di cui avevo parlato un paio di volte in seguito a non una ma due “prove sul campo” che me lo hanno fatto percepire direttamente.

Noi tutti in questo momento siamo Lazzaro, amici e amiche, in attesa della consapevolezza che ci riporti alla vita. Ma siamo anche sordi, ciechi e muti. E dividiamo, quindi siamo il diavolo. E’ un’immagine, eh, non attaccatevi alle parole. Provate a capirle, invece.

04 settembre 2013

In Siria per "difendere i diritti umani"? Ma basta con 'ste cazzate!

Perchè quel pirla di Obama e la sua gang di miliardari armati non se la prendono minimamente con quegli stronzi che costantemente violano i diritti umani in Africa? "Infibulazione"? "Guerre civili"? "Stupri e razzie"? "Esecuzioni"? Morti su morti nell'indifferenza generale? Hanno rotto il cazzo con 'sta storia della "difesa dei diritti umani" come scusa per buttare giù bombe ad minchiam spacciandosi come paladini della libertà. E' una scusa che non sta minimamente in piedi. Solo perchè si dice che un cretino avrebbe sparato gas sui suoi cittadini, SENZA PROVE tra l'altro, allora tutti giù a parlare di "violazione inaccettabile dei diritti civili", risolvibile con una bella ondata di morte. Ma vaffanculo! Andatelo a raccontare a qualcun altro, branco di merde che non siete altro! Se davvero ci teneste ai diritti umani non avreste fatto quello che avete fatto, e quello che volete ancora fare, solo per prendere controllo sui soldi. QUESTO è il vero motivo, non i cazzo di diritti umani coi quali quotidianamente vi pulite il culo.

Ormai è da parecchio che sul blog non parlo quasi più di geopolitica et similia, concentrandomi invece di più sul lato "etereo" della vita (che poi è la vita stessa che viviamo ogni giorno), principalmente per due motivi:
1) è un argomento che mi ispira assai e mi intriga come nessun altro;
2) l'informazione funziona così: avviene qualcosa, nel mondo, e subito dietro si muovono i due fronti dell'informazione e della cosiddetta "controinformazione" e... basta. Uno difende una certa visione, l'altro la critica. E stop. Non succede mai un cazzo. Ci sono in campo due squadre con relativi ultras in curva che si insultano e scornano sterilmente per una partita e basta. Entrambe le correnti (informazione e controinformazione) sono nello stesso stadio e non sembrano interessate a uscirne, volendo piuttosto continuare a giocare la stessa partita ancora e ancora e ancora fino all'infinito.

Quello che metto qui sul blog, invece, dovrebbe servire per dare due sberle a qualcuno degli ultras, schiodarlo dal suo posto in curva e farlo uscire dallo stadio, che onestamente ha anche rotto i coglioni, per tornare finalmente a casa. Se magari nell'uscire si cerca di scrostare anche qualcun altro, ben venga.

Scusate lo sfogo, ma quando ce vò, ce vò. Basta: della Siria non scriverò più niente, tanto s'è capito che è la solita buffonata yankee con contorno di morti a random. Qua si parla di prendere consapevolezza, di uscire dallo stadio. Se poi qualche notizia "altra" mi sconfinfererà, ne parlerò senza problemi, ma la linea principale del blog è un'altra. E si ricomincia già dal prossimo post.
Pace.

02 settembre 2013

Guerra alla Siria - I veri motivi. Il resto è propaganda.

(tratto da StampaLibera.com)

Guerra alla Siria: veloce ripasso



1. Tutte le guerre sono guerre di banchieri
Allora, se è vero quello che è stato scritto, cioè che “All wars are bankers’ wars” (“Tutte le guerre sono guerre di banchieri“, che ho tradotto in tre parti, che potete trovare qui: 12 e 3), anche questa dovrebbe essere una guerra che soddisfa le ambizioni dei banchieri: eliminare cioè dalla carta geografica tutti quegli stati che si permettono di avere una banca centrale pubblica, non privata e controllata dall’elìte finanziaria di poche famiglie mondiali, a tutti i costi, anche se gli stati interessati sono piccoli, perchè comunque con il loro esempio potrebbero stuzzicare la fantasia degli altri popoli, che poi potrebbero dire: perchè loro sì o e noi no? E in effetti, una rapida conferma di questo si trova facilmente: ad esempio in questo articolo di Nicoletta Forcheri su Stampalibera, o in questo video di Albamediterranea, sulla proprietà e indipendenza della banca centrale siriana.

2. La guerra alla Siria era da tempo pianificata
Bene. Ma… se fosse un caso? Se fosse cioè che l’attacco, e l’indipendenza della banca centrale siano una coincidenza? Togliamoci allora anche questo dubbio. In questo video il generale in pensione Wesley Clark racconta di come, già pochi giorni l’attentato dell’11 Settembre, fosse chiara, all’interno dell’amministrazione USA, l’intenzione dell’attacco all’Iraq; al quale sarebbero seguiti gli attacchi ad altri paesi, fra i quali Libia e Siria. Mission Accomplished.



Riprendiamo alcune parti dell’intervista dal sito Democracy Now (traduzione a cura di googletranslate):

About ten days after 9/11, I went through the Pentagon and I saw Secretary Rumsfeld and Deputy Secretary Wolfowitz. I went downstairs just to say hello to some of the people on the Joint Staff who used to work for me, and one of the generals called me in. He said, “Sir, you’ve got to come in and talk to me a second.” I said, “Well, you’re too busy.” He said, “No, no.” He says, “We’ve made the decision we’re going to war with Iraq.” This was on or about the 20th of September. I said, “We’re going to war with Iraq? Why?” He said, “I don’t know.” He said, “I guess they don’t know what else to do.” So I said, “Well, did they find some information connecting Saddam to al-Qaeda?” He said, “No, no.” He says, “There’s nothing new that way. They just made the decision to go to war with Iraq.” He said, “I guess it’s like we don’t know what to do about terrorists, but we’ve got a good military and we can take down governments.” And he said, “I guess if the only tool you have is a hammer, every problem has to look like a nail.”

