23 aprile 2014

Un muro umano: gli intermediari

Quali mezzi abbiamo per conoscere? Per conoscere il mondo, per conoscere sè stessi, gli altri, la realtà eccetera, intendo. Non parlo di sapere a memoria i primi 50 decimali del pigreco. Quella, al limite, è cultura. Intendo proprio mezzi per conoscere la realtà in sè, quanti ne abbiamo? Due. Ne abbiamo due: il corpo e la mente. Punto. Non è difficile. Nel momento in cui veniamo al mondo sono questi gli unici due strumenti che possediamo. E sono sempre gli unici fino alla nostra dipartita.

Dov’è il nostro corpo? Dov’è la nostra mente? Là fuori? Ce li ha qualcun’altro? Evidentemente no, giusto? E allora perchè siamo convinti sia necessario avere degli intermediari tra noi e la conoscenza? Perchè mai sarebbe necessario rivolgersi al papa e alla Chiesa, ad esempio, per conoscere Dio?

Scena immaginaria. Voi siete un alieno in visita sulla Terra. Atterrate con la vostra bella astronave splendente, appena portata a lavare e lucidare, in un paesino di poche migliaia di anime. Ne incontrate una. Ne appurate la gentilezza, magari cercando di mimetizzare in qualche modo la vostra particolarità estetica in modo da non spaventarla troppo e, dopo aver passato un po’ di tempo con lei, averla convinta della vostra provenienza e tranquillizzata sullo scopo pacifico della vostra visita, porgete la domanda fatidica, il solo motivo del vostro peregrinare intergalattico: puoi spiegarmi l’amore? Sorpresa mista a imbarazzo, per l’amica persona umana. Dopo questo momento di impaccio, si convince a sputare il rospo e vi fornisce la migliore spiegazione umanamente concepibile di quella… cosa conosciuta come “amore”. E’ perfetta, meglio di così non si può proprio: questo è l’amore, per filo e per segno.

Domanda: siete soddisfatti? Sentite di aver compreso cosa sia l’amore? Potete dire di conoscerlo davvero? Mm, non credo. L’unico risultato ottenuto è un’immagine. Ora ne avete una descrizione. Certamente meravigliosa, ma pur sempre una fredda descrizione. Per giunta, è estremamente probabile che l’interpretazione di questa descrizione sia diversa tra voi e il vostro nuovo amico antropomorfo. Ma l’amore, effettivamente, non lo conoscete.

Ci siamo? Quindi, qual è il solo modo per conoscere l’amore, alienucci miei? Viverlo. In prima persona (aliena). Ma la questione ora diventa un’altra: se non conoscete l’amore, del quale avete solo un semplice  quanto distaccato disegno mentale molto approssimativo e in fin dei conti nemmeno troppo utile, come fate a riconoscerlo? Come farete a capire di stare provando quella… cosa comunemente chiamata “amore”? Non l’avete mai sperimentata in prima persona, quindi non la conoscete davvero. Bel problema. D’improvviso vi ritrovate in una situazione particolare, la quale vi scatena dentro una sensazione incredibile, bellissima. Ne siete travolti, sommersi e volontariamente sottoposti. Vi sentite in paradiso, è un’esperienza totalmente nuova. “Ma cos’è?” La domanda dura lo spazio di un nanosecondo, neanche il tempo di mettere il punto interrogativo e già viene spazzata via dalla risposta, spontanea, straordinariamente ovvia: è l’amore, sciocchi! E’ riconoscibilissimo! Non l’avevate mai sperimentato prima d’ora eppure, adesso che è in piena manifestazione, risulta così… conosciuto. Aaah, adesso capite! Ecco cosa intendeva dire il vostro amico terrestre! L’avevate inteso in maniera diversa. Vi eravate fatti un bel disegno mentale, immaginario, ma soltanto ora comprendete il vero significato di quelle parole. E poi, se ci fate caso, quel disegno, oltre ad essere clamorosamente freddo e irrisoriamente profondo, non era nemmeno troppo accurato. L’immagine che vi siete costruiti non combacia granchè con l’esperienza effettiva.

Ora sapete. Ora conoscete davvero cos’è l’amore. Ora lo comprendete. L’intermediario non ve l’ha fatto conoscere: ve ne ha solo fornito una sua personale interpretazione. E già è stato bravo: ha avuto l’onestà di non volervi fregare spacciandovi per amore quella… cosa conosciuta come “paura”. Non vi ha ingannati definendovi l’”egoismo”. Ma tanto, anche se l’avesse fatto, a quest’ora la sua menzogna sarebbe già stata completamente distrutta. D’altronde oh: la comprensione non viene da fuori.

Se, invece di essere un alieno, foste un uomo nato in un luogo nel quale le leggi, i dogmi e le regole religiose della civiltà non siano giunte, come fareste a conoscere? Non ci sono intermediari dotati delle nozioni necessarie. Siete fregati, in pratica. Avete avuto la sfiga di nascere in un posto nel quale è impossibile arrivare a capire cosa siete, perchè siete e cos’è tutta la roba che avete intorno. Mi dispiace: sarà per la prossima vita. Magari vi andrà meglio e capiterete in un luogo che vi fornirà i mezzi indispensabili per riuscirci, fortunelli che non siete altro! Sarete migliori di quei poveracci nati in culo ai lupi e voi, a differenza loro, ce la farete. Voi comprenderete, loro no.

Capite l’assurdità dello “schema degli intermediari”? In sostanza presuppone che non tutti nascono uguali: ad alcuni va bene, ad altri no. Come il superenalotto. Nasci in un posto e hai determinate persone che ti danno gli strumenti necessari alla comprensione: nasci in un altro e sono cazzi tuoi, sfigato! Il Dio che vuoi conoscere te l’ha messo in quel posto senza la cortesia della vaselina.

Non ha senso (e alla questione del senso dedicherò il prossimo post). Non è così. Gli intermediari… Forse non dovremmo più riconoscerli, definirli e chiamarli come tali. Non dovremmo più porli tra noi e la comprensione. Sono persone come noi, con le quali entriamo in contatto, non diversi (e men che meno migliori) dai nostri genitori, dai nostri amici, dallo sconosciuto incontrato per strada. Tramite l’interazione con loro possiamo capire qualcosa di noi, esattamente come interagendo con chiunque altro. Ma loro non hanno La Conoscenza e, anche se l’avessero, non potrebbero darcela in alcun modo. Si può tranquillamente affermare che gli intermediari non sono necessari. Neanche esistono, in realtà. Intermediari de che, se la comprensione è interiore? E di qualcosa che viene da dentro, per giunta.

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