21 luglio 2014

Va bene dai: torniamo indietro

Oggi vi lancio una provocazione. Magari è solo un discorso folle o magari no, chi se ne frega. Lo scopo è scatenare un po’ di caos, smuovere qualcosa dentro e vedere ciò che ne esce, ma sapete una cosa? Questa è la vera informazione. Il contenuto specifico può essere vero oppure no. Non si sta parlando della cronaca di tutti i giorni, di cosa ha detto Tizio alla riunione della Federazione Internazionale Ladri in Colletto Bianco, o di quell’altro che ha fatto fuori il vicino d’appartamento perchè ascoltava i One Direction con gli auricolari a volume troppo alto (e fa bene ad ammazzarlo, tra l’altro, non per il volume ma per dei gusti musicali a dir poco rivoltanti). Non si parla dell’informazione da telegiornale o da quotidiano: lì sì che è fondamentale l’accuratezza sulla veridicità effettiva del contenuto, anche se poi abbiamo le prove praticamente tutti i giorni della marea di vaccate propinateci dai cosiddetti “media mainstream”. Ma questo è un altro discorso…

La vera informazione, fuori dalla cronaca quotidiana, non è quella preconfezionata dall’esterno, elaborata da altri, da prendere per intero e ficcarsela direttamente in testa. E’ invece quella ai limiti della logica comune, probabilmente assurda, ma che prende la vostra mente e la scuote violentemente; che richiede uno sforzo attivo da parte vostra per creare una nuova sintesi. E’ quella che vi fa lavorare, cazzo! Fa partire quel processo apparentemente caotico chiamato “ragionamento”, quello che crea nuovi collegamenti cerebrali e vi fornisce un qualcosa che prima mancava. Se poi quell’informazione è vera o falsa… ma importa davvero? E’ meglio prendere asetticamente una verità altrui, frutto di un processo mentale a voi esterno e forse corretto o forse no, oppure assimilare informazioni ad ampio spettro, attivarsi mentalmente e giungere da par vostro a una conclusione (temporanea)?

Comunque sia, basta chiacchiere e andiamo al sodo. L’ipotesi di oggi è vera informazione, cioè: il contenuto potrebbe essere vero o falso, ma ad ogni modo ha lo scopo di farvi lavorare, di stimolarvi le sinapsi. Chiamiamola “informazione consapevole”, toh. Pronti? Via!

Un po’ di tempo fa avevo scritto di come ogni essere umano nella storia, dal primo fino al neonato in questo preciso secondo, abbia già tutti gli strumenti necessari per giungere alla conoscenza della realtà delle cose. Non importa dove si nasca o in che epoca: la vita è la vita. Dunque, per il solo fatto di essere vivo, ognuno di noi ha già tutto l’occorrente per comprendere sè stesso. Non è assolutamente necessario entrare in contatto con determinati e precisi concetti o dogmi. D’altronde, è nata prima la vita o la Chiesa? O la scienza?

Una persona nata 100mila anni fa aveva le stesse identiche possibilità di comprensione di vostra nonna e di voi stessi oggi. Non ci sono nati di serie A e di serie B: “tutti gli esseri umani sono creati uguali”.

Premessa: conoscere sè stessi è l’equivalente di “conoscere la realtà”. Non si può conoscere uno e rimanere ignoranti dell’altra, essendo la stessa identica cosa. Sì lo so: avete già sentito ‘sta storia migliaia di volte. E avete ragione, ma purtroppo la new age ha stuprato il concetto di “unità” così come la Chiesa ha violentato quello di Dio, ma non significa che “unità” e “Dio” siano concetti da ignoranti: basta purificarli dalle distorsioni. Se mi seguite da qualche tempo sapete che i miei discorsi non appartengono nè alla logica cattolica nè a quella new age. Il motivo è semplice e parte da un banale presupposto: la gente è rincoglionita. Non tutta, per carità, ma sui grandi numeri non c’è scampo: le milioni di bugie applicate assiduamente e chirurgicamente dal “sistema” distorcono la percezione della stra-stra-stra-stra-stragrande maggioranza delle persone. Quindi, quando vedo una certa “massa critica” condensarsi all’unisono intorno a un determinato concetto, scatta la spia rossa del “c’è qualcosa che non quadra” e solitamente l’errore è più di interpretazione che d’altro.