So I came back to see him a few weeks later, and by that time we were bombing in Afghanistan. I said, “Are we still going to war with Iraq?” And he said, “Oh, it’s worse than that.” He reached over on his desk. He picked up a piece of paper. And he said, “I just got this down from upstairs” — meaning the Secretary of Defense’s office — “today.” And he said, “This is a memo that describes how we’re going to take out seven countries in five years, starting with Iraq, and then Syria, Lebanon, Libya, Somalia, Sudan and, finishing off, Iran.”

Circa dieci giorni dopo l’11/9, ho passato il Pentagono e ho visto il Segretario Rumsfeld e vice segretario Wolfowitz. Scesi le scale solo per dire ciao ad alcune delle persone in comune personale che lavorava per me, e uno dei generali mi ha chiamato dentro Egli disse: “Signore, hai avuto modo di venire a parlare con me un secondo. “dissi,” Beh, sei troppo occupato. “Ha detto,” No, no. “, dice,” Abbiamo preso la decisione che stiamo andando in guerra con l’Iraq. “Questo è stato il o intorno al il 20 di settembre. Ho detto, “Stiamo andando in guerra con l’Iraq? Perché? “Lui disse:” Io non lo so. “Ha detto,” Credo che non sanno che altro fare. “Allora ho detto:” Beh, hanno trovato alcune informazioni di collegamento Saddam ad al-Qaeda? “Ha detto,” No, no. “, dice,” Non c’è nulla di nuovo in questo modo. Hanno appena preso la decisione di andare in guerra con l’Iraq. “Lui ha detto,” Credo che sia come non sappiamo cosa fare con i terroristi, ma abbiamo un buon esercito e possiamo abbattere i governi. “E lui dissi, “credo che se l’unico strumento che hai è un martello, ogni problema ha a guardare come un chiodo.” Così sono tornato a vederlo un paio di settimane più tardi, e da quel momento ci bombardavano in Afghanistan. Ho detto, “Stiamo ancora andando in guerra con l’Iraq?” Ed egli disse: “Oh, è peggio di così.” Si allungò sulla sua scrivania. Prese un pezzo di carta. E lui ha detto: “Ho appena ricevuto questo giù dal piano di sopra” – che significa il Segretario di Difesa – “. Oggi” Ed egli disse: “Questo è un memo che descrive come stiamo andando a prendere sette paesi in cinque anni, partendo con l’Iraq, e poi la Siria, il Libano, la Libia, la Somalia, il Sudan e ha concluso a rete, l’Iran. “

In quest’altro video, che riprende sostanzialmente la stessa parte dell’intervista, alla fine si nota come, tramite cartina geografica, gli USA stiano attaccando gli stati della regione che non accettano “l’amicizia” di questo ingombrante alleato.


Quindi risulta evidente come l’aggressione alla Syria fosse stata messa in conto molto tempo fa, almeno una dozzina d’anni (ma probabilmente anche molto prima, se le informazioni uscirono, almeno all’interno degli ambienti militari, una dozzina d’anni fa).

3. La stessa sorte di Gheddafi
Come si può vedere bene e capire da questo video, la stessa sorte era toccata a Gheddaffi, ancora più colpevole, oltre che di stare sopra un mare di petrolio, di proporre una moneta africana slegata dal dollaro ma soprattutto basata sull’oro, il gold dinar.



4. Una scusa futile (per ascoltatori boccaloni)
Ovviamente, la “scusa” della lezione ad Assad non regge. Non solo Putin ha sputtanato Obama all’ONUmostrando immagini dai satelliti che mostrano razzi partiti dalle zone controllate dai ribelli salafiti, ma il buon senso ci dice che solo un pazzo commetterebbe un crimine così efferato proprio nel momento in cui stanno arrivando gli ispettori ONU.Un po’ come se una famiglia affidataria riempisse di botte il piccolo proprio quando stanno per arrivare gli assistenti sociali a controllare se va tutto bene.

5. Giornalisti criminali perchè complici di criminali
Ma i nostri mezzi di informazione, i giornalisti pagati, i giornali che campano solo grazie ai sussidi pubblici, queste cose non le dicono. Si vergogneranno? Faranno fatica a guiardarsi allo specchio? Gli verrà da vomitare al solo pensiero della loro complicità coi carnefici? Speriamo. Almeno avrebbero una possibilità di cambiare strada, prima o poi.

24 agosto 2013

Tu “scendi” dalle “stelle”, in un certo senso

Nell’ultimo post avevo scritto la storiella dell’uomo ricco e dell’indigeno con l’invito a non prenderla razionalmente attaccandosi alle parole ma cercando di andare oltre e provare a comprenderla veramente. Oggi vi metto nero su bianco cosa intendessi dire dietro la metafora. Scoprirete presto, però, che anche scritto così non riuscirete a capirlo con la mente superficiale perchè pure questo sarà una semplice rappresentazione, un’immagine non effettivamente vera ma “verosimile” con il solo scopo di scuotervi qualcosa dentro.

Breve richiamo a due articoli precedenti. Nel primo parlavo della differenza tra un vivo e un morto: non può essere strettamente fisica perchè anatomicamente un cadavere è identico a una persona viva, eppure evidentemente al morto manca qualcosa, ovvero la vita, in sostanza noi. Il secondo è l’ormai canonico post sulla mia seconda esperienza di espansione di consapevolezza: per la prima volta mi sono reso conto di non aver (quasi) mai vissuto effettivamente un momento della mia vita e finalmente riuscivo a essere consapevole di me, della mia presenza e a vivere consapevolmente ogni istante, provando un immenso amore incondizionato verso tutto e tutti, sentendo una profondità d’essere incredibile e una vibrazione leggera, sottile, veloce. (Tra l’altro mi è sovvenuto alla mente solo adesso che queste due esperienze che ho avuto il privilegio di vivere sono praticamente identiche a quella di cui parla Bill Hicks, solo più lunga delle sue 4 ore e senza funghi allucinogeni. Sei veramente un grande, Bill. Riesci a darmi ancora spunti dopo più di quattro anni. Grazie)

