23 novembre 2015

Isis, Parigi, attentati, Islam, terrorismo: un po' di rapida chiarezza

Stavo per pubblicare un mio articolo sulla follia e il non-sense che circolano da una decina di giorni a questa parte ma poi ho visto questo filmato su Luogocomune.net e ho deciso fosse degno di avere la precedenza. A parlare è un ex marine americano, Ken O'Keefe, e diciamo che in merito agli ultimi avvenimenti e, più in generale, in merito al terrorismo nelle sue varie incarnazioni ci va giù leggermente piatto. Rapido, preciso, terra-terra, brutale e senza giri di parole, proprio come piace a me.

A parte la sua idea dell'acronimo ISIS, che starebbe per "Israeli Secret Intelligence Service" (che potrebbe anche starci, vedendo i comportamenti reciproci fra il Sedicente Stato Islamico™ e lo stesso Israele), per il resto il signor O'Keefe ha detto esattamente come stanno le cose. Quello che mi fa più impazzire, e che fa parte della follia di cui parlavo prima e della quale ho scritto nell'articolo che pubblicherò nei prossimi giorni, è che la realtà è già ora sotto gli occhi di tutti: l'Occidente, con Turchia, Arabia Saudita, Kuwait, Qatar e Giordania ha fornito finanziamenti, aiuti logistici, militari, gli equipaggiamenti, gli addestramenti e chi più ne ha più ne metta, TUTTO a favore dell'ISIS eppure la colpa è solamente di quei quattro coglioni che si fanno saltare in aria; la colpa è dell'Islam; la colpa è dei musulmani. Qua siamo ben oltre il lavaggio del cervello: qua è proprio un rifiuto irrazionale della verità. Prima almeno la verità, nei media ufficiali, veniva nascosta e, per le persone assuefatte al "sistema", era difficile credere al primo pirla con un computer, totalmente privo della benchè minima autorevolezza. Adesso è il "sistema" stesso a dire a tutti che l'ISIS è "roba sua", mentre contemporaneamente sostiene soltanto a parole di volerlo combattere. E la gente di chi si fida? Di Obama, di Hollande, dell'Europa, dell'Intelligence.

E' follia pura. Siamo arrivati al punto che, come dice giustamente anche O'Keefe, non è nemmeno più importante capire se quello di Parigi sia stato un false flag o no, dato che non farebbe alcuna differenza nel quadro attuale. Sia che sia stato tutto organizzato e attuato dall'Occidente, sia che siano stati quattro teste di cazzo solitarie, quale sarebbe la differenza? In entrambi i casi questa situazione è stata pesantemente cercata e voluta da gente che con l'Islam non c'entra una mazza, che ha lo stesso nostro colore della pelle e indossa giacca e cravatta.

Ho già scritto troppo. Guardatevi il filmato e basta.

17 novembre 2015

Lezione base di sceneggiatura e il godimento del regista

Ho chiuso l’ultimo articolo sui fatti di Parigi usando dei termini assimilabili al mondo dello spettacolo, più precisamente a quello della sceneggiatura e in effetti, pensandoci un attimo, l’ISIS e l’approccio dei media nei suoi confronti sembra seguire proprio lo schema di una sceneggiatura cinematografica.

Torniamo un attimo indietro nel tempo. Sono andato a vedere quando avevo scritto per la prima volta dell’ISIS qui sul blog e ho trovato un post del 23 agosto 2014 in merito alla decapitazione di James Foley. Ve lo ricordate? Il reporter americano… Tra l’altro il video che avevo linkato nel post, ovviamente, è stato rimosso, ma fa niente. Allora ho fatto una ricerchina su Google, scrivendo semplicemente “ISIS” e mettendo come intervallo di date un casuale “1 novembre 2013 – 30 novembre 2013”. Pensavo di trovare già qualcosa di significativo. Insomma, Foley è arrivato alcuni mesi dopo, ma quella brutta gente sarà già stata in giro da molto prima, no? E invece ecco cosa m’è venuto fuori.

isis - Cerca con Google_cr

Ci sono solo 2 articoli: uno della CNN, che nel titolo parla addirittura ancora di Al-Qaeda, e l’altro del sito al-monitor.com. La situazione “migliora” prendendo come lasso di tempo il mese di dicembre del 2013 (addirittura appaiono le prime immagini di miliziani random), e tra l’altro a parlarne sono quasi tutti siti stranieri: evidentemente la stampa italiana era in altre faccende affaccendata, per quel che può contare. Però comunque… Non ci siamo, è troppo confusionario, sembra sempre la solita vecchia Al-Qaeda. Manca di mordente, ecco.