Bene, torniamo a noi e alla provocazione. Dunque, avendo già noi di nostro gli strumenti per conoscerci ed essendo noi, in quanto vita stessa, l’oggetto da conoscere… perchè siamo tutti contenti quando viene fatta una scoperta? Tipo le leggi di Keplero… o la non-località. Scoperte (che poi non sono propriamente delle “scoperte”) di questo tipo, insomma, nel campo della chimica, della biologia, della fisica.

Ogni scoperta del genere dovrebbe essere occasione di riflessione profonda, altro che caviale e champagne. Bisognerebbe accoglierla con una sana e positiva tristezza. Scoperte simili sono un segnale chiarissimo di quanto siamo lontani dalla vera consapevolezza, dalla conoscenza consapevole, l’unica vera comprensione, quella che non ha bisogno di essere richiamata mentalmente e ripetuta mille volte perchè se no ce la si dimentica.

Più scoperte ci sono, più significa che ci stiamo allontanando dalla vita (in senso lato) e abbiamo bisogno di mettere tutto nero su bianco per accorgerci di un qualcosa che già dovremmo intimamente sentire e sapere. Fortuna che la natura non è scema e sa perfettamente come mantenere l’equilibrio e fornire a noi, distratti smemorati, le informazioni necessarie là dove noi guardiamo di più: fuori. Per cui, se una volta non c’era bisogno di scoprire la gravità perchè la conoscevamo perfettamente e ne avevamo la piena consapevolezza in qualunque momento e in qualunque situazione, a un certo punto siamo diventati così rincoglioniti da spingere la natura a costringere qualcuno, che è “capitato” essere Newton, a “scoprirla”, a formalizzarla matematicamente in modo che la mente potesse capire, che l’attenzione della mente potesse focalizzarsi su di essa. Dalla “conoscenza consapevole”, l’unica vera conoscenza esistente, siamo passati a quella “inconsapevole”, superficiale, solo mentale. Quella conoscenza non sentita, che se vi chiedessi “quali sono i princìpi dello termodinamica?” dovreste compiere uno sforzo mentale per andare ad aprire i cassetti polverosi della memoria riempiti quando eravate adolescenti.

Il telescopio, ad esempio. Grande scopertona di inizio ‘600, portata a perfezione da Galilei, la quale permette all’uomo di allungare lo sguardo verso le profondità cosmiche come mai prima nella storia. Figata! E se invece fosse il segno di una perdita di consapevolezza? Improvvisamente la natura, la realtà, ha reagito all’abbassamento della “conoscenza consapevole” (interiore, sentita, vera) permettendo la creazione di uno strumento materiale (esterno) con lo scopo di portare la nostra attenzione su una capacità, o conoscenza, che già prima avevamo ma della quale abbiamo perso consapevolezza. Civiltà intere conoscevano le stelle e i movimenti planetari senza l’ausilio di particolari attrezzature che non fossero gli occhi. L’elaborazione delle informazioni ricavate da essi risiedeva all’interno, al sentire interiore, non era mentale: la mente entrava in azione dopo, convertendo il sentimento nella lingua del luogo e rendendolo comprensibile. Un procedimento non dissimile da quanto facciamo noi quotidianamente quando descriviamo l’amore, o la paura, o la rabbia: prima c’è il sentimento (in questo caso è meglio usare il termine “emozione”), poi la mente lo razionalizza e sorge il pensiero-parola “amore”, “odio” eccetera.

Dando per buono quanto detto finora, un’ulteriore deduzione sarebbe questa: l’uomo sta regredendo, “delegando” all’esterno sempre più facoltà che invece gli sono proprie. Il cosiddetto “progresso” della società o della civiltà è in realtà una regressione dell’uomo, sempre più schiavo di impulsi, oggetti, persone e concetti/formule “strabilianti” inerenti la realtà chiamati “scoperte”. Il nostro mondo sta diventando sempre più mentale, ovvero sempre più limitato a livello di attenzione, più circoscritto come consapevolezza. Più ignorante, insomma. Aumenta la “conoscenza inconsapevole” e crolla quella “consapevole”.

Lo avevo già scritto una volta: la manifestazione fisica cambia, ma l’intelligenza che la muove è sempre la medesima. Sono cicli più piccoli dentro cicli più grandi dentro cicli ancora più grandi e via così. Ora stiamo vivendo una nuova manifestazione fisica del ciclo “società umana” e ci troviamo nella fase “discendente” della ruota, quella della negazione dell’esistenza stessa, dell’allontanamento della consapevolezza dalla realtà delle cose. E’ l’onnipotenza ai massimi livelli: la realtà che rinnega sè stessa. Questo sistema sociale globale è funzionale allo svolgimento del ciclo, Illuminati inclusi.

