11 dicembre 2013

Consumismo spirituale - parte III: le belle parole a pagamento

(se vi interessano, qui c’è la parte I e qui la parte II)

In questi ultimi giorni la mia attenzione è stata attratta, a causa del mio solito amico “di viaggio”, verso la legge di attrazione, il pensiero positivo e più in generale verso gli strumenti, o presunti tali, per ottenere ciò che si vuole, per realizzare al meglio la propria vita etcetera etcetera. Non sono argomenti nuovi per questo blog, anzi credo di averne parlato per la prima volta un paio di anni fa se non di più. Nel frattempo, però, l’esperienza ha portato nuovi consigli e tante intuizioni, per cui colgo la palla al balzo per aggiornare, rivedere e in buona parte correggere i miei passati articoli sul tema.

Partiamo con la cosiddetta “legge di attrazione”. Per quei due che non sapessero di cosa si sta parlando, detto in parole spicce la legge di attrazione è una meccanica per cui la realtà intorno a noi risponde ai nostri stimoli vibratòri, principalmente provenienti dal cuore (il più grande campo elettromagnetico del corpo) e dal cervello o, meglio, dalla mente e dai pensieri. Quindi, se penso intensamente ad una cosa qualsiasi e riesco a scatenare una forte reazione del cuore, questa cosa dovrebbe alla fin fine materializzarsi in qualche modo. Non proprio da abracadabra, eh. Una roba più soft. Le circostanze della vita che si vengono a creare fanno sì che, alla fine della fiera, quella qual cosa trovi un modo di entrare nella nostra vita.

Quindi: abbiamo lo strumento naturale per poter vivere felici. Vediamo di usarlo al meglio, no? Ecco entrare in gioco il pensiero positivo: devi pensare positivo, così questa positività si manifesterà nei fatti concreti della tua vita e potrai essere libero e felice. “Attiri ciò che sei”, in pratica: se sei felice, attiri felicità; se sei triste, incazzato, frustrato, attirerai tristezza, incazzatura e frustrazione. Non fa una grinza.

Ed effettivamente è così perchè la realtà è collegata con tutto il resto, con sè stessa, per cui ogni fatto che avviene “all’interno degli interni” ha per forza di cose un riflesso all’esterno. “Ciò che fate all’ultimo dei miei fratelli lo fate a me”, in sostanza.

Ma non bisognerebbe commettere l’errore di fermarsi qui. Questa bella roba qua non è il fine, ma solo uno dei tanti mezzi. Il fine è la consapevolezza, la vita. Ogni evento che si manifesta, da un semplice pensiero in su (o in giù), nasce perchè c’è la consapevolezza a renderlo possibile e l’unico, L’UNICO, scopo di quell’evento è la consapevolezza. L’inizio e la fine, l’alfa e l’omega sono la stessa cosa. Gli opposti che si uniscono, il “due” che diventa “uno”. L’evento “nasce” dalla e nella consapevolezza con il solo obiettivo di mostrarla, di “morire” dando consapevolezza a chi di quell’evento è stato testimone in prima persona. Inizio e fine di un evento sono la stessa cosa: consapevolezza. L’utilizzo infantile (egoistico) della legge di attrazione è ad esempio quello col fine di fare soldi, o di trovare “l’anima gemella”, o di essere felici. Ci si attacca alle cose, perfino alla felicità e così facendo la si perde subito. Senza contare che manco abbiamo idea di cosa effettivamente sia la felicità, la realizzazione eccetera e quindi finiamo per inseguire desideri su desideri uno più stupido dell’altro.

Inoltre non si fa caso al problema di fondo di tutta la nostra esistenza: chi? Chi è che pensa/desidera/vuole/usa la legge di attrazione? Il passo successivo è capire proprio questo: la legge di attrazione è una vaccata colossale, almeno da un certo punto in poi, perchè presume sempre due entità: un soggetto senziente e un oggetto da ottenere. Siamo sempre i cani che corrono dietro al coniglio meccanico all’infinito. In realtà soggetto e oggetto sono la stessa cosa: “io e il mondo”, “io e gli altri”, “io e la mia vita” dovrebbero essere prese come semplici convenzioni espressive per descrivere a parole (quindi tramite la mente, quindi tramite il dualismo) un qualcosa che non ha separazione, non ha un “più” e un “meno”. Da dove origina il pensiero? Dalla mente? E la mente da dove origina? Da te? E tu da dove origini? Non sei tu ad attrarre qualcosa. Non sei nemmeno tu a voler attrarre qualcosa: è la realtà a fare tutto. La realtà attrae sè stessa, genera sè stessa, è l’inizio e il/la fine di sè stessa. Non c’è uno che crea e un altro che sperimenta il creato, non sono due entità diverse.

