21 ottobre 2013

Cornuti!

Ammazza oh! E’ già più di un mese che non mi faccio sentire, per la gioia di alcuni ;)

Mi scuso per l’assenza. Tranquillizzo tutti: sto bene, non sono morto e sono sano (o malato) come prima. Impegni principalmente universitari hanno portato via una buona parte di tempo ed energie e continueranno a farlo per almeno un altro mesetto abbondante, ma spero di riuscire a scrivere qui qualcosa nel frattempo.

Vi avevo lasciati con un articolo incazzoso che prendeva la Siria (tra l’altro, si è passati dall’orlo della Terza Guerra Mondiale al silenzio completo nel giro di pochissimi giorni, ci avete fatto caso?) come esempio per mettere in chiaro la staticità dello scontro informazione-controinformazione, fermo su un’analisi di argomenti geo-politici che di solito finisce con:

- l’informazione ufficiale che spara una marea informe di puttanate spacciandole per verità assolute;
- la controinformazione che conta i peli del culo all’informazione ufficiale e rimanda tutto in qualche modo agli Illuminati.

Punto.

Avevo detto che sarei tornato a parlare di cose un pelo oltre queste banalità già dal prossimo post. Il prossimo post è questo post. Quindi, parliamone.

Interrompo il mio silenzio per via di una piccola grande intuizione arrivata, come spesso capita, dal nulla e totalmente inaspettata, il che mi rincuora sulla sua autenticità. Stavo guardando il video della canzone “El Diablo” dei Litfiba quelli veri, non i Litfiba farlocconi post-reunion. Improvvisamente, bam! flash clamoroso: ho capito perchè le corna fatte con l’indice e il mignolo della mano sono considerate un simbolo satanico.

corna

Cosa vedete? No, non “corna”. E nemmeno “dita”. Andate oltre: cosa c’è, lì? Un 2. Quello è 2. E’ un simbolo particolare per esprimere il dualismo. “Ma che c’entra con Satana?” C’entra, c’entra. Il diavolo è “colui che divide”. Divide cosa? L’uno, l’unità tutta dell’intera esistenza. Satana è un’entità fittizia pseudo-antropomorfa creata per rappresentare in maniera più semplice lo stato esistenziale nel quale tutti noi viviamo il 99% del tempo, ovvero divisi, separati. Da chi o da cosa? Da Dio, dall’infinito eccetera. Non riusciamo a percepire chiaramente l’unità di tutte le cose, per cui sentiamo separazione in ogni dove, tanto che parliamo di un “io” contrapposto a “gli altri”, per esempio, o della morte opposta alla vita. E via dicendo. Dio è l’alfa e l’omega, il principio e la fine. Avete capito? E’ tutto chiaro? Benissimo, secondo voi “alfa” e “omega” sono diversi? Il “principio” è una cosa a parte, diversa dalla “fine”? Se la risposta è sì (e so che lo è), perfetto: siete divisi e vedete divisioni ovunque. In questo momento, quell’immagine lì sopra descrive perfettamente la vostra condizione esistenziale, la vostra vibrazione attuale.

Un po’ di tempo fa avevo scritto che noi viviamo in ritardo sull’esistenza, ovvero che non percepiamo l’attimo esatto in cui la realtà si crea e si ricrea ma l’attimo immediatamente successivo, quando il momento creativo è già passato da una micro-frazione di secondo. In pratica, non percepiamo il “creatore” ma il “creato”; non sentiamo la vita stessa, ma qualcuno che vive la vita. L’attimo creativo non è avvenuto miliardi di anni fa e poi stop: il tempo stesso è una creazione, e quindi il momento creativo si compie in ogni singolo istante di vita. La creazione, o il big bang o quel che l’è, sta avvenendo proprio ora. E ora. E ora. E’ sempre stato così e sempre sarà così, perchè è fuori dal tempo (e dallo spazio). La creazione è istantanea, non ha tempo: lo genera. Eppure noi siamo in ritardo sull’esistenza. Come mai?

Perchè c’è un intermediario, qualcosa che “si frappone” tra la vita e l’esperienza della vita stessa. La creazione è istantanea, ma quello che viene creato al tempo 0 non è la percezione diretta della vita, bensì la percezione di “qualcuno” che vive la vita. Quel “qualcuno”, però, sottostà ai vincoli temporali, per cui la sua percezione della vita richiede un lasso di tempo per poter divenire reale. Ma ormai è tardi: la vita è andata l'attimo creativo è perduto. Solo il semplice fatto di percepire sé stessi richiede tempo, al quale va aggiunto quello per percepire il resto. Eccolo il diavolo, "colui che  divide": non è più la vita a vivere sé stessa ma è "qualcuno" che vive la vita. Vedete il 2? Nel primo caso c'è solo uno (la vita), nel secondo c'è due (la vita e uno che la vive). Ma allora significa che quel "qualcuno" che vive la vita non è la vita stessa, ma qualcos'altro diverso dalla vita. Quindi è morto, è la morte stessa. È Lazzaro. Cristo, ovvero l'archetipo dell'essere realizzato, della massima consapevolezza, fa "risorgere" il morto, lo riporta in vita. O meglio, lo riporta alla vita, o nella vita. L'intermediario sparisce e rimane solo la vita che vive sé stessa.

Ma chi è questo stramaledetto intermediario? Chi è a dividere l'esperienza in due? Siete voi, in ogni momento nel quale la consapevolezza vi porta a vedere (a percepire) divisione, separazione, in primis tra voi e la vita.

L'altra sera ho visto un episodio di "Cosa ti dice il cervello?", un programma che fa vedere tramite giochini ed esempi simpatici come sia facile ingannare la vista tramite illusioni ottiche di tutti i tipi. In un attimo mi è venuto un collegamento. Erano cose che già sapevo ma che non avevo mai connesso tra loro. L'immagine tridimensionale che abbiamo è la somma di due immagini bidimensionali diverse: se coprite un occhio, noterete che è molto più complicato avere la percezione della profondità e la vostra vista sarà praticamente bidimensionale. Le due immagini (una leggermente spostata sulla sinistra e una leggermente sulla destra) sovrapposte formano una terza, e unica, immagine e generano la percezione di una nuova dimensione prima completamente assente. Sono cose ovvie, conosciute praticamente da tutti, ma non avevo mai notato la straordinaria analogia con quello di cui parlavo prima. Al momento noi viviamo con la consapevolezza ferma al dualismo. In pratica è come se stessimo guardando le due immagini separatamente: destra e sinistra. Vediamo solo 2 dimensioni e non abbiamo la minima idea che ne possa esistere una terza. Nel momento in cui la consapevolezza cresce, non vediamo più le due immagini separate, diverse: ne vediamo una sola, una terza immagine unica che non è soltanto la somma delle altre due, ma introduce spontaneamente un qualcosa che prima non c'era: una nuova dimensione, la profondità. Questa nuova dimensione è quell’amore incondizionato verso letteralmente tutto e tutti di cui avevo parlato un paio di volte in seguito a non una ma due “prove sul campo” che me lo hanno fatto percepire direttamente.

Noi tutti in questo momento siamo Lazzaro, amici e amiche, in attesa della consapevolezza che ci riporti alla vita. Ma siamo anche sordi, ciechi e muti. E dividiamo, quindi siamo il diavolo. E’ un’immagine, eh, non attaccatevi alle parole. Provate a capirle, invece.