Il paradosso poi è evidente: per quanto ne sappiamo, mai come oggi l’umanità è stata così connessa e una tale mole di informazione disponibile non s’è mai vista nell’intera storia. Eppure ci stiamo sempre più allontanando dalla vera conoscenza. E non mi tirate in ballo quella vaccata che ho già letto mille volte, ovvero “sempre più persone nel mondo si stanno rendendo conto delle bugie che vengono loro raccontate e il cambiamento sta arrivando, e i potenti hanno i giorni contati, e la consapevolezza di qua e la consapevolezza di là”. Balle. Sarà anche vero che molti, sfruttando intelligentemente Internet, indagano e provano a capirci di più, ma occhio: il sistema ha una ragnatela per tutto, fornisce una risposta preconfezionata a qualsiasi domanda ed è estremamente facile, ma davvero molto molto facile, rimanerne impigliati. Per questo è fondamentale sviluppare un sincero sentire interiore: questa consapevolezza è l’unica verità a non cambiare mai per delle paturnie del guru di turno. Ma la ragnatela di risposte è così per disegno, non è colpa degli stracciaballe degli Illuminati o di mio nonno in carriola. Ma cosa credete, che siano loro a manovrare tutto? A creare la realtà? (ecco un esempio di risposta preconfezionata, se vi steste domandando a cosa mi riferissi)

No no, toglietevelo dalla testa: loro sono strumenti, materializzazioni fisiche funzionali all’esperienza esattamente come lo è ognuno di noi.

Tutto è perfettamente dove e come deve essere. Il calo di consapevolezza continuerà, non fatevi illusioni: raggiungerà il suo picco “negativo”, quello nel quale tutte quelle idee strane normalmente etichettate come “sataniste” (non sono altro che intelligenza animale di base non guidata da un briciolo di consapevolezza più elevata) saranno dilaganti e poi ricomincerà pian piano a salire. Oppure, arrivato al minimo possibile, ci sarà un mega reset generale e la consapevolezza ripartirà direttamente “dall’alto”. Cioè, non vorrei dire, ma guardatevi voi per un attimo: quanta consapevolezza avete di voi stessi? Quanto siete presenti? Quanto ci siete da 1 a 10? Poco, molto ma molto poco, giusto per dare un contegno all’altrimenti straripante intelligenza animale di base propria del binomio mente+corpo.

Arriveremo al punto che uno scienziatone giapponese, tale Oratù Melosuki, farà la scoperta delle scoperte: l’acqua calda. E tutta l’umanità si unirà in giubilo e gloria, brindando al progresso della conoscenza derivante dalla formalizzazione matematica di un fenomeno “fino ad allora inspiegabile”. Premi Nobel multipli ed intere serie di documentari in onore dell’uomo venuto dall’oriente per far levare il sole della conoscenza sull’oscurità dell’ignoranza e “aprire un nuovo spiraglio verso la comprensione dell’universo”. Brinderete anche voi insieme agli altri, oppure vi farete una bella risata compassionevole di fronte a cotanta assurdità dettata dall’ignoranza?

Entrare in contatto con la “conoscenza inconsapevole” dovrebbe avere uno e un solo scopo: attirare l’attenzione per fare emergere la “conoscenza consapevole” intrinseca in ogni persona per il solo fatto di esistere e di essere esistenza pura. Vale per tutto il mondo e tutta la vita: servono per “uncinare” la vera essenza, la vera vita, e farla emergere dalle altissime profondità nelle quali si trova, sepolta sotto un mare di puttanate a cui diamo la nostra identificazione. La grande differenza tra “consapevole” e “inconsapevole” è che quest’ultima è mentale: quindi è superficiale, proveniente dall’esterno e manipolabile. Ma non preoccupatevi: è giusto sia così.

Stimola o no, l’ipotesi del “progresso come regresso”?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il motivo è semplice e parte da un banale presupposto: la gente è rincoglionita. Non tutta, per carità, ma sui grandi numeri non c’è scampo: le milioni di bugie applicate assiduamente e chirurgicamente dal “sistema” distorcono la percezione della stra-stra-stra-stra-stragrande maggioranza delle persone. ahahha condivido in pieno. Con tutto. E come gli altri, anche questo articolo fa riflettere parecchio. ''L’elaborazione delle informazioni ricavate da essi risiedeva all’interno, al sentire interiore, non era mentale: la mente entrava in azione dopo, convertendo il sentimento nella lingua del luogo e rendendolo comprensibile.'' il sentire interiore è la guida