Sempre questo mio amico mi ha suggerito un paio di nomi di persone che trattano questi argomenti, ovvero Wayne Dyer e Antonio D’Elia. Ora, faccio una super premessa così da mettere in chiaro un punto ed evitare rompimenti di cazzo allucinanti: quello che scriverò su queste due persone e ciò che dicono è PURAMENTE una MIA OPINIONE PERSONALE. Non è un giudizio assoluto, una verità totale. Se poi non vi piace sono cazzi vostri; se prendete tutto come verità assolute sono cazzi vostri, io non c’entro niente. Fornisco solo il mio umile punto di vista.

Bene, torniamo al discorso. Su Wayne Dyer ho ben poco da dire perchè praticamente non ho avuto occasione di leggere un suo testo nè di approfondire un po’ il suo pensiero. Ho solo visto un pezzo di un video su Youtube e devo dire che non mi ha impressionato granchè, ma ho veramente troppo pochi elementi per farmi un’idea minimamente soddisfacente in merito. Di Antonio D’Elia ho visto un video di un’ora sempre sul Tubo e ho letto qualche post sul suo sito, quindi anche qua non è che lo conosca proprio tantissimo ma in questo caso onestamente quello che ho visto e letto è già più che sufficiente per suggerirmi di non approfondire oltre. C’è qualche elemento che mi porta a saltarlo piè pari, perchè è bravino però da un certo punto in poi non ha idea di cosa stia parlando e prova a nascondere questa sua ignoranza sotto il manto della sua sicurezza. Si sente proprio che, almeno da un certo punto in poi, escono parole svuotate di sentimento, vacue, di uno che parla senza avere alle spalle l’esperienza in prima persona di ciò che dice. Non so se sia in buona fede o meno, non ne ho idea. Comunque sia, a me non convince. Ecco gli elementi PER ME a suo sfavore:

1) sulla homepage del suo sito, appena sotto il suo nome, campeggia la scritta “life coach”. Già qui, se non mi fosse stato consigliato dal mio amico, per me la faccenda sarebbe stata istantaneamente chiusa. Ma va beh, andiamo avanti;

2) i suoi eventi, pardòn: i suoi workshop sono a pagamento e le cifre si aggirano sui 60-90€. Deduco creda davvero di avere nozioni nuove e sue esclusive da insegnare;

3) nel video che ho visto su Youtube parla di tante cose belle e condivisibili (tipo il fatto di smetterla di proiettare all’esterno la possibilità di essere felici) ma poi verso la fine è palese che non abbia la minima idea (consapevolezza) di cosa stia trattando. Inizia ad andare in crisi quando si addentra nel discorso della triade “mente-corpo-spirito”, che per lui è “mente-spirito-anima” con il corpo a tenere tutto insieme. 4 elementi?! L’universo si basa sul dualismo (2), che viene dalla scissione dell’unità (1). La totalità dell’esistenza è 3. 2 e 3 sono ovunque nell’universo: quando i due poli del dualismo (positivo-negativo, interno-esterno e via dicendo) si fondono insieme, emerge una “terza forza” che altro non è se non l’unità già eternamente esistente. Punto. Dov’è il “4”?

4) eccolo qui. No, scherzi a parte, il nostro Antonio inoltre continua ha ripetere “io ho intuito”. Ne è fermamente convinto, a quanto pare. L’intuizione viene da sè, non sei tu a chiamarla con la mente e non sei tu ad averla, a generarla;

5) non accenna alla questione del “chi sono?”, che è il fulcro dell’esistenza stessa e, se lo fa, si incarta in risposte superficiali e scontate. Ma d’altronde, se avesse un minimo di consapevolezza della faccenda, non si crederebbe neanche padre delle intuizioni… Va da sè;

6) ennesima prova della sua ignoranza in materia è quando dice che “noi siamo come i drogati: pensiamo che qualcosa ci darà la felicità e facciamo di tutto per ottenerla. Quando la otteniamo siamo felici per un po’, ma poi ricadiamo nell’insoddisfazione”. Verissimo, fin qui nulla da eccepire. Ecco però la magagna: “quando diventiamo consapevoli, all’inizio stiamo male, esattamente come i drogati vanno in crisi di astinenza. Ci vuole un po’ per assimilare la consapevolezza e stare bene”. Vaccata clamorosa. E’ vero l’esatto contrario: appena arriva la consapevolezza si sta da dio, la mente si arrende ed emerge una roba che è indefinibile da tanto è tranquillamente meravigliosa: dopo un lasso di tempo più o meno lungo, riparte il film mentale, tutto viene rimesso in dubbio e si ricomincia a star “male”. Non si torna indietro, però, perchè la presa di consapevolezza, grande o piccola che sia, rimane sempre lì: magari non ce ne accorgiamo a volte, ma ormai il cambiamento è irreversibile (e non è MAI, MAI, MAI negativo);