L’evoluzione intuitiva di questi due articoli è la seguente (e, di nuovo, non attaccatevi troppo alle parole). Noi, il ricco signore della metafora, veniamo da una vibrazione altissima, estremamente “veloce”, con una frequenza infinitamente superiore a qualsiasi scala di Hz possiamo avere. Da lì siamo “scesi” (o forse abbiamo deciso di scendere) a questo livello di vibrazione, siamo arrivati in questa ristretta fascia di frequenze per poterla vivere in prima persona. Ma lo scopo sarebbe irrealizzabile senza uno strumento “del posto”, ovvero senza un corpo e una mente appartenenti a questo (basso) livello vibrazionale. In pratica senza l’indigeno. Se non ci fossero la mente e il corpo, infatti, nella nostra “discesa” non riusciremmo a “fermarci” e passeremmo dritti dritti attraverso questo piano, esattamente come un’onda radio passa attraverso i muri. Una volta entrati in un corpo abbiamo subito un “inconveniente”. Solo di nome, poi, perchè in realtà è tutto minuziosamente e perfettamente pensato e disegnato: non riusciamo a ricordarci nè chi/cosa siamo nè da dove veniamo. Perchè? Vediamo se riesco a farvi capire. Immaginate di avere un’onda radio a una frequenza altissima, estremamente veloce, e una invece molto bassa, lenta. In un tempo di, che ne so, 5 secondi, quale delle due avrà comunicato più informazioni? Ovviamente quella più veloce, mentre con l’altra avremo una perdita di informazione e servirà del tempo per colmarla.

Ecco, analogamente, nella nostra “discesa” vibrazionale ci siamo lasciati dietro delle informazioni sottoforma di consapevolezza. Per poterci adattare alla lentezza di questo livello, ed evitare di attraversarlo senza quindi poterci interagire, abbiamo dovuto rinunciare a parte della nostra consapevolezza riguardo noi stessi e, come conseguenza diretta, di tutto il resto.

Se già tutto ciò non risuonasse come divina poesia, ora arriva la parte più positiva. Dopo esserci “sacrificati” per venire al mondo (non “nati”, ma “venuti al mondo”) attraversiamo un periodo di “adattamento” al per noi bassissimo livello vibrazionale attuale, nel quale la nostra vibrazione e quella del mondo circostante entrano in armonia e si fondono. Ecco l’indigeno che svolge il suo compito: permetterci di integrarci e di interagire col resto del mondo, fino a che le vibrazioni non si armonizzano. Da questo punto in poi può avvenire la risalita della nostra vibrazione senza abbandonare il corpo nè la vibrazione di questo mondo: possiamo ritornare perfettamente consapevoli di noi stessi e di tutto il resto senza, però, attraversare questo mondo tipo fantasmi, ma rimanendone stabilmente dentro. Ci sono sempre il corpo e la mente, che sono strettamente figli di questa frequenza e solo di questa: ci accolgono e ci aiutano ad ambientarci, come l’indigeno col ricco. Ritornare perfettamente consapevoli di noi, ovvero ri-alzando la nostra vibrazione, è esattamente ciò che rappresenta, nei Vangeli, Gesù Cristo: Gesù è l’uomo, il figlio di questo mondo, l’indigeno, il contenitore; Cristo è la massima consapevolezza, figlia di Dio, trascendente questo livello vibrazionale (mondo) e tutti gli altri in quanto loro stessa generatrice. Quando l’uomo/indigeno/animale/ego/mente+corpo ha svolto il suo compito di accoglierci e farci ambientare vibrazionalmente, lo crocifiggiamo, lo “uccidiamo” ma con gratitudine in quanto perfettamente consapevoli del compito da “lui” svolto e della sua ormai sopraggiunta inutilità. Con la “morte” dell’ego, può emergere pienamente la nostra essenza, l’essenza divina, quella non figlia del mondo ma bensì trascendente.

O almeno dovrebbe andare così se, quando fossimo piccoli, qualcuno provasse anche solo ad accennarci certe cose invece di riempirci di interpretazioni superficiali di nozioni, al contrario, estremamente profonde. Non c’è determinismo, nel mondo, ma diciamo che almeno una prima infarinatura di comprensione di questi argomenti quando si è piccoli non guasterebbe affatto. Per come siamo messi effettivamente, però, le cose ci sono state rese più complicate perchè, se non si ha la fortuna di avere anche solo un piccolo tarlo nel cervello che ci suggerisce la falsità di quanto ci viene detto su di noi e sul mondo, restiamo freschi e ce ne andiamo da qui avendo compreso ben poco di quanto avevamo dentro e intorno. Fin da quando siamo piccoli, infatti, ci ritroviamo circondati da una marea di persone molto superficiali nelle loro conoscenze che ci imbottiscono della loro superficialità, convincendoci che sia invece tutto ciò che c’è da sapere. Familiari, parenti e amici ovviamente lo fanno in buona fede, non con cattiveria e bastardaggine come invece fanno quelli più in alto nella piramide.

Oggi ci ritroviamo, in questa società, con il grande scontro tra scienza e religione. Uno scontro apparente, poi, perchè entrambe parlano delle stesse cose usando parole diverse. La grande differenza è che la scienza è molto superficiale, in quanto non spiega l’effettivo funzionamento delle cose e il loro perchè ma si limita a descrivere come si manifestano (ne avevo già parlato); la religione, invece, è molto profonda e, logicamente, in un mondo popolato di superficialità può la religione essere davvero capita bene? Ovviamente no e infatti ci ritroviamo, ad esempio, con la Chiesa e il mare di sterco che lancia in ogni dove sottoforma di un’interpretazione del messaggio di Gesù e del concetto di Dio da far come minimo rabbrividire. La scienza, invece, ha successo proprio perchè rispecchia la nostra superficialità, la nostra scarsa consapevolezza, il nostro attaccamento alla mente superficiale (all’indigeno). Ci piace proprio per questo: è facile da capire, non richiede sbattimenti particolari. Lanci un oggetto per aria? Guarda che poi c’è una roba chiamata “forza di gravità” che lo riporta giù. Facile. Prova a spiegare concetti spirituali, più profondi, in modo da aiutare gli altri a comprenderli: mica facile, eh. Guardare e pensare è molto più semplice che sentire (dentro, non con le orecchie) e comprendere.

