25 agosto 2014

Libertà, questa sconosciuta - Il sesso e la ruota del criceto

Non vi tedierò con una banale introduzione sui mille significati che si possono attribuire alla parola “libertà”, tipo i classici “libertà vuol dire fare il cazzo che si vuole”, oppure “la mia libertà si ferma dove inizia quella degli altri” o chissà quale altra interpretazione. Tutte fregnacce. Lasciate perdere le accezioni politiche, sociali e comportamentali: la libertà è un’altra cosa. Voglio provocarvi, giocare un po’ con voi.

Nessuno di noi è libero: io non sono libero e non lo siete nemmeno voi. Ma non perchè “il governo non mi permette di fare questo questo e quest’altro” o perchè “se agisco così poi la gente si prende male e mi becco valanghe di insulti e accuse”. Fregnacce. No no no: la libertà che ci manca è molto più sottile. Risiede in ciò che riteniamo più normale, naturale, ovvio. Il resto è una conseguenza, un effetto cascata.

Mettiamo una situazione banale da commediola romantica insulsa, uguale ad altri milletrecentonovantadue film, che però frutta sempre qualche milioncino di dollari di incassi. Siete in ufficio. E’ una normale mattinata di maggio, toh, o settembre o quando volete voi. Siete un occhialuto ometto simpatico in mezzo a un po’ di coetanei o giù di lì. E coetanee. Tra queste ultime, una improvvisamente attira la vostra attenzione. Vi eravate già presentati e sommariamente conosciuti, ma questa mattina la vostra bella collega ha un qualcosa in più. Saranno i capelli o la gonna, o forse il trucco un po’ meno accennato: fatto sta che vi attrae più della merda con le mosche (che immagine sublime e poetica!). Ecco che iniziate a fare gli scemi, con lei. Beh: diciamo che siete più scemi del solito. Già prima, comunque, avevate capito che con lei vi trovavate piuttosto bene caratterialmente: vi prendevate bonariamente in giro a vicenda, lei non disdegnava delle risate alle vostre vaccate eccetera. Però adesso, wow, ragazzi… Un rapporto amoroso, magari pure un futuro fidanzamento, non sono opzioni utopiche.

Fino a che arriva un momento, dopo una settimana, un mese, un anno o dieci anni, nel quale ci si rende conto che poi, alla fin fine… tutte queste farfalle nello stomaco… non è che ci siano mai state. Dopo l’inebriamento iniziale pieno di novità e passione, siete stati insieme più che altro perchè… Già: perchè? Siete proprio sicuri fosse amore? Cosa vi ha spinti a stare con lei, a mettervici insieme?
Lo avete deciso liberamente, giusto? Vi siete guardati negli occhi profondamente e amorevolmente e avete visto nello sguardo l’uno dell’altra la volontà di formare una coppia, basata sul reciproco amore incondizionato finchè la morte non vi avesse separati. Cioè dai ragazzi: non esiste nell’universo una scelta più libera di questa!

Sbagliato. La scelta è stata guidata. Non eravate lucidi, nè lei nè tantomeno voi. Vedete, esiste questa cosuccia pulsante chiamata generalmente “istinto animale”, ovvero la spinta naturale alla sopravvivenza/riproduzione che ha, diciamo, favorito la vostra unione. Mettiamoci dentro pure lo stato totalmente alterato del vostro impulso sessuale, bombardato fin dalla tenera età da immagini, parole, credenze, “consigli”, modi di pensare ecc. e cosa otteniamo? A stare larghi, un regime di semi-libertà. Ammettetelo a voi stessi: quella ragazza… sì dai, simpatica era simpatica… ma come lei ce ne sono mille altre, e qualcuna di queste la conoscete pure. Certo, si andava d’accordo, questo è fuor di ogni dubbio: non era solo sesso. Però… però… togliendo la pulsione di strapparle i vestiti con i denti, c’era davvero amore oppure sì… qualcosina, ma più che altro era solo una piacevole compagnia, come ce ne sono tante altre?

E’ inutile negarlo: l’animale è predominante. Non vuole essere una critica bacchettona, nè sottintende alcun giudizio: è la pura realtà delle cose. Qualche esempio? Ricordate “Nymphomaniac”, l’ultimo filmone di Lars Von Trier? Tutti che ne parlavano, un film della madonna del maestro Von Trier, pubblicità, milioni di visualizzazioni del trailer, puritani contro libertini manco fosse antani con scappellamento a sinistra. Un macello assurdo per un po’ di sesso, depressione e violenza. La farfallina di Belen? La tetta di Janet Jackson al Superbowl? L’accavallamento di gambe di Sharon Stone? Uuuuh, si vede o non si vede, tutti al cinema a guardarsi 2 ore di film (‘nammerda, tra l’altro) in trepidante attesa di quei due secondi di visione mistica, come se fosse la salvezza dell’umanità, il Paradiso in terra. 50 sfumature di grigio? Super best seller, compresi i seguiti, dei quali adesso dovremo pure sorbirci le trasposizioni cinematografiche. Miley Cyrus nuda su una palla demolitrice? Laura Pausini e “l’incidente” intimo durante un concerto? Milioni e milioni di visualizzazioni in pochissimo tempo, roba che ancora un po’ neanche Gangnam Style, e il suo commento “ironico” fa capire in pieno quanto cazzo siamo rincoglioniti: “Vabbè, ce l’ho come tutte le altre”. Non volendo, ha perfettamente colpito il centro del bersaglio: di organi sessuali femminili (e maschili) ne abbiamo visti a bizzeffe e, alla fine della fiera, sempre quelli sono. Eppure basta un cretino o una vacca antropomorfa in abiti più che succinti per scatenare il putiferio.