Bene, chiunque si avvicini anche solo per curiosità alla sceneggiatura e alla scrittura cinematografica, ma volendo più in generale alla scrittura di una storia, impara immediatamente che l’inizio è probabilmente la parte più importante di tutto il lavoro perchè, se non riesci a catturare lo spettatore o il lettore nel giro di pochi minuti, il resto del film o del libro è un completo spreco. Potrà anche essere l’opera più bella della storia e della preistoria, ma allo spettatore/lettore sembrerà solo noioso. Nei film in particolare, l’introduzione, che dura fino al cosiddetto “evento scatenante” o “catalizzatore” che mette in moto effettivamente la trama, dura all’incirca 5-10-massimo 15 minuti. In questo breve lasso di tempo bisogna far capire al pubblico chi è/chi sono i protagonisti e cosa vuole/vogliono, qual è lo scopo della storia. In un film d’azione è necessario introdurre la nemesi del protagonista e si rivela fondamentale farlo in maniera spettacolare, così da catturare l’oggetto più vitale di tutti: l’attenzione del pubblico. Per esempio, andate a guardarvi la sequenza iniziale dell’ultimo film di Batman, “Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno”: 5 minuti incredibili e capiamo immediatamente che tipo sia Bane, il cattivo.

E con l’ISIS? Ricordate come è stato introdotto il Sedicente Stato Islamico™ (SSI™)? Con i video delle decapitazioni. Con gli spettacolari video delle decapitazioni, aggiungerei. Anche se poi, di decapitazioni, non se ne vedevano, ma tant’è: i media “sceglievano di non mostrare tutto il filmato per non urtare la sensibilità e perchè non ce n’è bisogno”. Ricordate? Ovunque, a ogni ora del giorno, filmati su filmati di prigionieri vestiti d’arancione e l’inglese “Jihadi John” col coltello in mano a minacciare l’Occidente, conditi di effetto rallenty e controcampi; filmati sull’addestramento dei temibili miliziani; proclami spaventosi di invasione del mondo libero, con la bandiera nera photoshoppata su San Pietro, per esempio; addirittura un prigioniero inglese, John Cantlie, costretto ripetutamente a fare da reporter per la propaganda jihadista con dei servizi su quanto bello, buono e potente fosse il SSI™; il bambino che spara a sangue freddo alla nuca di due prigionieri; bambini costretti a farsi saltare in aria; torture, siti archeologici e reperti storici distrutti. Insomma, un puttanaio altamente spettacolare e pesantemente indirizzato all’aspetto emotivo, culminato a gennaio con Charlie Hebdo. Ditemi se non ha catturato la vostra attenzione.

Poi il nulla. Quanti filmati di propaganda (quella jihadista, si intende) avete visto da gennaio in poi? Decapitazioni, ostaggi-reporter et similia? Nulla, a parte ogni tanto un servizio sulla distruzione di qualche reperto storico o un articolo su un attentato in Siria, giusto prima della pagina sportiva.

Siamo giunti, con gli attentati a Parigi, all’evento scatenante, quello che rompe l’introduzione e fa cominciare davvero il travaglio dell’eroe verso il suo scopo. Dopo il catalizzatore c’è la parte cosiddetta del “dibattito” nella quale il protagonista elabora il da farsi; poi si compie la prima azione; c’è lo svolgimento delle varie peripezie, che è la parte centrale del film, quella che di norma si vede nei trailer; si arriva al punto mediano, nel quale si ha un picco del film; c’è un’apparente vittoria o un’apparente sconfitta, seguita dal crollo della situazione con qualche colpo di scena; e c’è il finale, nel quale l’eroe può vincere o perdere. A grandi linee una storia, in questo caso cinematografica ma vale un po’ per qualsiasi mezzo si scelga di utilizzare per raccontarla, si articola così.