Quando, per esempio, ci dicono che “Gesù è morto in croce per togliere il peccato dal mondo” cosa significa? Non l’ho mai capito in anni e anni, perchè cercavo di capire un concetto non di questo mondo con uno strumento, invece, prettamente figlio di esso e dunque, in quanto tale, molto limitato e irrimediabilmente ignorante verso certe cose. Cercavo di capire con la mente, invece di comprendere. Il mondo siamo noi, Gesù (non il Cristo, solo Gesù) è l’uomo/animale/indigeno/ego/mente+corpo che “muore” per eliminare alla radice proprio colui che pecca e i suoi peccati insieme a lui. E’ la disidentificazione nostra dall’ego, la consapevolezza della nostra essenza e di come non appartenga a questo mondo. Ma la si deve sentire dentro, questa disidentificazione, altrimenti sono solo parole di auto-convincimento. Bisogna, guarda un po’, esserne consapevoli, ovvero comprenderla. Per favorire la comprensione sarebbe importante superare il giudizio e il continuo giudicare. Bisogna disidentificarsi col giudizio e, paradossalmente, il modo migliore per farlo è proprio comprendendolo, ovvero… non giudicandolo. Non giudicare il giudicare: spettacolo… Se c’è giudizio, non c’è comprensione; se c’è comprensione, non c’è giudizio. E’ proprio quando giudichiamo che ci fermiamo un gradino prima della vera comprensione: non capiamo bene una determinata cosa e allora la riponiamo nel mega-cassetto del “buono” o in quello del “cattivo”, del “bello” o del “brutto” e via dicendo. L’avevo già scritto: quando guardate un albero non state effettivamente guardando quello specifico albero ma solo un esemplare qualsiasi della categoria mentale “albero” e, in questo modo, vi state perdendo la sua irripetibile unicità. Idem quando vedete un fiore: lo guardate e tac! scatta subito il giudizio. “Cavolo, bello!”. No non è bello, e non è nemmeno brutto: è quello che è, punto. Nel momento stesso in cui parte il giudice nella mente avete già perso la comprensione e, per voi, quel fiore è diventato soltanto un “bel” fiore come ce ne sono milioni nel mondo. Anzi, alcuni sono anche più belli.

Quando sparisce il giudizio (ovvero nel momento in cui ne diventiamo consapevoli, ovvero nell’attimo in cui ce ne disidentifichiamo) il fiore non è più nè bello nè brutto: è unico, non ce n’è un altro uguale in tutto l’universo. E questa comprensione dell’unicità delle cose tutte porta automaticamente un senso di bellezza assoluta, non dualistica, non contrapposta a null’altro. Non è un “bello” opposto a un “brutto”: c’è solo e soltanto un “bello” assoluto. Qualcuno, usando un vocabolario diverso, lo chiama “amore incondizionato” o “amore di Dio”.

Ma qui stiamo già andando troppo avanti. La risalita si fa un gradino alla volta, mica tutta insieme (salvo botte di f… ehm… di culo). Che poi “risalita” non in senso proprio, non attaccatevi alle parole e alle idee che ne avete a riguardo. E’ un andare in profondità, nelle nostre viscere interiori, nel nucleo, nel centro del nostro mondo. Più siamo consapevoli della nostra profondità, più siamo vicini al momento creatore; più guardiamo all’esterno, più siamo lontani, “lenti”, “superficiali”. Ricordate: “a Sua immagine e somiglianza”, un frattale (religione e scienza parlano delle stesse cose!). Prendiamo il nostro pianeta, ma solo come uno tra millemila esempi. Dov’è il nucleo? E’ dentro o fuori? Ma anche il Big Bang è un’esplosione, dal nucleo originario centrale verso l’esterno, dalla profondità alla superficie. Le analogie sono tutte intorno a noi, se le si sanno osservare. Se ne siamo consapevoli. Se le comprendiamo…

17 agosto 2013

Il ricco e l’indigeno

Oggi vi parlo in metafora. Potrei scriverlo più direttamente, ma voglio provare con un’immagine fantasiosa, così magari si riesce meglio a scavalcare la mente razionale e andare un po’ dentro, in riflessione. Nel prossimo articolo lo scrivo più terra a terra, ma intanto uscite dalla testa e provate a comprendere.

C’è un uomo molto ricco che vive fra le altissime montagne dell’Himalaya, tra le cime più alte del mondo. Un giorno questo signore ha un’idea strana: andare a vivere lontano, scendere dal suo trono nevoso e trasferirsi in un luogo per lui inusuale e la destinazione scelta è l’Africa. Questo signore ha una passione per l’architettura e allora si mette lì a disegnare la sua futura dimora. Disegna, cancella, corregge, ri-disegna, smussa e sistema i dettagli fino a che il risultato non lo convince alla perfezione. Dopodichè dà l’incarico a dei costruttori. Nel giro di poco tempo le nuove quattro mura sono completate, il signore ricco fa i bagagli e va. Una volta arrivato è visibilmente spaesato: il panorama è completamente diverso, si è a livello del mare e al posto della neve vi è solo una landa dalla tonalità giallo-arancione e un sole bollente. Rimane incantato, però, dalla straordinaria bellezza del nuovo villone, addirittura più incredibilmente stupendo dal vivo che sulla fredda carta. Appena fuori dalla casa lo attende un abitante del posto, un indigeno con il compito di guidarlo nel nuovo ambiente, che gli insegni gli usi e i costumi del posto e che, in generale, lo introduca nel “nuovo mondo”. Oltre a mostrargli per filo e per segno la casa, ovviamente. Passa molto tempo e a un certo punto l’indigeno, svolto magistralmente il suo compito di guida e aiutante, va dal signore ricco per annunciargli la dipartita. Ma il ricco gli è ormai molto affezionato, quasi ossessivamente, e sente che senza di lui non sarebbe nulla, non potrebbe nemmeno vivere e lo implora continuamente di restare, rendendolo praticamente, ma non effettivamente, il padrone della meravigliosa dimora. Chissà, magari un giorno il signore ricco si deciderà saggiamente, con un sorriso sulla faccia e un senso di ringraziamento nel cuore, a lasciare finalmente andare il povero indigeno per la sua strada.