7) alla fine del video, per me, delira completamente quando dice che lui fa domande al suo spirito e questo gli risponde. Chi è che fa domande? Chi è che risponde? La consapevolezza è sinonimo di “conoscenza”. Non la conoscenza intesa come “qual è la capitale dell’Azerbaigian?” ma come comprensione intima della realtà. La consapevolezza non domanda: sa già la risposta, della domanda non gliene può fregare di meno. Il dialogo di cui lui parla è possibile solo ed esclusivamente quando ci sono 2 o più “entità”. Lo dice la parola stessa: “dia-logo”, come “dia-volo”, è implicita la presenza di due o più individui. Ma se c’è solo la consapevolezza, con chi parla? Se c’è una domanda c’è la mente, che è ignorante essendo ristretta alle leggi di questo piano di esistenza. Non sto dicendo sia sbagliato farsi domande, assolutamente no. Dico solo che, finchè ci sono le domande, significa che non si è ancora manifestata la consapevolezza su quel caso specifico. Appena si diventa consapevoli di qualcosa (non c’è nessuno a rispondere!!), le domande in merito smettono spontaneamente di sorgere, senza che noi siamo chiamati a fare niente. Questo ci porta al punto successivo;

8) tutto il discorso, specialmente nel suo sito, è farcito di ciò che la gente vuole sentirsi dire, ovvero: “sei un grande! Sei speciale, non sei come gli altri! Tu esisti e sei un figo della madonna! Vai e ottieni i frutti che ti spettano! Toh, ecco la legge di attrazione: realizzati! Diventa felice, dai che ce la fai!”. Ego che parla all’ego. Punto. D’altronde è un life coach, no? E’ ovvio che qualcuno in momenti di difficoltà o semplicemente ingenuo ci caschi come una pera cotta: finalmente ecco un tizio che stuzzica il tuo ego e lo fa stare bene dicendogli che è bellissimo. E’ molto più bello sentirsi parlare così, no? Se invece io vi dico che voi non siete un cazzo, di smetterla di volere le cose, di identificarvi con quel mare di merda che avete in testa, “Ooooh! Ma come ti permetti?! Stai cercando di mandarmi in depressione dicendo che non valgo niente?! Stronzo! Io sono stupendo, una perfezione della natura che te manco te ne fai un’idea, bastardo di merda!”. MA TU CHI???? CHI CAZZO SEI TU?? TU NON ESISTI, PORCA PUTTANA! Ma è ovvio che una roba del genere induca una reazione di rigetto tipo “ma questo è scemo. Come non esisto? Ma si droga? Poverino…”. E’ chiaro. Voi non volete essere felici: non volete sentire la consapevolezza, almeno non ancora. Voi volete solo uno che vi dica belle parole, così avete qualcos’altro a cui attaccarvi, qualcos’altro con cui definirvi. Siccome nella vostra vita state male e vi è stato insegnato a rifuggire il dolore e in generale tutto ciò che non rientra nella categoria completamente arbitraria e artificiale del “buono/piacevole” invece di accettarlo (e di farlo quindi sparire istantaneamente), allora vi attaccate alla qualunque purchè vi dia anche solo un momento di sollievo.

Siete meravigliosi, eh? Ma se vi state sul cazzo da soli! Vi illudete di farvi piacere tutto e di essere in pace con voi stessi perchè avete letto da qualche parte che bisogna fare così per stare bene. E’ normale, non c’è nulla di sbagliato: bisogna sbatterci la testa tante volte quante sono necessarie a farvi capire che sono solo cazzate, che non dovete fare nulla, che avete già tutto quello di cui avete bisogno anche adesso mentre leggete queste parole.

Ecco perchè, PER ME, Antonio D’Elia è soltanto un altro “ego malato che inquina il nostro inconscio collettivo”, come direbbe Bill Hicks. Se siete suoi fan e volete continuare a seguirlo, fate pure, davvero: datemi del coglione e ascoltate lui. Evidentemente è di questo che avete bisogno ora (mio amico incluso). Alla fine della fiera non ci sono bugie e verità: tutto ciò che esiste c’è perchè porta con sè intrinsecamente la verità, è da lì che viene ed è lì che torna, dal non-luogo nel non-tempo. Tutto, ma proprio tutto, è caricato della possibilità di rendervi consapevoli, di trascinarvi fuori dal dualismo e farvi scomparire, sciogliere nell’esistenza. L’arte fa proprio questo, e la realtà tutta è IL capolavoro artistico assoluto.

2 commenti:

Nuccio ha detto...

Riflessioni interessanti , mi fanno star bene quando le leggo ... Grazie

Mattia ha detto...

Mi fa molto piacere, Nuccio. Grazie a te!