Il godimento del regista
E’ da un po’ di tempo che mi è balzata in testa questa scena. Ricordo che la prima volta fu guardando una manifestazione di lavoratori a Roma l’anno scorso… o forse quest’anno… Comunque, ci furono le solite interviste ad alcune di queste persone che rischiavano di perdere il lavoro e, dal tono della loro voce e dai loro sguardi, si poteva distintamente percepire l’orlo della disperazione, la paura e anche una piccola dose di rabbia per la situazione che si era creata nei loro confronti. Osservando quelle facce e ascoltando quelle parole, non ho potuto fare a meno di immaginarmi come potesse vedere la scena uno dei, chiamiamoli, registi a livello mondiale.

Me lo sono immaginato nella sua bella villa, isolato dal resto del mondo, con un maggiordomo e dei collaboratori al suo servizio che lo tengono informato sulle varie azioni programmate e chiedendo il benestare su come agire in determinate circostanze, essendo lui membro del Consiglio Supremo degli Stronzi Mondiali. E mi vedevo lui nella sua lussuosa camera in vestaglia, bello pacifico nel suo perenne ghigno impresso sul volto, intento a non fare nulla in particolare, fino a che non si sentiva bussare alla porta. Era il suo collaboratore-capo che gli consigliava di accendere la televisione. “Sono sicuro che le piacerà”, diceva. Il regista metteva sul telegiornale dove si stava mandando in onda il servizio sui lavoratori e, improvvisamente, quello spettacolo di povera gente disperata gli causava una reazione fisica, come un caldo e ammaliante prurito nella zona delle parti basse che piano piano si faceva strada intensificandosi, e su su fino alla pancia mentre i suoi occhi si chiudevano e aprivano lentamente e il battito del cuore andava fuori controllo. “Portami Cristina”, chiedeva al collaboratore-capo rimasto nel frattempo sull’uscio della porta. “Sì, signore” era la risposta. Al suo ritorno assieme alla prescelta, bionda, giovane e bellissima Cristina, il regista si era già completamente spogliato e il collaboratore, dopo un cenno di intesa, chiudeva delicatamente la porta. Con lo sguardo che si alternava fra la televisione e le natiche e i seni di Cristina, il regista era preso da un’estasi feroce, quasi violenta e la ragazza lanciava brevi versi più di dolore che di piacere. Lui, ora, controllava tutto. E godeva a diversi livelli.

Le manifestazioni di questi giorni a Parigi mi hanno richiamato alla mente la scena, solo amplificata. Gli spari e le esplosioni… I minuti di silenzio… Gli assembramenti nelle varie città di tutto il mondo, con persone che cantano la Marsigliese tenendo in mano candele accese… Il pianista che suona Imagine… Uomini e donne terrorizzati subito dopo gli attentati… Quelli che dicono di non aver paura… Le ricerche dei fuggitivi… Le testimonianze dei sopravvissuti… Il dolore per le vittime… E infine Obama che dice: “L’ISIS È IL VOLTO DEL MALE!”. AAAAAAAAAHHHH SÌÌÌÌÌ!! E’ l’orgasmo, il culmine della straordinaria e paradisiaca orgia non-stop con 72 vergini, molto più terrena di quella eterea promessa ai musulmani una volta abbandonato questo piano di vita.

Ogni volta che vedete certi spettacoli, qualcuno sta godendo. Ricordatevelo.