09 agosto 2013

Illuminati, simbolismo, Satana e voi: uno spartiacque

Quest’anno in ferie mi sono venute delle belle ispirazioni e me le sono segnate con l’intento, una volta tornato, di scriverle meglio e metterle qui. Sono stati tre/quattro blocchi di intuizioni, annotati in altrettanti momenti diversi, non proprio collegati fra loro e il riuscire poi a creare un discorso filato non è stato semplicissimo ma spero sia venuto almeno discretamente. Buona lettura!

Capisco benissimo la bellezza del desiderio di vivere in un mondo finalmente in pace, vedere gente abbracciarsi per strada, sorridere insieme e condividere gioiosamente tanti momenti di vita quotidiana. È un'immagine bellissima. Ma non succederà mai. E non per pessimismo, nichilismo o chissà cos'altro, ma per semplice realismo: il conflitto c'è, c'è sempre stato e sempre ci sarà. È così per disegno, l'intero universo (almeno al livello del percepibile) è basato sul conflitto, sul dualismo, su due polarità. E non guardate troppo lontano, là fuori, ma fate caso a ciò che provate dentro ogni giorno: una cosiddetta "parte di voi" vorrebbe qualcosa, ma subito ne interviene "un'altra" desiderosa dell'opposto oppure si presenta in funzione funzione di giudice o altro. E siccome inevitabilmente le azioni e i risultati del mondo esterno sono figli e derivati di ciò che giace all'interno (dopotutto la società è fatta dalle persone), va da sé il conflitto imperante in ogni ambito della vita. Ma non è una faccenda solo umana: riguarda l'intero mondo animale e, ancora più in profondità, le fondamenta stesse della realtà, i principi fondamentali che costituiscono l'universo e sottendono la realtà stessa. Il concetto stesso di "esperienza", così come quello di "percezione", richiedono due "entità": il fatto e chi lo vive, chi lo percepisce. L'oggettivo e il soggettivo. Se non ci fosse la separazione primaria, ovvero se dall'uno non emergesse il due, non sarebbe possibile la distinzione e il tutto risulterebbe una infinita massa impossibilitata a riconoscersi. Esattamente da questa primaria separazione nasce il conflitto: essa stessa è il conflitto, senza il quale voi, io, il mondo circostante e la nostra abilità di percepirlo non esisterebbero. Sarebbe un'unità indistinta e indistinguibile. Quindi toglietevi dalla testa la pace assoluta nel mondo: non accadrà, questo mondo non è stato disegnato per essere in pace.

La pace, semmai, è raggiungibile a livello individuale. Una pace intesa come completa consapevolezza dell'essenza, nostra e dell'universo (dato che è la stessa), un distacco totale dell'identificazione con l'individualità e le idee che la compongono, dal credere di essere un qualcosa di definito ad altre più profonde come la volontà individuale o il libero arbitrio. Idee meravigliose ed estremamente utili, sfido a dire il contrario, e lo sono fino a quando non si arriva" lassù", a un livello paradisiaco di consapevolezza nel quale se ne intuisce la relatività e "l'illusorietà" e ce ne si distacca naturalmente, non servono più. Il libero arbitrio, ad esempio, è fondamentale nei livelli inferiori di consapevolezza per opporsi a ciò che si ritiene sbagliato e/o affermare la propria volontà e le proprie decisioni: ma quando si capisce che di volontà, qui, ce ne è solo e soltanto una, universale, onnicomprensiva, superiore e profonda ecco che il concetto di "libero arbitrio" appare diverso, più superficiale. Non inutile, di inutile non c'è proprio nulla checché ne dica la gente; è utile per capire, per comprendere meglio la realtà, per aumentare la propria consapevolezza. Dopodiché esaurisce il suo compito e viene naturalmente lasciato andare, senza sforzo nè tantomeno rimpianto.

Qui entra in gioco Satana. Mettiamo subito in chiaro una cosa: VOI siete Satana. Lo siete ogni volta che vi opponete alla vibrazione più alta, alla consapevolezza più alta; lo siete ogni volta che vi sentite separati, divisi, non-divini; lo siete ogni volta che non sentite dentro di voi la vostra essenza, quando non avete dentro quello straripante amore incondizionato verso tutto e tutti; lo siete ogni volta in cui vi identificate con i pensieri, con le parole, con le azioni; lo siete ogni volta in cui credete fermamente di essere solo quell'animale antropomorfo riflesso nello specchio; lo siete finché crederete all'ego, al grande ingannatore. Noi neghiamo il flusso, non lo vediamo, non ne siamo consapevoli perché troppo identificati con "questa roba" che sentiamo ogni giorno di essere, ma essa NON È la totalità del nostro essere. Oh Dio se non lo è! Eppure ne siamo convinti e lottiamo per difendere praticamente il nulla che percepiamo. Siamo Satana, non c'è un cazzo da fare. È un archetipo: smettetela di rompere le palle parlando di un pirla con le corna e un tridente, porca puttana. Stiamo ancora a credere all'uomo nero... Satana è una possibilità simbolica, esattamente come il Cristo: sono i soliti due estremi, le due polarità, siamo sempre qui. In mezzo ci siete voi con le vostre scelte e la vostra volontà: perseverate nel non riconoscere la vostra vera essenza (opponendovi, spesso inconsapevolmente, ad essa), oppure tenete aperta la porta a sensazioni nuove e sconosciute, a possibilità apparentemente impossibili? Voi volete diventare come Dio, volete sostituirvi a lui tramite il fare delle cose. Vi sentite estremamente individuali e vi è stato messo in testa di dover comportarvi in un certo modo piuttosto che un altro per "raggiungere Dio" e altre belle frasi simili. Dovete sempre fare qualcosa di predefinito, qualcosa che vi è stato detto essere giusto, o magari no. L'importante è fare, fare e fare. Smettetela di identificarvi con quello che fate. Ma neanche, perché anche lo smettere di fare qualcosa è esso stesso un fare.