Ditemi voi se questa non è schiavitù. I giornali ne parlano, Internet ne parla, la tv ne parla, gli amici ne parlano e parte il bombardamento ma occhio a fare i moralistoni e dare tutta la colpa al sistema, all’èlite e menate varie perchè loro, sì, spingono su questo… ma a noi piace morbosamente, anche se facciamo i superiori e agli altri diciamo di no. E’ o non è schiavitù?

Sentiamo un bisogno irrefrenabile del mondo esterno per trovare soddisfazione, per colmare quel senso di vuoto che tutti noi abbiamo. Prendiamo una dose e per un po’ stiamo bene, ma passa poco tempo e siamo punto e a capo, in cerca di un’altra dose. E così via. L’animale, nel nostro esempio, ha determinati bisogni da soddisfare, il che non è assolutamente sbagliato. La questione, però, è che noi non sentiamo questi bisogni “lucidamente”, ovvero “con distacco”. Quando parte l’appetito sessuale e monta… monta… monta sempre di più, non abbiamo la capacità di sentirlo chiaramente e, senza reprimerlo nè combatterlo in alcun modo, controllarlo, decidere liberamente se e come sfogarlo. No: ne siamo totalmente sottoposti. Qualcuno, che sia la televisione, la pubblicità, un libro, una canzone, una persona o noi stessi nella nostra testa, schiaccia il bottone rosso con scritto “sesso” e la natura animale, non guidata saggiamente da noi, reagisce meccanicamente come sa.

La natura animale non è sbagliata. Satana, gli Illuminati o vattelapesca: non c’entrano un cazzo, mica l’hanno creata loro. Hanno solo capito come usarla a proprio vantaggio, ma lei di suo ha una sua intelligenza, così come ce l’ha tutto, nell’universo. Ma è un livello di intelligenza “basso”, diciamo, meccanico. Non è stupida: è così come deve essere. Al limite i pirla siamo noi che, invece di guidare, ci facciamo scarrozzare a destra e a manca continuando a girare in tondo. Lo scatto successivo è proprio questo: comprendere intimamente l’animale, diventarne pienamente consapevoli e, in questo modo, trascenderlo. Di fronte al padrone di casa, sarà l’animale stesso a chinare il capo riconoscendone l’autorità. Niente guerre interiori, niente repressione: comprensione, conoscenza.
Vi ricordate quando vi feci l’esempio del tizio che prende una tranvata potente in testa e, quando si risveglia, sembra un’altra persona? Non riconosce più la sua famiglia, ha modi di fare diversi, insomma: sembra veramente un’altra persona? Ecco, è la stessa cosa: la natura biologica ha il sopravvento su di lui. Questa è la vera libertà che ci manca, quella primaria e fondamentale.

Chiamatela “natura biologica” o “animale” o “personalità”. O “ego” o “diavolo”. Finchè non la si capisce intimamente, si è sottoposti alle sue regole e basterà una parola per farvi incazzare, per farvi piangere o scatenarvi la scimmia dell’accoppiamento. Capirla, divenirne pienamente consapevoli, significa uscire dal ciclo, dalla meccanicità e abbracciare l’imprevedibilità, la spontaneità. Significa essere ciò che si è.

Ma non vi siete bellamente rotti il cazzo di subire sempre passivamente lo stesso, identico condizionamento istintuale ancora e ancora e ancora e ancora… e ancora e ancora e ancora, e di ritrovarvi vostro malgrado a seguirlo ancora e ancora e ancora, assuefatti e vogliosi di un piacere temporaneo per poi ricominciare ancora e ancora e ancora tutto da capo? E di nuovo da capo, e di nuovo e di nuovo e di nuovo. Non avete un sano fuoco di libertà? E’ da quando siete nati che continuate a girare nella ruota del criceto. Quanti anni sono, 20? 30? 50? Ruota del criceto che tra l’altro ha come minimo qualche migliaia di anni. Non è ancora chiaro che il mondo non vi può dare la libertà, ma che ve la dovete trovare voi da un’altra parte?

O credete davvero di essere semplici animali biologici senza senso?

2 commenti:

Risveglio Globale ha detto...

hai presente la canzone di Battiato L'Animale?
E l'animale che mi porto dentro non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto, anche il caffè
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te


siamo esseri meccanici...direbbe Gurdjieff, e magari tutta questa ipersessualizzazione spacciata per grande libertà serve a renderci ancora più meccanici

Mattia ha detto...

Ciao.
La canzone di Battiato non la conoscevo, ma è molto azzeccata. Gurdjieff aveva, e ha tuttora ovviamente, perfettamente ragione e sono pienamente d'accordo con te sull'ipersessualizzazione: oltre al discorso più "energetico" e immateriale, l'effetto più evidente e tangibile è la focalizzazione sempre maggiore delle proprie attenzioni, in senso lato, verso tutto ciò che ha a che fare con il sesso. Tutto ciò porta a un sempre maggiore sbilanciamento verso la parte animale, con tutti i limiti del caso.

Ti ringrazio per il commento e ne approfitto per farti i complimenti per il tuo blog: lo seguo sempre ;)