15 novembre 2015

Attentati a Parigi: le solite vaccate ipocrite e ignoranti

Sembrerebbe che i leader europei non riescano a giungere a un compromesso sulle misure da applicare per “ridurre il rischio attentati” e “combattere il terrorismo” (ammicco ammicco) e il sentimento principale propagandato “all’opinione pubblica” (ahahahah) è il volemose bene. Perfetto, geniale. Se si continua così, tra un po’ (che può essere tra un giorno o un mese o chissà quando) casualmente verrà fuori un altro Charlie Hebdo, un altro attacco terroristico, magari un po’ pesante, dai, così i capoccioni del vecchio continente si “faranno passare” la ventata di pacifismo distensivo e, come già accaduto in altre parti del mondo, promulgheranno leggi a livello europeo che toglieranno a noi merde una buona fetta di privacy e alcune delle tanto sbandierate libertà di ‘stocazzo, in nome della protezione e della sicurezza.

Dove sarà questo attentato? Boh. Direi che le più probabili potrebbero essere Roma o Atene, ma lascio volentieri la scelta agli sceneggiatori mondialisti che sanno sempre proporci i migliori coup de theatre mai visti. Allora sì, cavolo, che i cattivoni saranno davvero cattivoni: reagiscono come dei vili alla manifestazione unanime di pace e fratellanza che il mondo libero Occidentale ha dimostrato di poter mettere in piazza. Noi non volevamo reagire, ma se ci istigano… E’ colpa loro. A quel punto dovrebbe essere ancor più evidente per tutti i piccoli San Tommaso in circolazione: noi siamo i buoni, loro, musulmani dimmerda, i cattivi. Andiamo in Siria o no?!

(Io me medesimo qui sul blog esso medesimo)

Era il 12 gennaio, neanche una settimana dopo l’invasata dei fratelli Clouseau alla sede del giornale Charlie Hebdo in quel di Parigi. A parte la località dell’ipotizzato prossimo attentato, sul resto direi di averci azzeccato abbastanza in pieno. Basta aspettare un attimo per le leggi, dai, però almeno il livello di allarme, con le dovute prime conseguenze in termini di “misure di sicurezza”, è già stato aumentato.

E, come al solito, è partito il mega-carrozzone di analisti ed esperti della domenica in diretta sulle più grandi emittenti nazionali, coadiuvati dagli editoriali di illustri omertosi o semplicemente ignoranti sulle prime pagine dei più diffusi quotidiani nazionali. 24 ore non-stop di minchiate, retorica, dettagli morbosi dell’accaduto, inutilità e tanta, tanta, tantissima ipocrisia la quale, come sapete, mi sta tanto, tanto, tantissimo sul cazzo. Da Obama che parla di “attacco all’umanità”, quando poco tempo fa, in occasione della pesante ristrutturazione coatta dell’ospedale di Medici Senza Frontiere in Afghanistan, si era limitato a un semplice “chiedo scusa”, alla massa umana internettiana che su Facebook mette la bandiera francese come immagine del profilo.

“Vabbè dai, è solidarietà”. Bene: a fine ottobre, la stessa ISIS aveva tirato giù un Airbus russo sul Sinai, causando 224 morti ma non mi pare di aver visto foto del profilo con la bandiera russa. Mmm, come mai? Sarà che non c’erano edizioni speciali dei tiggì? Sarà che non c’erano foto gigantesche a 96 colonne sui giornali? Vuoi vedere che non è “solidarietà” ma “lavaggio del cervello”? Tanto per dire, oggi è domenica 15 novembre. Sono passati due giorni dal momento dell’attentato e la prima pagina del Corriere della Sera online è così (cliccateci sopra per vederla bene):

Corriere della Sera

Cioè: escludendo la parte in basso della pagina, se non ho contato male ci sono 79 articoli. Di questi, 34 (trentaquattro) hanno a che fare con Parigi: dal resoconto cronologico, alla ragazza italiana morta, alla reazione di Madonna, le dichiarazioni di Renzi, i profili delle altre vittime, il Papa, la reazione di Hollande, video vari, “come reagire e come spiegare ai bambini”, fino all’ormai immancabile articolo denigratorio “tutte le bugie e le bufale che circolano in Rete sugli attacchi”. Ora vediamo la stessa pagina due giorni dopo l’abbattimento dell’aereo russo, il 1° novembre:

Corriere della Sera - Aereo russo

74 articoli con qualche doppione incluso. Sull’aereo russo? 2. No no, non 20 o 22: solo 2 (due).  Il 3 novembre, quando emergeva l’ipotesi terroristica, ancora solo 2 articoli (vedi qui); il 4 novembre, zero, niente, nada (vedi qui); il 5 novembre si parla di attentato sicuro e gli articoli in merito tornano ad essere ben 2 (qui); idem il 6 novembre (qui). Eppure gli autori dell’attacco sono gli stessi di Parigi e i morti sono perfino di più: 224 contro 129. Lasciamo stare quando si verificano attentati, boh, in Siria o in Libano o in Nigeria… E poi, in questi giorni, una marea di facce da culo, che Giuda al confronto è un onesto e affidabile buon uomo, vengono fuori a parlare di come “ogni singola vita umana è importante, indifferentemente dalla provenienza o di quale etnia o religione sia”.

Dopodichè, punto 2: appurato ormai oltre ogni ragionevole dubbio che dietro all’ISIS ci sono Stati Uniti, Arabia Saudita, Kuwait, Turchia e Israele, appare quantomeno strano che i cattivoni vestiti di nero si mettano a sputare nel piatto dal quale mangiano, per di più per ben 2 volte in meno di un anno. Capisco l’aereo russo, come messaggio Occidentale al piantagrane Putin, ma attaccare direttamente l’Occidente no. Ma evidentemente, siccome pare che nessuno degli “espertoni” si sforza di includere queste informazioni, l’illogicità non è degna di essere esplorata. Quando, poi, qualcuno invece ricorda almeno minimamente le ingerenze del “mondo libero” dietro il Sedicente Stato Islamico™, nessuno sembra riuscire a fare un brevissimo ragionamento: “ma se siamo noi Occidentali a tenerlo in vita, ‘sto Sedicente Stato Islamico™, per proprietà transitiva significa che ci stiamo auto-attaccando. Come mai? Per qual motivo?”. A meno che si voglia credere alla fregnaccia già buttata lì in maniera sparsa in merito ad Al-Qaeda, ovvero: “sì, è vero l’abbiamo creata noi per respingere i russi dall’Afghanistan più di 30 anni fa, ma poi ci è sfuggita di mano”.

Niente di tutto questo. Forse la realtà è troppo, per una mente atrofizzata su un arbitrario dualismo buoni-cattivi, e proprio il collegamento non scatta. La mente è letteralmente paralizzata dalla paura ed è meno doloroso ripiegarsi su una visione più rassicurante. E’ così, perchè altrimenti si dovrebbe ammettere 1) di essere stati presi per il culo per decenni; 2) di continuare ad essere presi per il culo a cadenza quotidiana; 3) che i cattivi forse indossano giacca e cravatta e non sono così lontani verso est; 4) che costoro non hanno la minima remora nell’ammazzare chiunque per perseguire i propri scopi.

No no. Meglio parlare di “chiudere le frontiere”, di “andare a bombardare l’ISIS” (ma non lo stavamo mica già facendo?), che “è l’ora di creare un fronte comune”, che “l’Europa deve mettersi d’accordo su una strategia condivisa”, che “non è più tempo dei cortei pacifisti”. Se, invece, si fa uno sforzo non indifferente e si accettano le cose come stanno, si capisce

1) che ogni singola misura in nome della sicurezza è totalmente inutile, dato che il nemico vero, essendo interno e in controllo di virtualmente qualsiasi servizio/mezzo/struttura/apparato, può agire completamente indisturbato in ogni luogo voglia e in ogni momento voglia;

2) che la religione non c’entra un cazzo (ma dai, ancora c’è qualcuno che crede veramente alle “guerre di religione”?!);

3) che l’imponente flusso migratorio è stato meticolosamente pianificato (perchè non è minimamente credibile che si vada ad ammazzare Gheddafi, si crei l’ISIS, lo si rifornisca e lo si appoggi e poi ci si meravigli quando la gente scappa verso l’Europa);

4) che l’immobilismo europeo è anch’esso voluto e programmato;

5) che l’ormai prossima Terza Guerra Mondiale è voluta e programmata da quelle stesse persone che blaterano senza ritegno di “libertà”, “democrazia” e di “lotta al terrorismo” e che, incidentalmente, sono le stesse che dovrebbero proteggerci;

6) che i cattivi sono più buoni e i buoni sono più cattivi di quanto si volesse far credere.