Forse il punto più cruciale si può riassumere così: ma voi lo sapete chi siete? Quando dite "io di qua, io di là, io ho fatto, io sono andato" di chi o cosa state parlando? Cos'è quell'io di cui vi riempite sempre la bocca? Non lo sapete e non lo potete sapere perché non lo sentite. Vi è stata riempita la testa di definizioni su di "voi" da parte di altre persone e a queste ne avete aggiunte un'altra lista lunga da qui alla Città delle Nuvole (cit.) fatta da voi. E ci credete ciecamente, tanto da non porvi nemmeno lontanamente il quesito classico "chi sono io?" se non per dare una risposta banale, anch'essa sentita dagli altri e ripetuta a pappagallo. Piccolo appunto da appiccicarvi in faccia: voi non sapete chi/cosa cazzo siete. Vi identificate con qualunque cosa, dalla vostra professione, posizione sociale, nome e cognome, immagine nello specchio, fino a quello che state facendo in questo momento. Novità per voi: non state facendo niente. E non lo avete mai fatto. E mai lo farete. In questo preciso momento non state leggendo queste parole: state vivendo l'esperienza di leggerle, ma non siete effettivamente "voi" a farlo. Sta succedendo. Punto. È così, le cose succedono e noi le viviamo, anche e soprattutto quelle che "facciamo" noi. Non state effettivamente "facendo" la lettura, così come non siete voi a camminare, bere, guardare, fare l'amore, arrabbiarsi, perfino pensare. Sono tutte cose che accadono e noi ne siamo i testimoni, coloro che vivono queste esperienze, ma finché rimanete al livello base di consapevolezza vi sembrerà di fare effettivamente quelle cose. Tutto perché manca la percezione un cicinino più alta di voi. Siamo sempre qui: credete di sapere chi siete ma non è così perché non riuscite a sentirvi dentro. E potrei anche dirvi qualcosina in più sulla percezione di noi e della nostra essenza (e volendo vedere l'ho pure già fatto altre volte) ma non ve lo dico perché se no vi farete i soliti trip mentali basati sul nulla, crederete di aver capito e sarete di nuovo punto e a capo. Quando finalmente sentirete dentro di voi un po’ di più della vostra essenza, smetterete di essere dei piccoli Satana perchè capirete che nulla si fa ma tutto accade. In pratica sparisce l’identificazione, fino a che il solo parlare di “io”, “tu”, “noi” vi lascerà abbastanza perplessi.

Sapete cosa ho notato? Così come virtualmente ogni essere umano, specialmente di sesso maschile cresciuto nella cosiddetta "società Occidentale", ho spesso pensieri di carattere sessuale durante il corso della giornata. Quando si è al mare, poi, non ne parliamo nemmeno... La stimolazione mentale verso il centro sessuale è piuttosto potente e ripetuta e tende a una crescita costante, ma arriva un momento nel quale improvvisamente questo tipo di stimolazione sparisce e al suo posto arriva un pensiero più intuitivo e penetrante nella realtà delle cose. È come se la nostra energia, invece di rimanere incatenata nei meandri più bassi (metaforicamente e fisicamente), finalmente si muovesse verso altri lidi, più alti, provocando un netto cambiamento di pensieri e anche della loro "qualità", nel senso che si percepisce proprio una loro maggiore profondità rispetto al solito. È in quei momenti che mi vengono le intuizioni che poi leggete qui sul blog.

Il pentacolo rovesciato. Simbolo tipico del satanismo, ma ovviamente fraintendendo il concetto di "Satana" si fraintende pure il pentacolo rovesciato. Tanto per cominciare non è un simbolo negativo: cancellate dalla testa la distinzione negativo/positivo perchè, come sempre, il giudizio è un ostacolo alla possibilità di conoscere davvero. Ciò che quel simbolo indica è lo spostamento, o mantenimento, dell'energia nella bassa vibrazione (e nelle parti basse del corpo). Punto. La stella va verso il basso, "suggerendo" di rimanere nello stato di minima consapevolezza. Di rimanere tanti piccoli satanini. Il pentacolo normale non rovesciato, invece, indica l'opposto: fai salire l'energia, vai nelle vibrazioni più alte, quelle delle intuizioni, della sempre maggiore consapevolezza, della sempre maggiore profondità di comprensione della tua essenza e, di conseguenza, dell'essenza di tutto (è la stessa identica cosa!). Semplice. La stramaledetta piramide con lo stramaledetto occhio in cima è la salita dell'energia dalla “terra” al “cielo” fino a scoprire che c'è un solo "occhio", una sola volontà, un solo essere, un tutto infinito, assoluto, senza un opposto. Per questo l'occhio è uno solo: perché al livello dell'essenza non c'è dualismo, non ci sono due polarità ma solo un assoluto, percepibile da noi a questo livello come amore incondizionato e straripante, una sorta di potentissimo innamoramento con l'esistenza tutta. Non è negativo, anzi se proprio vogliamo metterla sul piano del giudizio mi sembra molto positivo, dato che fornisce un'immagine metaforica degli stati alti dell'essere. Ma se non si riesce a interpretarla, la si guarda e ci si ferma a giudicarla come buona o cattiva e, siccome viene sempre associata ai cazzo di Illuminati, scatta il giudizio negativo. Non è così.