Ora vediamo. Perchè il Papa, evidentemente, a qualcuno non sta simpatico (vedi la notizia del cancro alla testa e Vatileaks 2. A casa mia si chiamano “intimidazioni”). Avevo anche letto un articolo, che cazzo non riesco più a trovare, dopo il suo tour americano nel quale si sottolineava come, in quell’occasione, avesse espresso più o meno come stiano effettivamente le cose con l’imperialismo yankee eccetera, solamente in maniera più elegante e criptata rispetto a quello che si legge su Internet. Ammetto che non me l’aspettavo, da Bergoglio, che ho sempre ritenuto un simpatico truffatore. Stiamo a vedere continuare per la sua strada o se asseconda gli avvertimenti e torna ad essere un cazzaro full-time.

Ovviamente, con queste premesse, il Giubileo non parte bene. D’altra parte, però, potrebbe essere un’occasione troppo scontata e quindi il colpaccio potrebbe non verificarsi a Roma ma da un’altra parte, non so se ancora a Parigi. Magari Berlino, o Milano… Dipende se qualcuno si azzarda a spostarsi anche solo di poco verso “l’altra parte”, ovvero il lato russo-siriano-iraniano, quello che vuole combattere l’ISIS nei fatti. Tenendo conto che l’attentato di venerdì, rispetto a quello di Charlie Hebdo, ha impressionato di più perchè più ampio ed elaborato, “l’asticella del terrore” potrebbe alzarsi di nuovo aumentando la frequenza dei colpi, piuttosto che la grandezza degli stessi. Per cui si potrebbe passare da 11 mesi a 1 o giù di lì. D’altronde aspettare altri 11 mesi per rivedere lo stesso copione sarebbe deludente… Oppure compiere diversi attentati contemporaneamente in diverse città invece che in una sola.

Bisogna sempre trovare qualche meccanismo per sorprendere il pubblico, se no alla lunga va a finire che sulla prima pagina del sito del Corriere si trovino solo 2 articoli in merito.

P.S.: una strana curiosità che ho letto su Vigilant Citizen. Avete visto la copertina dell’Economist del gennaio scorso? E’ questa.

economist_magazine_gennaio2015

Notate in basso a destra.

bottomright

Il quadro sulla destra è il Ritratto di Dama di Leonardo da Vinci, conservato al Louvre di Parigi. Le frecce riportano i numeri 11-5-11-3. Mischiateli e troverete 13-11-15, ovvero la data degli attentati proprio a Parigi.

04 novembre 2015

La legge non può (e forse non dovrebbe) essere uguale per tutti

la legge uguale per tutti

Prendetela come una riflessione dall’altra parte della barricata, ai limiti del ragionamento per assurdo che aiuta sempre a tirare fuori qualche nuova intuizione.

Prendiamo Valentino Rossi e il signor Mario Bianchi, entrambi condannati per evasione fiscale. La legge, seguendo l’ideale parità di trattamento e giudizio, li condanna entrambi a risarcire pienamente l’ammontare dovuto al Fisco (minchia come parlo apparecchiato… Dannati rimasugli dell’esame di diritto privato).

Ora pensiamo a John Lennon e Mr. Jack Smith e diciamo che entrambi vengono beccati con le mani nella marmellata in possesso di droga, dalla marijuana alla cocaina passando per i funghi allucinogeni. Entrambi vengono condannati con la medesima pena, dato che la quantità di droga in loro possesso era identica.