Proviamo a restare più vicini a noi e guardiamo meglio l’ovvietà, compito sempre estremamente complicato. Come è fatta ‘sta realtà? Che cosa ci vedete dentro, partendo da voi? Esteticamente, intendo. Io vedo un corpo composto, per convenzione, da alcune parti dotate di nomi più specifici, ma comunque sia c’è un corpo. Unico, non ce n’è un altro identico nell’intero universo. Più specificamente non ce n’è un altro perfettamente identico che, per di più, occupa esattamente lo stesso spazio nello stesso tempo. Non ci sono due “miei corpi”, occupanti precisamente lo stesso spazio nell’identico momento di tempo, abitati da due me identici: ce n’è solo uno. Allo stesso modo per gli oggetti, come per esempio lo schermo davanti ai vostri occhi: è uno e unico, non ce n’è un altro identico nel medesimo spazio e nel medesimo tempo. Non ci sono due “pianeta Terra” perfettamente uguali e “sovrapposti” sempre. Anche questo è un simbolo, indicante l’unitarietà dell’essere: a un altro livello di consapevolezza non ci sono “due esseri” ma soltanto uno. Tutto ciò che avete di fronte agli occhi è una rappresentazione dell’origine, dell’infinito, di Dio e delle sue “caratteristiche”. Così come noi, su un foglio di carta, basandoci sulle sensazioni quotidiane disegniamo un cuore per rappresentare il concetto, più profondo e complesso, di “amore”, così “Dio” genera unicità ovunque per rimandare al concetto di “uno” dell’essere. Stessa cosa, a livelli diversi ovviamente. E’ una sfumatura dell’espressione “a Sua immagine e somiglianza”, ma rimane incomprensibile finchè si crede alla sola mente superficiale e ci si ferma al giudizio.

Cioè, ora non è per dire, ma noi viviamo costantemente nella nostra testa, non solo metaforicamente ma proprio fisicamente: la nostra attenzione (ovvero la nostra presenza) è quasi sempre riposta nella testa, nel dialogo interiore e anche quando sembra andare verso l'esterno in realtà ci va meno di quanto crediamo, perché quasi sempre si imbatte nell'imbuto strettissimo del giudizio e della categorizzazione. Per cui, riprendendo un esempio di qualche post fa, guardando un albero non stiamo effettivamente guardando quell'albero ma un esemplare generico della categoria mentale "albero". Appiattimento, generalizzazione e meccanicità: questo è il livello base di consapevolezza, il livello minimo col quale la natura, chiamiamola così, si mantiene e perpetua, una sorta di modalità di emergenza nel caso mancasse la "vera" consapevolezza, una più alta (sinonimo di "più profonda") percezione della realtà. Per cui nel 90% del tempo la nostra attenzione non è nel corpo nella sua interezza, ma solo nella testa e un" sintomo" di questo "squilibrio" è la quantità di pensieri del dialogo interiore e la crescente difficoltà per noi di "staccarcene", di non dar loro corda e disidentificarcene. E solitamente, come conseguenza della conseguenza, la manifestazione più evidente è un crescente nervoso, di tensione, di tristezza, ansia, borbottii e lamentele varie e quant'altro. Perché? Perché siamo troppo nella testa e poco nel resto. Usiamo troppo la testa, ci siamo troppo dentro, e da sola non ce la fa a gestire tutto: per cui sorgono delle "distorsioni" ma queste non sono il problema, quanto la spia di un problema più profondo. Soluzione? Uscire dalla testa. Spostate la vostra attenzione sul corpo e nel corpo, nelle sue parti, nei suoi arti, nei muscoli, nelle dita… insomma avete capito. Noi abitiamo il corpo ma non lo viviamo: pensiamo di viverlo. E questo cazzo di "pensare di" è una piaga alla quale siamo tutti sottoposti, tanto che tutti noi “pensiamo di essere” qualcosa. Io vi parlo di cose meravigliose che sento dentro come più vere del vero, cose che conosco per esperienza diretta: voi, però, non ci capite una mazza ma non è colpa vostra e questo deve essere ben chiaro: NON È COLPA VOSTRA, cancellate dalla testa il concetto di "colpa", superatelo, è sempre basato sul giudizio e dunque sull’ignoranza. Le cose le conoscete o non le conoscete. E per conoscerle l'unico modo è sentirle dentro, non ci sono cazzi. Finché ne sentite parlare e basta, non le potete conoscere. Io vi parlo di Dio, di consapevolezza, di osservazione ma il significato che io dò loro, basato sul mio sentire in prima persona, non è lo stesso che date voi, e non lo può essere finché non proverete dentro di voi queste sensazioni. Ve lo dico papale papale non per offendervi e men che meno per senso di superiorità, ma per provare a farvi capire: voi non sapete un cazzo. Smettetela di leggere di Dio e di esperienze mistiche e poi credere di avere capito: non avete capito niente, semplicemente perché non le avete vissute dentro. Se io vi dico "Dio" e ve ne parlo a mio modo, voi leggete e filtrate l’informazione tramite la vostra lente. Per voi Dio è un'altra cosa: è quello che vi è stato detto essere, unito magari a un pensiero più prettamente vostro, ma comunque sempre un pensiero arbitrario, intellettuale, basato quasi solo sul nulla. È come l'albero: non vedete davvero quell'albero ma il vostro pensiero di un albero qualsiasi. È una proiezione, non è la realtà.  La consapevolezza è fenomenale perchè crea una sorta di spazio tra noi e chi-crediamo-di-essere, ovvero l’ego, spezzando finalmente la nostra piena identificazione con esso e permettendo all’essenza di emergere pienamente. Per questo uscire dalla testa è piuttosto consigliabile, perché così facendo si salta l'intermediario tra noi e la realtà per andare a sentirla direttamente.