A voi sembra giusto? Perchè probabilmente non lo è. Valentino Rossi e John Lennon hanno degli innegabili meriti nei confronti del mondo che il Bianchi e the Smith, privati cittadini “normali”, non hanno. Il Bianchi non pennella le piste in moto come Valentino, non fa divertire la gente con delle sfide tiratissime a 250-300 all’ora, non eleva l’andare in moto e gareggiare a un livello, per il settore, artistico. Mr. Smith non incanta le folle con la meraviglia di “Imagine”, “Across The Universe” o “Lucy In The Sky With Diamonds”. Bianchi e Smith non hanno regalato delle forme d’arte al mondo. Saranno pure brave persone, per carità… ma non sono Rossi nè tantomeno Lennon.

Sarebbe giusto prendere Lennon e sbatterlo in galera allo stesso modo dell’anonimo Mr. Smith? Non è nemmeno questione di fama o di popolarità, ma proprio di bellezza regalata al mondo in qualche modo.

Jimi Hendrix ha truffato l’esercito degli Stati Uniti per sfangare la leva militare. Si è finto gay, è riuscito a convincere tutti e l’hanno congedato. Era il 1962. I suoi capolavori li avrebbe composti, scritti, suonati e cantati dal ‘67 al ‘70. Se avessero scoperto la fregatura, toh, nel ‘67, alla vigilia del secondo disco “Axis: Bold As Love”, e l’avessero condannato al carcere? Oggi non avremmo “Little Wing” e, privandoci anche dell’album “Electric Ladyland”, mancherebbero pure “Voodoo Chile” e “Voodoo Child (Slight Return). E dici cazzi.

E se la legge, così standardizzata e meccanica, contenesse proprio nella sua meccanicità e generalità il suo tallone d’Achille? Forse andrebbe bene così se avesse a che fare con dei robot, fissati a seguire inamovibili leggi matematiche. Ma l’uomo è duttile, variabile, fantasioso, creativo, individuale. Non è matematico, non è standardizzato. Il che, a pensarci, è un miracolo se si prendono in considerazione le migliaia di fronti dai quali provengono innumerevoli attacchi e tentativi costanti di omogeneizzazione.

Dire che “John Lennon è uguale a Jack Smith” è giusto? Perchè, se guardo alle storie personali dei due individui, vedo che uno ha scritto “Working Class Hero” e aperto le menti di milioni di esseri umani in tutto il mondo; l’altro è un impiegato frustrato in cerca di sballo facile. Ergo, forse, l’uguaglianza vera dovrebbe prevedere una disparità di giudizio basata sul background individuale.

Certo, sorgerebbe una domanda: come si fa a dire che un qualcosa è arte? Bisognerebbe trovare dei parametri oggettivi ma, allora, ricascheremmo nel problema della meccanicità e della fredda determinazione. Per cui ci sarebbe la concreta possibilità che quella di Justin Bieber o de Il Volo sia etichettata incontrovertibilmente come “arte”. Capite bene che, come eventualità, sarebbe catastrofica per il genere umano e la sanità mentale di ogni singolo individuo sul pianeta sarebbe definitivamente compromessa. Per non parlare della figura di merda che faremmo con una razza aliena venuta qui per valutare il nostro livello evolutivo.

Che poi, se ci pensate un attimo, la legge è già ora così. Solo che la discriminante non è l’arte ma il denaro: per cui un ricco viene trattato coi guanti bianchi (il nome “Silvio Berlusconi” vi dice niente?), mentre un poraccio viene buttato dietro le sbarre pe 20 anni non appena starnutisce sul vetro del bancone in salumeria. Ma è ovvio che sia così: l’uomo è variabile, ha una percezione del mondo, non è statico e non-cosciente. E’ per questo che la società attuale non funziona bene e mai potrà farlo: perchè crea, o vuole creare, un rigido determinismo in ogni ambito di vita in nome di un’idea arbitraria di uguaglianza.

Ovviamente la mia è una provocazione, ma penso ci siano dei punti utili per far mettere in moto quella poltiglietta rosa e rugosa racchiusa nel cranio chiamata “cervello”. Vi ricordate come si fa, vero?

;)