Avete capito cosa intendo con "tra noi e la realtà"? Chi è quel "noi"? Non lo sapete, ne avete solo un'idea arbitraria. E sapete cosa succede nella mente quando spostate l'attenzione al corpo? Non ve lo dico perché se no ve ne fate un'idea e proverete a forzare l'esperienza per farla coincidere con quello che pensate vi abbia detto io. Perché é questo che fate: non osservate ciò che già c'è per quello che è, ma provate sempre a dargli una forma arbitraria. È come avere di fronte dell'acqua e, invece di guardarla e capirla così com'è, andare li con le mani nel tentativo (ovviamente inutile) di darle una forma a voi gradita. Lo fate sempre, lo facciamo sempre. Per questo in un certo senso siamo tutti Satana, ci opponiamo alla realtà (Dio) e, essendo giudici, rimaniamo ignoranti. In realtà non è così, è impossibile opporsi alla realtà per il semplice fatto che anche l'opposizione e l'atto di opporsi esistono e si verificano, così come tutto il resto, fintanto che devono verificarsi, fintanto che sono utili per la comprensione (una conseguenza di ciò è la perfezione e la perfetta giustizia del mondo in ogni suo aspetto e in ogni momento, da quando è nato fino a quando finirà). È una metafora, un'immagine da leggere non per capirla intellettualmente e memorizzarla ma per sentire cosa scatena dentro. Questa è vera conoscenza, altro che memorizzare nozioni su nozioni che poi verranno dimenticate nel giro di qualche anno quando va bene. Questa è la scuola, non quella che ci insegna asetticamente una marea di informazioni scollegate tra loro e senza fornirci un minimo di significato. Poi per carità, per piacere personale si può studiare e memorizzare ciò che si vuole, dalla capitale del Tagikistan ai primi cento decimali del pigreco, non c'è nulla di male in questo, anzi, ma questa è "cultura": la "conoscenza" è un'altra cosa, non mischiamo i termini.

Lo ripeto perché ve lo dovete stampare in grassetto in fronte: voi non sapete un cazzo in termini spirituali, siete ignoranti e non potete colmare questa ignoranza tramite le parole e l'intelletto ma solo tramite la comprensione interiore. Di qui non si scappa. Conoscete solo le esperienze delle quali avete avuto consapevolezza, quelle che vi hanno “mandato un messaggio”, e spero ne abbiate avute un po’ nella vostra vita. E, ripeto, non ve lo sto dicendo perché "io so' io e voi non siete un cazzo" ma perché me ne sono accorto io in prima persona. Mi sono reso conto di aver passato più di 4 anni a leggere più o meno frequentemente materiale di stampo spirituale credendo di capire il messaggio di fondo, per poi arrivare a circa 3-4 mesi fa a provare dentro una roba allucinante che mi ha aperto gli occhi come niente prima. Da allora un'esperienza di tale intensità non si è più ripetuta, ma sulle sue "spalle" si sono accumulate, e continuano a farlo, tante piccole intuizioni e ispirazioni che se riesco metto nero su bianco qui sul blog. Ho capito quanto non conoscessi un'acca: ero convinto di sapere, ma in realtà ero totalmente ignorante perché leggevo concetti estremamente profondi usando la percezione superficiale, influenzata pesantemente da idee impiantatemi da altri, da credenze mie, da giudizi e più in generale da idee arbitrarie campate per aria. Ora non è che sia diventato un super espertone chissà chi: sono sempre uno studente, esattamente come tutti,  solo che mi sono accorto che il prof è entrato in aula e ha iniziato a spiegare, e a spiegare robe molto interessanti.

07 agosto 2013

Licenziato per aver difeso il personale

Oggi mi è arrivata una mail dal sindacato autonomo U.Si.Pe pregandomi di pubblicarla sul blog. Detto fatto :) E' un blog di informazione o no?


Difendeva i lavoratori: dipendente KSM licenziato in tronco
«Si è trattata di una vera e propria persecuzione personale e antisindacale», denunciano dal sindacato USIPE. 

Chiedeva solo il rispetto della legalità e delle norme contrattuali e costituzionali. L’attività sindacale lo portò anche ad esporsi varie volte chiamando anche le varie Forze di polizia per far constatare agli organi le irregolarità della società di vigilanza KSM di palermo. Ma stavolta, per la stessa società Claudio Di Trapani guardia giurata e rappresentante sindacale dell'U.Si.Pe il Sindacato Autonomo del comparto sicurezza civile e sussidiaria, è stato licenziato dall'istituto di vigilanza KSM di Palermo. Già oggetto di attenzioni particolari come le numerose pendenze che ha nei confronti della stessa società su mobbing, ora questa persecuzione vera e propria in quanto gli si contesta la sua attività di dirigente sindacale! Lo studio legale dell’Organizzazione sindacale ha già presentato un primo ricorso per condotta antisindacale al magistrato del lavoro, che si spera venga accolto immediatamente in quanto non sussistono i fatti e poi chiederemo anche i danni risarcitori in quanto il datore di lavoro non può perseguire e sanzionare un rappresentante sindacale e tra l’altro decidere di licenziarlo per questo!sono due mesi che chiediamo interventi da parte degli organi preposti al controllo sulla gestione del personale, ma a nulla e valso anzi, un silenzio assordante sottolineano dalla Segreteria Generale di Roma.  L’atto di contestazione è del tutto illegale e contro ogni norma di principio di diritto e libertà sindacale. Fanno notare dall’U.Si.Pe, non esistono precedenti, è un primo caso in Italia di licenziamento di rappresentante sindacale sanzionato per la sua attività. E' Assurdo!  Di Trapani lavorava con l' Istituto KSM da molti anni . Poi sempre attivo sul fronte della difesa dei diritti dei lavoratori diventa prima RSA e poi Dirigente responsabile della segreteria provinciale di Palermo. E’ evidente affermano da Roma che «si è voluto colpire anche e soprattutto l'azione sindacale all'interno dell'Istituto», dove l'U.Si.Pe conta una sessantina di iscritti. Di certo non ci fermeremo contro questi abusi illegali come prevede l’art. 15 dello statuto dei lavoratori e non ci fermeranno. Prima del cambio della licenza in KSM un minimo di approccio delle relazioni esisteva oggi invece conclude la nota del sindacato, abbiamo cercato tutte le forme di relazioni sindacali bonarie, ricevendo per contro un licenziamento ma prima delle persecuzioni documentate ai danni di dirigenti ed iscritti.